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— Allora è tutto finito? — domandò Robin.

— Potrebbe anche darsi — rispose Cirocco. — Cari miei, ora come ora le nostre probabilità di riuscire a prendere Adam sono ridotte di un fattore dieci.

— Anche più — disse Nova.

— Certo, anche più. E quel ch'è peggio, se lo zombi lascia cadere Adam, siamo responsabili noi di averlo fatto scendere tanto in basso.

— Però dovevamo tentare — insisté Chris.

Cirocco annuì con aria meditabonda.

— Gente, in pratica abbiamo ricevuto un avvertimento. Gea non intende far del male al piccolo. Ma è disposta a lasciare che siamo noi a ucciderlo, se facciamo troppo i furbi. Quindi ritiriamoci, diciamo all'incirca un chilometro, e speriamo che quel figlio di puttana si decida a riprendere quota.

Così fecero, e poco dopo lo zombi risalì a due chilometri e vi si stabilizzò. Poi, ascendendo dalle sabbie giallovivide di Mnemosine, apparve un nuovo angelo, e prese Adam. Videro il secondo disintegrarsi allo stesso modo del primo, e il terzo proseguire il volo senza indugi.

— Cirocco, incomincio a essere a corto di carburante — annunciò Conal.

Lei osservò le cifre fornite dal computer riempire lo schermo. Quindi si riappoggiò allo schienale ed elaborò il suo piano, esaminandolo minuziosamente per ben tre volte, fino a essere certa di avere individuato la corretta linea di azione.

— Ti rifornisco immediatamente — lo rassicurò. — Ne terrò per me quanto basta a raggiungere la base della barriera settentrionale. Lascerò là il Quattro, e tornerò indietro con qualcosa di più grande e di meno inerme.

— Ricevuto.

Conal scese quindi alla quota a cui volava Cirocco, si portò inferiormente al suo aereo, attivò il pilota automatico, s'inerpicò fuori della cabina per acchiappare il tubo di travaso che penzolava dal ventre del fratello maggiore. Lo innestò, e guardò il carburante riempirgli il serbatoio.

— Rimanigli dietro e sotto, come siamo d'accordo — gli rammentò Cirocco.

— Stai tranquilla, Capitano — giunse la risposta di lui. Cirocco fece oscillare le ali in segno di saluto, e virò a nord.

Quel che accadde di seguito non fu più sorprendente della trasformazione di una zanzara in uno sparviero.

Gli aeroplani sono oggetti basati su tutta una serie di compromessi. Il progettista deve scegliere la caratteristica che ritiene più importante e lavorarci attorno, ben sapendo che gli altri parametri verranno a soffrirne. Un aereo a bassa velocità e per grandi altitudini, necessita di un sacco di superficie alare per sostentarsi in atmosfera rarefatta. Un aereo molto veloce, d'altra parte, non ha bisogno di grandi ali, ma dev'essere in grado di resistere alle alte temperature sviluppate dall'attrito atmosferico. In entrambi i casi, sorgono problemi di robustezza strutturale. Gli aerei estremamente veloci, inoltre, hanno in genere breve autonomia a causa della spropositata quantità di carburante che sono soliti bruciare.

La serie delle Libellule era il miglior risultato mai ottenuto dagli ingegneri umani nel tentativo di giungere a un aereo che potesse far bene tutto quanto. Essa era stata studiata per operare in condizioni terrestri. L'ambiente di Gea era diverso, ma gran parte delle differenze giocavano a favore delle Libellule.

I propulsori erano piccoli, leggeri, con una efficienza di combustione poco inferiore al cento per cento.

Le strutture erano assai robuste, leggere, resistenti al calore, e a geometria variabile.

Sulla Terra una Libellula entrava in stallo alla velocità di dieci chilometri orari; sul bordo di Gea, con una pressione barometrica di due atmosfere, una Libellula era in grado di mantenersi in aria procedendo a passo d'uomo. Sulla Terra una Libellula poteva raggiungere un'altitudine di oltre venti chilometri; su Gea tale potenzialità rimaneva inutilizzata, poiché anche nel mozzo la pressione non scendeva sotto un'atmosfera. Le Libellule vantavano straordinarie capacità acrobatiche, ed erano capaci di evoluzioni che sviluppavano più g di quanti ne potesse tollerare un pilota umano senza perdere i sensi. Le Libellule erano ultraleggere, facili da pilotare, provviste di grande capienza, bisognose di poca manutenzione, parche nei consumi, di lunga autonomia, grandi arrampicatrici…

…e supersoniche.

A Cirocco era già capitato di superare alcune volte la barriera del suono, su Gea, ma anche questa era una prestazione di non grande utilità. Sul bordo la velocità del suono oscillava dai milletrecento ai millequattrocento chilometri orari, a seconda della temperatura atmosferica. Il più lungo tragitto possibile richiedeva, a tale velocità, circa un'ora e un quarto.

Quando Cirocco spinse il propulsore al massimo, si trovava sulla parte meridionale di Mnemosine, a circa duecento chilometri dalla meta. Il motore ruggì, le ali si ripiegarono all'indietro rientrando parzialmente, la fusoliera si restrinse nella parte mediana, e tempo tre minuti l'aereo sfrecciava a mille chilometri l'ora. Ancora pochi minuti, e Cirocco dovette iniziare la decelerazione.

La sua destinazione era una caverna a circa un chilometro e mezzo di altezza sul fianco scosceso dei vertiginosi altipiani settentrionali.

Quando aveva dichiarato guerra alle bombe volanti, Cirocco s'era procurato abbastanza armamento da rifornire un turbolento paese tropicale di medie dimensioni. Non si era trattato di un acquisto a buon mercato, e le spese di trasporto su Gea avevano triplicato il prezzo, ma Cirocco se ne infischiava.

Possedeva sulla Terra un'immensa quantità di denaro, derivante soprattutto dal fatto che lei era vissuta così straordinariamente a lungo, e in fondo non era altro che carta… anzi, neppure; con la carta, per lo meno, ci si poteva accendere il fuoco. Trovare finalmente un impiego per quel ciarpame le aveva dato una certa soddisfazione.

Non c'era voluto molto a sbarazzarsi di tutte le bombe volanti. Per farlo le sarebbero bastate le Libellule, e invece aveva acquistato un sacco d'altra roba. In gran parte riposava ancora lì, in attesa di venire utilizzata.

Lasciò ogni incombenza all'elaboratore di bordo fino agli ultimi cento metri, poi subentrò lei ai comandi e si posò dolcemente all'interno della grotta, variando l'assetto del reattore per compiere un atterraggio in verticale. Scesero in fretta, e Cirocco ordinò a Chris e Robin di scaricare tutto l'equipaggiamento personale. Poi si dedicò alla scelta di un altro aereo.

Era una caverna piuttosto grande. Ospitava trenta velivoli.

Cirocco optò per un Mantide 50. Stessa generazione delle Libellule, ma non concepito eminentemente come mezzo di trasporto. Derivava il proprio nome dal fatto che poteva accogliere cinquanta persone e un poco di armamento. Oppure venticinque persone, e un sacco di armamento. O anche dieci persone, con una potenza di fuoco sufficiente ad abbattere un'intera squadriglia di aerei vecchio stile e radere al suolo una città di modeste dimensioni.

Contando Chris per due, l'aereo sarebbe decollato con quattro persone a bordo. Cirocco dimensionò il carico utile in proporzione.

Trascorsero tutti e tre la mezzora successiva ad agganciare missili sotto le ali, a caricare cannoni, a stivare bombe. I laser erano già perfettamente capaci di badare a se stessi.

La cosa che se ne stava aggrappata alla ripida superficie a picco del cavo centrale di Mnemosine non era una bomba volante, allo stesso modo in cui un alligatore non è un'iguana.

Era strutturata sul modello di un Boeing 707. Possedeva ali a freccia cui s'innestavano quattro statoreattori.

Gea, che l'aveva sognata tre miriariv prima, vedendo quindi il suo sogno, come assai sovente accadeva, venire alla luce, aveva battezzato quell'essere, nonché i suoi fratelli e sorelle, Luftmörder. Il nome era visibile, in bel corsivo inglese, sulla smilza fusoliera, allegramente gorgogliante col suo pieno carico di cherosene. Tale scritta era vergata in bianco, e tutto il resto appariva d'un color rosso sangue rappreso.