Indossava una cintura confezionata con teschi umani.
Il volto di Kali era morto, I suoi occhi potevano muoversi, ma ella non era capace di ammiccare, né di sorridere, né di aggrottar le sopracciglia, e neanche di chiudere la bocca. La sua mascella ricadeva inerte, e la lingua le ciondolava fuori della bocca. Il gloglottìo udito da Luther era la risata di Kali.
Kali era l'incarnazione dell'atrocità.
Chiocciolò a Luther, e le dita di due delle sue mani tracciarono in aria complicati ghirigori.
— Ellaèè dove cavolo sei stato, Luther — esordì lo schiavetto con voce piatta.
Il ragazzo, erede di un immenso patrimonio, era nato circa un anno prima dello scoppio della Guerra. Quando lui e la sua famiglia erano riemersi dal loro rifugio tra le montagne del Messico, una delle missioni benedette di Gea lo aveva preso a bordo. Sua madre era sorda, e ciò l'aveva costretto ad acquisire un talento che ora tornava utile a Kali.
Egli era stato, in passato, un intelligente, sano, vivace ragazzino di sei anni. Adesso il suo corpo era più o meno quello che avrebbe potuto disegnare con intenzionale esagerazione un vignettista politico, apponendoci come didascalia "La Fame nel Mondo". I suoi occhi non abbandonavano un solo istante le mani di Kali. Ed egli era almeno ottant'anni più vecchio di quanto non fosse stato due anni prima.
— Gea aveva dato a noi il diritto di frendere il vanvìno! — tonò Luther.
Kali chiocciolò ancor più forte, e le sue dita svolazzarono.
— Ellaèè Gea no te dato nessuno diritto de prendelo menoché non arrivavi primo — cicalò il ragazzo. — Ellaèè tu era in troppo fottuto ritardo. Ellaèè te è un prodesan… — Kali schiaffeggiò violentemente la faccia piena di lividi del ragazzo.
— …ellaèè te è un prade…
Altro schiaffo.
— …protesan…
Ancora un altro.
— …pro…tes…ta…nte… ellaèè te è un protestante rottinculo to… to… topodefogna testademerda pederasta cristiano. Ellaèè tu è troppo sozzo per vive. Ellaèè perché 'n te ne va ciucciare 'l pisello ar Papa.
— Frostituta di Vavilonia! Ueretrìsce di Gouorra!
— Ellaèè ben detto. Ellaèè lei te se fa a te e tutta tu' cricca de buchideculo. Ellaèè menoché t'hai faciuto voto de cista…
Kali lo colpì di nuovo.
— …cesti… cantti… catti… casti-sti-sti-sti-sti… casto… casti…tà.
Il ragazzo trasse un sospirone di gioia e di sollievo, quando gli riuscì di pronunziarla bene e Kali smise di percuoterlo.
— Castità, castità, castità — mormorò. La prossima volta non avrebbe sbagliato, questo è certo.
— Fafismo! — sibilò Luther, e intendeva papismo. Arthur Lundquist, il cui fievole spirito ancora debolmente ispirava le azioni della cosa ch'egli era divenuto, non avrebbe saputo distinguere il papismo dalle indulgenze plenarie, essendo un luterano tririformato e spiritualmente simpatizzante di gran parte delle sette cattoliche. Ma Gea si divertiva a far sì che tutti i suoi Preti fossero fondamentalisti, e lei aveva ottima memoria, e di conseguenza Luther era ancora più inferocito.
— Fafismo! — ripeté, e i suoi Apostoli si agitarono e stronfiarono minacciosamente in sintonia con lui. — Fafismo! Con che diritto hai freso il vanvìno?
— Ellaèè Gea disse a lei de fallo. Ellaèè ella facilito un casino de parecchio meglio lavoro che te e tuoi fottuti finocchi.
— Ua gli angeli… Io… — Luther s'interruppe, infuriato ma incapace di proseguire senza correre il rischio d'incappare in qualche solennissimo moccolo.
Perché a quella lì Gea aveva dato gli angeli? Luther non aveva angeli Lui non aveva mai avuto neppure un angelo, e nessuno gli aveva neanche mai accennato che potesse averne.
— Non funscionerà — ripiegò. — Il tuo angelo non sci arriva a Fandeuonio.
Il ragazzo osservò attento le fulminee traiettorie intessute dalle mani di Kali.
— Ellaèè girerà perfetto. Ellaèè ell'ha cuccato un bùggero de merdosi angeli. Ellaèè ell'ha beccato bastanza de ricambio per carrozzare il piccolo strunzetto fino Pandemonio. Ellaèè tepia cerebbe prenne 'n bel morzo sugoso de drento la su' bella umidosa…
Luther strillò, e colpì lo schiavetto. Il ragazzo incassò senza batter ciglio, così come nel corso degli ultimi due anni aveva incassato qualunque altra percossa, senza mai distogliere lo sguardo dalle mani di Kali, senza mai negarsi al suo ripugnante turpiloquio.
Aveva imparato a proprie spese che non si dava fonte di tormenti e umiliazioni che potesse mai competere con ciò che gl'infliggeva Kali.
Ma si sbagliava. Luther mulinò la sua croce, e il ragazzo morì all'istante. Poi si rivolse contro Kali, e gli Apostoli ne seguirono l'esempio, aggredendola in massa. Lei non oppose resistenza. Giacque supina chiocciolando soddisfatta, e la sua risata accrebbe ancor più la collera di Luther…
Finché non si accorse che tutti i suoi Apostoli erano morti.
DODICI
Si riunirono nella stanza dalla quale Adam era stato portato via.
Conal li guardò entrare, uno dopo l'altro. La testa gli faceva ancora spaventosamente male, ma era poca cosa rispetto alla sensazione di paura che aleggiava su di lui.
I tre titanidi erano bagnati fradici, ma non se ne curavano. Cirocco pure era zuppa, e sembrava che neppure se ne accorgesse. Chris invece si era procurato un asciugamano e se lo stava strofinando addosso.
Aveva un'aria esausta e distaccata. Conal non immaginava il tormento che straziava l'animo di Chris, ma poteva coglierne in lui qualche sintomo esteriore.
Anche Robin era da strizzare, e tremava come una foglia. Quand'ebbe finito, Chris le porse l'asciugamano.
Nova…
Aveva ancora indosso la giacca di Conal. Se la teneva ferma sulle spalle con una mano, ed era percorsa da brividi violenti quasi come quelli che scuotevano sua madre. E sebbene indossasse la giacca e la mantenesse ferma al suo posto, in realtà non faceva alcun tentativo di coprire il proprio corpo. A ogni modo le arrivava solo fino in vita, quindi non sarebbe servita a molto. Lei sporgeva il braccio ferito affinché Rocky ci potesse lavorare, e non le importava nulla che in quel modo le rimanesse scoperto un seno.
Nova pareva priva di pudore fisico. Conal c'era già abituato con Cirocco, e notava spesso tale atteggiamento in individui residenti da lungo tempo a Bellinzona. Ma era inconsueto in gente arrivata da poco.
Se la ricordava rincantucciata contro di lui, lassù, nella sua camera da letto. Erano istanti che non avrebbe dimenticato tanto facilmente. E, per il momento, pareva incapace di levarle gli occhi di dosso.
— Ti farò molto male — avvertì Rocky.
— I dottori non dicono cose del genere — obiettò Nova. — Anzi, promettono sempre di non farti sentire quasi nulla.
— Ma io non sono un dottore. Sono un guaritore, e ti avverto che sentirai parecchio male.
Rocky versò la soluzione antisettica sulle ferite di Nova e si diede a ripulirle. Il volto della ragazza si raggelò, poi prese un'espressione tremenda, ma Nova non fiatò.
Conal pensò che quella lì doveva proprio essere matta. Era capitato a lui pure di trovarsi nella necessità di farsi medicare ferite di zombi. Bisognava che Rocky si spingesse a esplorare la lesione in profondità, per esser certo di estrarre sin la più piccola particella infetta. Beccarsi anche solo una zaffata di zombi significava doversene stare a letto per una settimana. Ma con lacerazioni come quelle di Nova…
Fu costretto a guardare altrove. Non aveva mai avuto uno stomaco forte.
Immobile come una roccia, Cirocco aveva atteso che la compagnia fosse riunita al completo. Ora che tutti erano presenti, non perse tempo.