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Nova non si spaventava tanto facilmente. Neppure quella maschera orripilante bastò a farla urlare. Ma poi si volse per andare a prendere l'arma e si trovò faccia a faccia con la seconda cosa, penzolante dal muro accanto alla finestra, a cinquanta centimetri da lei. Nella zona sovraoculare il cranio era ridotto a qualche frastagliato frammento osseo e una ribollente massa di vermi. Si protese ad afferrarla, e lei gridò.

L'aveva presa per un polso. Nova si tirò indietro, senza smettere di urlare, mentre i minuscoli serpenti le affondavano i denti nella carne. Poi con uno strattone riuscì a liberarsi.

Non ebbe coscienza d'aver traversato la camera. Il tempo pareva trascorrere lentissimo, oppure procedere a balzi inframmezzandosi di brevi lacune. Si ritrovò con la pistola in pugno. La mano le tremava, armeggiando con la sicura. Riuscì finalmente a ruotarla. La seconda cosa stava traversando la stanza puntando diritta verso di lei, e Nova tirò il grilletto ma non udì nulla, perché il sangue le aveva fatto scivolare l'arma di mano, e intanto la cosa continuava ad avvicinarsi. Rotolandosi sul letto andò a rincantucciarsi nello spazio fra quello e il muro, e in quel momento udì che la porta della stanza veniva fatta a pezzi. La pistola doveva essere lì sotto da qualche parte. Dominò l'insopportabile impulso di alzare la testa per dare un'occhiata e continuò a cercare, sentì qualcosa che colpiva qualcos'altro con rumore molliccio, poi un urto violentissimo sul pavimento che parve ripercuotersi nell'intero edificio. Trovò la pistola, la impugnò saldamente con la mano incolume, protese di slancio le braccia sopra il letto puntando l'arma davanti a sé.

Conal evitò la morte per un decimo di secondo. L'impulso nervoso era già diretto al dito che Nova premeva contro il grilletto, quand'ella si rese conto che abbrancato all'immonda creatura c'era lui, e riuscì con uno scatto a deviare le mani verso l'alto appena in tempo per mandare il primo proiettile gettopropulso a conficcarsi nella parete, a trenta centimetri dal soffitto.

Non c'era modo di tirare un colpo sicuro alla cosa contro cui stava combattendo Conal, ma il secondo mostro appariva adesso inquadrato nel vano della finestra, pronto a entrare, e Nova non esitò a sparargli due pallottole esplosive, una in testa e l'altra nel petto, prendendosi quindi un attimo di pausa per constatare che effetto gli avevano fatto.

La testa era esplosa, polverizzata, disintegrata. Il torace avrebbe voluto anche lui volare in briciole, ma gli argentei serpenti che s'intrecciavano fittamente al corpo della cosa erano riusciti in qualche modo a tenerlo insieme.

E continuava ad avanzare.

Sei vai avanti così un altro poco, pensò lei, finisce che mi spavento sul serio.

Quella finita sul pavimento si era liberata di Conal, e Nova ne approfittò per cacciarle in corpo tre pallottole, anche stavolta con scarsi risultati. La creatura venne proiettata contro la parete dalla violenza delle esplosioni, e il braccio sinistro le si staccò dalla spalla. Ma si rimise in piedi, e protendendo la mano superstite avanzò verso Conal.

Il braccio caduto fece altrettanto, tirandosi rapido in avanti a forza di dita.

Nova inghiottì il gusto acido del vomito, e sparò gli ultimi tre proiettili alla cosa che ancora si stagliava contro la finestra. Quella senza testa. L'essere rinculò barcollando, urtò il davanzale, cadde all'indietro capitombolando fuori. Nova udì un rumore raspante allontanarsi giù per la parete, e infine lo scroscio che fece il corpo colpendo l'acqua.

A questo punto il secondo zombi si volse a fronteggiarla.

Conal pareva stordito. Si stava rialzando in piedi, ma continuava a scrollare la testa. E il mostro arrancò verso di lei s'una gamba frantumata, seminando frammenti ossei e brani di putredine gelatinosa, mentre dal suo interno sciamavano precipitosamente insetti simili a scarafaggi e altri animaletti zannuti dall'aria voracissima.

Nova gli scagliò addosso la pistola scarica, rammaricandosi che non si trattasse della massiccia Colt di sua madre, bensì di quel nuovo modello moderno e assai più leggero. L'arma praticò uno strincio sulla guancia del mostro, e ne sgorgò copiosa una colata di vermi.

Nova sollevò il letto e glielo ribaltò contro, ma lo zombi lo scaraventò da una parte.

In preda al panico, la ragazza prese a indietreggiare, incapace ormai di dominare in sé l'istinto della fuga.

Gli tirò un lume a olio, un vaso, il comodino, ma il mostro continuò ad avanzare. Conal gli si stava avvicinando alle spalle, ma troppo lentamente, e lo zombi ormai incombeva inesorabilmente su di lei, e Nova era rannicchiata in un angolo, e tra un attimo l'avrebbe agguantata. La mano di lei brancolò in cerca di un'arma qualsiasi. Nulla. Poi trovò un oggetto, e scagliò anche quello.

L'essere mostruoso prese ad accasciarsi nel momento stesso in cui Chris varcava la soglia.

Nova vide Chris mollargli un calcio potente mentre quello rovinava a terra, lo vide scagliargli contro… e poi fermarsi. Chris aggrottò la fronte, e lei si chiese quale fosse la causa della sua perplessità, poi si rese conto che egli non riusciva a comprendere per qual motivo l'infernale creatura non gli si fosse rivoltata contro. Chris le affibbiò un altro calcio vigoroso. Ma lo zombi stava letteralmente incominciando a cadere a pezzi. Gli argentei rettili che sino allora l'avevano tenuto insieme, e dai quali pareva essere stato animato, giacevano flosci e senza vita.

Chris le s'inginocchiò davanti. Lei non riusciva a vederlo bene. Lui le diede un'occhiata al braccio, soddisfatto di riscontrare che le sue ferite non erano tali da metterla in pericolo di vita, quindi pose due grandi mani sulle sue spalle, e la fissò in volto.

— Cominci a sentirti un po' meglio?

Riuscì ad annuire, e Chris subito dopo si staccò da lei. Lo udì domandare qualcosa a Conal, qualcosa che riguardava Adam. poi lo sentì andar via.

Pareva che nella stanza non vi foss'altro che la morta creatura. Nova non riusciva a distoglierne lo sguardo. Giaceva a un solo metro da lei. Senza intervento della volontà cosciente, i suoi piedi incominciarono a sospingerla lontano dalla cosa. La sua schiena scivolò lungo la parete, e i piedi continuarono a spingere finché lei non andò a sbattere contro qualcosa di morbido. Non andava per niente bene, una cosa morbida non era affatto quello che lei aveva in mente, rigide pareti e pavimenti duri erano molto meglio… Cacciò un urlo stridulo. Un esitante, timoroso, debole squittìo del quale si pentì immediatamente, ma ormai le era sfuggito. Sapeva già di avere urtato Conal. Il ruvido tessuto della sua giacca le strusciò sulla spalla, e questo andava bene. Qualunque cosa che emanasse calore andava bene. La creatura mostruosa, quando l'aveva afferrata, le aveva trasmesso un'orribile sensazione di gelo, e anche adesso lei continuava a sentire terribilmente freddo.

Rimase lì seduta, rabbrividendo, mentre Conal le metteva la sua giacca sulle spalle. Sentì gridare dalle altre stanze, le giunsero rumori di lotta, e pensò che sarebbe dovuta andare ad aiutarli. Però se ne restò a sedere in silenzio, intanto che Conal si strappava la camicia e la usava per bendarle la mano e l'avambraccio coperti di sangue. Udì nel frattempo uno scalpitìo di zoccoli titanidi, e quelle che avrebbero potuto essere grida di guerra.

Poi Conal si alzò, e lei si ritrovò con la mano incolume aggrappata al suo braccio. Conal si fermò, attese che anche lei si fosse rimessa in piedi, e la condusse fuori della stanza. Per tutto il tempo, Nova non cessò mai di fissare la cosa immobile sul pavimento.