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Ostentatamente, Conal abbassò la tendina e s'infilò svelto la sua tuta, reindossando i vestiti sopra a essa.

— Da' un'occhiata al radar, mentre metto un po' a posto qua dietro — le disse riaprendo la tendina. Lei annuì, e Conal si girò a sistemare la rete di protezione sopra il carico che si ammucchiava sul retro dei sedili. Quando tornò a rivolgersi avanti, il cielo era sempre assolutamente deserto. Continuarono a volare, in silenzio.

Durante l'ora successiva, il radar di Cirocco captò due segnali. La prima volta ci fu una grande eccitazione, sebbene lei avesse avvertito di non farsi illusioni. E infatti dovettero subito constatare che si trattava di un aerostato solitario. Cirocco virò di bordo. Gli aerostati odiavano tutto quel che aveva a che fare col fuoco, e dopo l'apparizione degli aviogetti, per diversi anni avevano tenuto un atteggiamento assai freddo nei confronti di Cirocco.

Ingiustamente, però, in quanto lei s'era procurata quegli aerei proprio allo scopo di distruggere le bombe volanti che avevano reso insicuri i cieli di Gea per quelle creature più leggere dell'aria. Ma vai a discutere con un aerostato…

Il secondo segnale risultò prodotto da un angelo isolato. Per un istante il morale risalì, ma poi si vide chiaramente che le sue ali non erano del colore giusto. Cirocco spense il motore e gli planò accanto per qualche minuto. Era del Sovrastormo di Dione. Parve sinceramente sbalordito nel sentire di un angelo al servizio di Pandemonio, e giurò che il suo stormo, reparto e ala rimanevano fedeli alla Maga.

Allora Cirocco legò un fiammifero addosso a Spione, il che diede un impulso straordinario alla sua volontà di collaborazione. Dopo un'altra goccia di alcool etilico riuscì di nuovo a parlare, e disse che l'angelo si trovava ora sotto di loro, leggermente arretrato. Cirocco comunicò per radio a Conal la nuova rotta.

— Posso farti una domanda? — chiese Nova.

— Dimmi pure.

Aveva impiegato un bel po' a raccogliere le idee, e adesso che c'era riuscita si rendeva conto che andare avanti era una questione per niente facile.

Era giunta alla conclusione che in qualche modo le toccava per forza dare un senso a quel mondo di pazzi, perché tanto sarebbe rimasta confinata lì per il resto della vita, insieme a titanidi e maschi umani. Sentiva ancora sulla guancia l'impatto della mano di Cirocco. Amava Cirocco, e Cirocco l'aveva picchiata, e bene o male quei due fatti andavano conciliati, bisognava fare in modo che Cirocco non avesse più motivo di colpirla. Perché ciò fosse possibile, le era indispensabile comprendere alcune cose.

— Secondo te, cosa intendeva Cirocco Jones quando mi ha detto che devo unirmi alla razza umana? — Fatta la domanda, si rilassò un poco, anche se si rendeva conto che la risposta di Conal non sarebbe servita a granché. Era stata un'idea sciocca chiederlo prima a lui. Avrebbe dovuto aspettare di trovarsi sola con sua madre: lei, forse, poteva darle una spiegazione.

Ma Conal la lasciò di stucco.

— Me lo sono chiesto anch'io — rispose. — Secondo me non aveva il tempo di chiarire con precisione il suo pensiero, e allora ha semplicemente detto qualcosa che potesse attrarre la tua attenzione.

— Quindi nemmeno tu hai capito cosa voleva intendere?

— No, non ho detto questo. Io lo so benissimo a cosa si riferiva. — Aggrottò le sopracciglia, rivolgendole un sorrisetto di traverso. — Solo che non so mica se sono capace di spiegartelo.

— Perché non ci provi?

Rimase a fissarla, a lungo. Quello sguardo la mise a disagio.

— E perché dovrei? — replicò infine.

Lei sospirò, e si volse dall'altra parte. — Non lo so — disse.

Conal si strinse nelle spalle. — Me lo sono chiesto sul serio. Per quale motivo dovrei cercare di darti delle spiegazioni, quando ogni volta che ti rivolgo un sorriso amichevole tu mi guardi come se fossi una specie di pidocchio? Non credi che abbia anch'io dei sentimenti?

Quello era proprio il genere d'interrogativo su cui Nova non aveva alcuna voglia di riflettere. Ma il rifiuto di rifletterci le aveva anche procurato un sonoro ceffone.

— Tu però non ci pensavi mica ai miei sentimenti, poco fa.

— Riconosco d'essere incorso in un malaugurato errore — disse Conal. — Ma vuoi sapere cos'ho intenzione di fare adesso? — Le rivolse un nuovo sguardo intenso, accompagnandolo a un bel sorriso. — Di dirti che mi dispiace, di chiederti scusa, e di prometterti che d'ora in poi mi comporterò meglio. Che te ne pare come punto di partenza?

Nova cercò di reggere quello sguardo, ma alla fine dovette abbassare gli occhi.

— Mi fa sentire a disagio — ammise. — Ma non so perché.

— Io invece sì. Vuoi proprio che te lo dica?

— Sì.

— Per favore.

Nova aveva un'aria veramente furibonda. Ma trasse un profondo, paziente sospiro, incrociò le braccia, e lo fissò.

— Per favore.

— Gesù, certo che deve bruciarti.

— Per niente. È solo una parola.

— Macché, ti brucia eccome, e poi non è vero ch'è soltanto una parola. Ti fa torcere le budella per lo stesso motivo per cui ti han dato fastidio le mie scuse. Con questa son già due volte che t'è toccato considerarmi un essere umano.

Nova stette a pensarci diversi minuti, e Conal attese in silenzio.

— Secondo te, insomma, è questo che intendeva Cirocco? Che devo diventare eterosessuale e devo fare l'amore con gli uomini?

— Niente di così drastico, e nemmeno di così semplice… — Si passò una mano sul viso, scosse lentamente la testa. — Senti, non mi riesce di spiegartelo bene. Accidenti, come vorrei che fosse qui Cirocco! Perché non aspetti di parlarne con lei?

— No — insisté Nova mostrando un crescente interesse. — Vorrei sentirlo da te.

— Mi venga un colpo se capisco perché — borbottò Conal. Poi trasse un respiro profondo.

— Allora ascolta. Nella tua vita, è pieno di trincee. Di qua ci siamo noi, e di là ci sono loro. E noi sembrerebbe un gruppetto piuttosto striminzito, no? D'accordo, posso capire, la penso anch'io allo stesso modo. Non è che mi piacciano tutti gli esseri umani. E so che neppure Cirocco è la seguace più sfegatata che la razza umana abbia mai avuto. Comunque non è solo una questione di umanità, perché i titanidi, per esempio, non sono umani, però fanno parte di ciò a cui lei vuole che ti unisca anche tu. Finora mi segui?

— Non lo so. Va' avanti, comunque.

— Merda. Devi crescere! - sbottò. — Ecco cos'ha detto Cirocco. Devi smetterla di trinciare giudizi sulla gente giudicandola dall'aspetto. — Tacque, scuotendo la testa con aria sconsolata. — Nova, potrei andare avanti a blaterare mezzora, come nei programmi dell'accesso, spiegandoti tutti i motivi sublimi per cui devi per forza voler bene ai quebecchini e ai mormoni e ai marocchini e ai finocchi e ai mongoloidi e ai musineri e ai poveri animaletti pellicciosi e ai serpenti a sonagli. Quand'ero ragazzo, anch'io non potevo soffrire qualcuno di quelli. Adesso però riservo il mio odio agli schiavisti e ai commercianti di bambini… e roba del genere. Chiunque incontro aspetto di vedere che tipo è, perché viviamo in un mondo pericoloso e spietato, e abbiamo il diritto di guardare con sospetto le facce nuove. Ma se dimostrano di non essere delle canaglie, diamine, allora bisogna trattare loro come vorremmo essere trattati noi, la vecchia regola d'oro, no? Se uno dei mici amici ha un amico, vorrà dire che quello è anche amico mio, almeno fino a prova contraria. Non m'importa se è nero o marrone o giallo o bianco, se è maschio o femmina, se è giovane o vecchio, se ha due gambe o quattro o magari sedici. E anch'io non sono male, sai, come amico. Leale che piuttosto mi smezzo, e i miei piatti me li lavo da me.