Da come Nova aggrottava le sopracciglia, Conal dedusse che non aveva idea di cosa stesse dicendo il Capitano. Lui riuscì a formulare un'ipotesi piuttosto interessante, ma tenne la bocca chiusa.
— Avviso meteo — disse il computer. — State entrando in una zona ad alta turbolenza in cui… — Conal premette un tasto, e il computer tacque.
— Cosa voleva dire? — chiese Nova. Conal le diede un'occhiata. Sembrava che la ragazza incominciasse a star meglio. Non poteva essere altrimenti, pensò, visto che pareva disposta a fare conversazione. Conal provò una sensazione di sollievo. Non gli sorrideva molto l'idea di affrontare un lungo viaggio, in quello spazio ristretto, insieme a una persona che lo odiava.
— L'elaboratore ha in memoria un modello di Gea — spiegò, visualizzando sul monitor uno spaccato laterale del mondo a forma di ruota. — Tutte le Libellule condividono il modello, e basandosi sulle passate esperienze tengono una mappa aggiornata delle zone ad alta probabilità di perturbazioni. Comunque è più un fastidio che altro.
— Avrei pensato che fosse utile.
— Non troppo. Guarda. — Ingrandì l'area del bordo della ruota che conteneva Dione, evidenziando parte del raggio che v'incombeva sopra. Due puntolini blu, contrassegnati 2 e 4, lampeggiavano vicino al bordo inferiore dell'immagine. — Questi siamo noi — le disse, indicando il 2. — Ci stiamo muovendo in direzione di Giapeto, e quindi approssimando alla zona crepuscolare, dove ci sono correnti di aria più calda provenienti da terra. Su Gea, quando l'aria si innalza, va a scontrarsi con masse di altra aria che si muovono più lentamente perché sono più vicine al mozzo, formando con esse una superficie di discontinuità che s'incurva generando una specie di ondulazione simile a un'onda ciclonica. S'incontrano parecchie rapide correnti d'aria discendenti, nella zona di transizione.
La osservò, per vedere se aveva capito. A lui, con le sue nozioni sulla meteorologia terrestre, c'era voluto un poco per afferrare esattamente la questione. Sulla Terra, un fenomeno analogo è l'innesco di vortici provocato da correnti dirette da nord a sud, dovute al fatto che, per via del moto di rotazione terrestre, l'aria presente all'equatore si muove più in fretta di quella situata a nord e a sud di essa. Quando le conseguenze sono particolarmente violente, si parla di uragani.
— Certo — disse lei. — È l'effetto di Coriolis. Su alla Congrega dobbiamo tenerne ben conto, quando voliamo con gli alianti.
— Qui comunque la situazione non è così complicata. Gea è molto più grande della Congrega. E volando con l'aereo non devo preoccuparmene affatto. Però il computer ci fa caso ugualmente, e lo comunica. — Indicò di nuovo lo schermo. — Devi pensare che la situazione meteo è piuttosto regolare, su Gea. Il tempo cattivo proviene dai raggi. Gea risucchia un mucchio d'aria su per un raggio, attraverso il mozzo la trasferisce in un altro raggio, e alla fine la fa ricadere sopra una regione notturna. Tutto secondo un programma preciso. Ecco quindi cosa voleva dirmi il computer: mi sto avvicinando al confine fra il giorno e la notte, il che significa che sto uscendo da sotto un raggio, il che significa che posso aspettarmi qualche sbalzo di pressione. E ovviamente — concluse, indicandole l'immensa bocca del raggio di Dione che giganteggiava su di loro — posso vederlo benissimo anche da me.
Nova non fece commenti, ma si guardò attorno osservando il raggio, la volta ricurva che dinanzi a loro s'inarcava sopra Giapeto, e confrontandoli con l'immagine sullo schermo. Conal sapeva che abituarsi alla complessa geometria di Gea richiedeva un po' di tempo. Esaminare il territorio s'una mappa, o starsene sull'orlo a guardare l'abisso sentendosi una formica, non era esattamente la stessa cosa.
— Capisco quel che intendevi riguardo a come trovare l'angelo — disse infine. — Cosa gl'impedisce di volare tanto in alto che non s'arrivi mai a trovarlo? Tra l'altro dovrebbe anche fare meno strada.
— Su Gea, tutte le distanze per via d'aria sono più brevi delle distanze via terra. Se tu volessi andare da Dione a Rea, che sono diametralmente opposti, il tragitto più breve sarebbe quello da raggio a raggio attraverso il mozzo. Inoltre, man mano che ci si avvicina al mozzo si diventa sempre più leggeri, e una volta che lo si è raggiunto, il resto del viaggio è tutto in discesa.
— Perché Cirocco pensa che l'angelo non passerà per i raggi?
— Per un paio di motivi. Dentro i vari raggi vivono differenti stormi di angeli. Non si possono soffrire, e ogni stormo è geloso del proprio territorio. A qualunque stormo appartenga il rapitore, se utilizzasse due raggi dovrebbe attraversare un territorio ostile. Correrebbe il rischio di farsi uccidere, e avrebbe parecchie difficoltà a procurarsi il cibo. Invece lungo il bordo troverebbe vegetali commestibili quasi dappertutto, e chi deve dargli il cambio potrebbe nascondersi più facilmente, non dovendo fare i conti con i diritti d'insediamento di altri stormi.
— Ma come fate a essere sicuri che stia andando in Iperione?
Conal si strinse nelle spalle. — Questo dovresti domandarlo al Capitano. Lei ha un modo tutto particolare di venire a sapere le cose, e non è che si confidi sempre con me. D'altra parte, quell'angelo che ha preso Adam è stato un accidente di sorpresa, per lei, di questo puoi stare certa!
Si trovavano all'estremità occidentale di Giapeto allorché Cirocco diede ordine di ridurre la velocità. L'aereo di Conal era lontano verso nord, invisibile all'occhio ma ben presente sotto forma di un forte segnale di ritorno sulla mappa sciorinata dal computer.
Quando il monitor passò alla visualizzazione tridimensionale, Robin trovò difficile non farsi vincere dallo scoraggiamento.
In quel modo il bordo di Gea appariva come un tubo dalla leggera curvatura, mentre il volume di spazio delimitante le possibili ubicazioni dell'angelo formava una semisfera con al centro Tuxedo Junction. La sagoma di perlustrazione degli aerei risultava un cilindroide schiacciato di cento chilometri di ampiezza per cinquanta di altezza. Paragonato alla cubatura in cui l'angelo avrebbe potuto trovarsi, appariva decisamente insufficiente. Rimaneva esclusa una gran quantità di spazio sia al di sopra che dietro di loro.
— Non è poi così brutto come sembra — disse Cirocco. — Per il momento ce ne restiamo un poco in giro qui attorno, sperando che si faccia vivo. Ma se non lo intercettiamo entro un'ora, aumenterò la velocità e incominceremo a incrociare con metodo, in modo da coprire praticamente tutto lo spazio di ricerca.
— E se fosse tornato indietro verso Meti?
— È improbabile. Comunque, se non avremo risultati entro quattro o cinque ore, manderò Conal in quella direzione.
— E il raggio? — chiese Chris.
— Sarebbe un tale incubo logistico che l'ho escluso a priori.
Robin guardò in basso, lontano, verso le ampie distese di foreste che stavano sorvolando.
— Ma… non potrebbe semplicemente nascondersi laggiù, in mezzo alla boscaglia?
— Robin, se è così siamo fregati.
Magari fosse stata zitta.
— …Però non lo farà — proseguì Cirocco.
Robin pensò di chiederle come faceva a esserne tanto sicura, ma si accorse di non averne il coraggio. Lei voleva che la Maga fosse sicura. Era consolante avere accanto qualcuno che sembrava sapere quel che stava facendo…
— Chris, allungami lo zaino. Ora viene la parte peggiore.
Lo zaino in parola recava l'inconfondibile impronta dell'artigianato titanide, e aveva l'aria d'essere un vecchio amico. Robin stette a guardare mentre Cirocco se l'appoggiava fra i piedi sul pavimento trasparente, lo apriva, e ne estraeva un barattolino di vetro provvisto di coperchio metallico. Raggomitolato sul fondo c'era qualcosa di viscido e bianchiccio. Che sollevò la testa e ammiccò.
— In nome dei nove miliardi di perversioni della cristianità… cosa mai è quello? — chiese Robin.