Выбрать главу

— Anch'io sono leale! — esclamò Nova.

— Certo. Verso tutti quelli che stanno insieme a te dalla stessa parte della trincea. Che sono femmine e hanno solo due gambe. Valiha non può essere tua amica perché sembra un animale, e io non posso essere tuo amico perché ci ho l'uccello. — Indicò fuori del parabrezza, verso il cielo vuoto. — Quel poveretto del tuo fratellino non può essere tuo amico nemmeno lui, perché tu non lo consideri un essere umano. Nova, mi basta vedere come sei nei tuoi aspetti migliori, per capire che sarebbe stupendo avere dalla mia parte una persona come te. Ma quel fossato non lo posso attraversare io.

Sospirò, appoggiandosi allo schienale. Nova aveva seguito affascinata, il suo ragionamento, ma senza afferrarne granché, come ad esempio la parte sui quebecchini e i musineri.

Non aveva la minima idea di chi potessero essere costoro. E poi perché aveva tirato fuori la questione del colore della pelle? Cosa diavolo c'entrava quel discorso con tutto il resto?

— Secondo te, insomma, come dovrei comportarmi? Dovremmo avere dei rapporti sessuali, tu e io?

Conal alzò le mani in gesto sconsolato.

— Così mi offendi. Mi offendi davvero. Non crederai che t'abbia raccontato tutte quelle storie solo per riuscire a toglierti le mutande?

— Mi… mi dispiace. Però non capisco cos'è che ho detto di male.

Conal aveva un'aria stanca.

— Sì, me ne sono accorto. Vabbè. Sei capace di farti dire una cosa sincera senza arrabbiarti? Mi piacerebbe da matti avere rapporti sessuali con te. Se mi sono offeso, è perché nel posto dove sono cresciuto io, i ragazzi s'inventavano qualunque cosa pur di convincere le ragazze ad andare a letto con loro, mentre qui sto sfoggiando una così disgustosa nobiltà d'animo che mi vien quasi da vomitare, e quindi mi addolora il fatto che tu pensi ch'era solo un trucco. Comunque parlavi sul serio, vero?

— Sì. Lo farò, se dev'essere fatto.

— Mai parole più gentili mi furono rivolte…

— T'ho offeso di nuovo? Mi spiace.

Conal sogghignò.

— Vedo che le scuse incominciano a venirti meglio, e la cosa mi consola. Dimostra che almeno ci stai provando. Ascolta, Nova, dovresti parlarne con tua madre. Lei sa tutto, sull'argomento. Comunque, se vuoi la mia opinione, dovresti fare quel che ho fatto io quando Cirocco ha incominciato a raddrizzarmi le idee. Ero davvero un lurido fetente di razzista, quando sono arrivato qui. Non che adesso sia perfetto, però sono migliorato. Insomma, quando pensavo "francioso" o "quebecchino", gli sostituivo "canadese". Quando pensavo "nero", ci mettevo "bianco". E allora, quando senti dire "uomo", mettici "donna". Quando guardi una persona e pensi "titanide", cambialo in "sorella". Quando pensi ad Adam, fa' finta che sia la tua sorellina. Cerca un po' d'immaginare che sensazioni proveresti.

Lei ci rifletté, e rimase sorpresa nel sentirsi invadere dall'ira. Passò alla svelta — dopotutto non era che un artifizio mentale — però aveva un suo fascino il pensare a come sarebbe stato il mondo se invece che di fantasie si fosse trattato di realtà.

— Potrei farti una domanda per verificare una mia sensazione? — chiese Conal. Lei annuì. — Tu mi trovi… fisicamente ripugnante, vero?

Accadde un'altra cosa straordinaria. Nova si sentì arrossire.

— Non ti vorrei offendere…

— Preferirei una risposta sincera.

Lei annuì, a disagio. — Sei troppo peloso. Hai il mento così ispido che ci si deve bucare, a farsi baciare da te. Le tue braccia e le tue gambe non… non hanno la forma giusta. Ma… le donne della Terra sono attratte, da certe cose?

Lui sogghignò di nuovo.

— Sembrerebbe di sì.

— E tu, mi trovi… attraente?

— Più che attraente. Sei stupenda. Sei una delle donne più belle che abbia mai visto.

Nova, ricolma di meraviglia, scosse la testa.

— Certo che il mondo è buffo — commentò.

— Cosa c'è di strano? Le lesbiche hanno un altro concetto della bellezza?

— Non lo so. Fatto sta che con la mia altezza, nella Congrega ero considerata una specie di scherzo di natura. Nessuna mi trovava bella. — Lo guardò con attenzione. — È proprio vero che gli uomini non provano avversione per le donne di alta statura?

— Non ad Artillery Lake — ridacchiò Conal. — Giuriddìo per me sei la numero due, dopo Cirocco.

— Via, ora non essere assurdo — replicò lei in tono sostenuto. Stava per aggiungere qualcos'altro, ma in quel momento suonò l'allarme radar, e Cirocco ordinò un mutamento di rotta.

QUINDICI

Rimasero tutti quanti piuttosto scossi, nello scoprire che la creatura che aveva rapito Adam non era un angelo. O per lo meno, se quello era un angelo allora anche uno zombi era un essere umano.

Mentre lo esaminava col binocolo, Cirocco non smetteva d'imprecare sottovoce. Chris non riusciva a staccare gli occhi da quella cosa. Ma quando Cirocco gli porse il binocolo, per guardare dovette farsi forza.

Constatò che i suoi più neri timori non s'erano realizzati. Osservando attentamente Adam, non riuscì a scorgere traccia del morso dei necròfili. Avvinto da quelle braccia ripugnanti, con la testolina abbandonata e i capelli neri ondeggianti nel vento, Adam stava schiacciando un pisolino.

Chris dovette abbassare lo strumento e controllare il tremito che gli scoteva le mani. Guardò di nuovo, ed ebbe definitiva conferma di quanto il suo cuore già sapeva: il bambino era vivo. Due volte vide la sua boccuccia aprirsi e chiudersi, come se stesse masticando, e il piccolo torace alzarsi e abbassarsi.

Infine fu capace di rivolgere la propria attenzione all'angelo-zombi.

Doveva essere molto vecchio. Non serbava più traccia di pelle. Mostrava solo la struttura scheletrica, le penne, e l'intreccio di necrofidi che tenevano insieme il tutto.

Robin si faceva insistente, e dovette cederle il binocolo.

Cirocco espirò profondamente.

— Chiaro. È questa la ragione per cui non l'abbiamo trovato prima. Vola più veloce di un angelo vivo. Ormai siamo quasi su Crono.

Chris aveva voglia di gridare. Aveva voglia di urlare mille sciocche domande, di correre in cerchio, di abbaiare alla luna… Si rimangiò tutto quanto. Calma, conservare la calma. Individuare le uscite di sicurezza. Muoversi in modo ordinato. Cercare di non perdere il controllo. Mettere la testa fra le ginocchia in caso di svenimento… e pensare. Pensare!

— Proposte? — chiese Cirocco. Alla sua domanda fece eco un silenzio di tomba, sia sull'aereo che per radio.

— Va bene — disse Cirocco. — Priorità. Numero uno, non far nulla che possa metterlo in pericolo. Conal, arretriamo appena un poco, così non correremo il rischio di creare perturbazioni in aria. Che ne dici di duecento metri?

— Per me va bene, Cirocco — rispose la voce di Conal.

— Proposte? — chiese di nuovo.

— E se… lo… se lo lascia… cadere?… — riuscì a dire Chris.

— Questa non è una proposta, è una situazione. — Cirocco aggrottò le sopracciglia, e rimase a pensarci un po'. — D'accordo, mi abbasserò di circa un chilometro lasciandogli un leggero vantaggio. Conal, tu rimani dove sei. Se vedi cadere il bambino, voglio saperlo dopo un decimo di secondo. Mi getterò e lo raccoglierò.

"I paracadute!" pensò Chris. Doveva proprio essere fuori fase, altrimenti non se ne sarebbe certo dimenticato. Si girò a cercarli rovistando in mezzo all'armamentario dietro i sedili. Solo che non poteva occuparsene Cirocco, sarebbe stata una follia, doveva toccare a…

— No, scusa, Cirocco — obiettò Conal.

Per un attimo lei parve sbalordita.

— Che accidenti significa "No, scusa, Cirocco"?

— Che in quel modo non va bene — rispose Conal. — Prima cosa, il Capitano non abbandona la nave. Forse t'era sfuggito. Ma anche se tu potessi, devi sempre pilotare.