— Proprio come nei film! — esultò. Nova saltava su e giù nel suo sedile facendo un verso bizzarro, dissimile da qualunque cosa egli avesse mai udito, ma si capiva perfettamente ch'era una manifestazione di giubilo ancor prima di scorgere la fiamma viva che le ardeva negli occhi. Era una luce selvaggia, che rivaleggiava col balenìo dei suoi denti, e suscitò in Conal un senso d'appassionata gratitudine.
— Conal! Conal! Mi ricevi?
— Eccomi qui, Cirocco.
— Decolliamo fra due minuti. Com'è la situazione lì da voi?
— Ho appena fatto fuori una bomba volante, Capitano. — Non riusciva a dissimulare la fierezza che gli vibrava nella voce. — Ne rimangono quattro. — Diede un'occhiata a Nova, e anche lei scelse proprio quel momento per volgere il suo sguardo su Conal. Fu questione di un secondo, ma l'ampio sorriso malizioso che le illuminava il volto diceva senz'ombra di dubbio sei in gamba, e perdìo, pensò Conal, lo siamo davvero, chi può dire il contrario? Non erano mai stati così vicini. Poi lei tornò a scrutare il cielo.
— Non ci fermeremo ad ammirare il panorama — promise Cirocco.
— Credo che ce la caveremo bene, Capitano.
— Ce ne sono tre che ci stanno aggirando — disse Nova.
— Le vedo. — Le aveva sullo schermo del radar, e nel campo visivo. Si domandò cosa stessero architettando, e dove fosse andata a cacciarsi la quarta.
— Voglio provare a sentire se Spione ne sa qualcosa — disse Cirocco. Conal non perse tempo in commenti. Puntò di nuovo verso l'alto, percorse un'ampia curva e fu quasi sul punto di sparare una raffica alla bomba volante in coda alla formazione che lo braccava, ma poi, non avendo piena certezza dell'esito, lasciò perdere, pensando ch'era meglio risparmiare munizioni.
Seguitò quindi a trascinarle in un vorticoso inseguimento attraverso il cielo finché non furono scaglionate in un arco molto ampio, poi le cacciatrici decisero di abbandonare momentaneamente la sua traccia per tornare a raggrupparsi, mentre Conal prendeva quota continuando a chiedersi, con una punta d'inquietudine, che fine avesse fatto l'ultima bomba. Era totalmente scomparsa anche dallo schermo radar. A un tratto gli venne un'idea.
— Una di queste carogne potrebb'essersi diretta alla tua volta, Capitano — comunicò per radio. — Forse proverà a tenderti un'imboscata durante il decollo.
— Ci starò attenta, grazie.
Gli erano di nuovo alle spalle. Conal elaborò una serie di manovre e calcolò di poterne abbattere una, stavolta, forse anche due, prima dell'arrivo di Cirocco. Conducevano l'inseguimento procedendo in fila, secondo una traiettoria serpeggiante. Conal iniziò una lenta cabrata, e si accorse che l'ultima bomba del gruppo virava rapidamente verso l'alto. La cosa non gli piacque. L'istante appresso la Libellula scartò verso sinistra, e Conal perse quasi il controllo della cloche. Guardando fuori del suo finestrino vide sull'ala, appena all'esterno del cannoncino, un foro frastagliato. Mentre osservava apparvero altri due fori, e sopra la sua testa qualcosa gemette contro il tenacissimo materiale del tettuccio. Levò lo sguardo al profondo incàvo, quindi tirò bruscamente a sé la barra di comando.
— Ci stanno sparando! — gridò Nova.
Trascorsero venti secondi durante i quali Conal agì senza rendersi affatto conto di cosa stesse facendo. Il suolo era dappertutto, un attimo l'avevano di fianco, poi di sopra, poi roteante tutt'intorno… Ma doveva avere funzionato. Per una frazione di secondo uno degli aggressori andò a collimare nel mirino e Conal fece fuoco, mancandolo. Quando si volse a controllare li scorse tutti e tre ben lontani, ma in fase di riallineamento per ripartire all'attacco.
Forse avrebbe dovuto limitarsi a distanziarli. Non era possibile che alla massima velocità fossero in grado di tenergli dietro. Dopotutto la prudenza è la parte migliore del coraggio, e data la situazione…
Ma quello che adesso lo preoccupava di più era l'ala danneggiata. Le Libellule erano incredibilmente robuste, ma avevano i loro limiti.
Si strinse nelle spalle, e diede tutta potenza.
— Attento davanti!
La percezione ottica di quella ragazza aveva dell'incredibile. Lui non se ne sarebbe accorto finché non fosse stato troppo tardi… e in effetti la scorse solo quando riempiva ormai quasi tutto il suo campo visivo: un'orrida bocca spalancata dalla quale sottili spruzzi fiammeggianti prorompevano a bersagliare la Libellula. Istantaneamente Conal premette a fondo la cloche, e il piccolo aereo guizzò sotto la quarta bomba volante con un margine di quasi un metro. Nell'udire una violenta esplosione, egli arrischiò un'occhiata indietro. Quella micidiale tattica si era dimostrata perdente. La bomba li aveva mancati, andando a scontrarsi frontalmente con l'ultima della formazione inseguitrice. La massa di rottami contorti precipitante verso Mnemosine non aveva più neanche uha vaga somiglianza con le creature volanti che l'avevano provocata.
— Conal — scaturì dalla radio in tono ansioso la voce di Cirocco. — Spione dice che potrebbero essere armate. Ma non so quanto sia attendibile questa informazione.
— Grazie! — gridò lui di rimando, gettandosi in picchiata mentre sentiva le pallottole sferzare lo scafo tutt'intorno. Si diresse verso terra, compiendo incessanti deviazioni e giravolte. A un certo punto qualcosa sfondò la fusoliera e penetrò all'interno, dove parve rimbalzare qua e là. La cabina si riempì d'un fumo acre, e Nova prese a urlare e a pestare i piedi.
— È vivo! È vivo! — strillava, ma Conal non aveva tempo di badare a lei. Continuò nelle sue manovre evasive, riuscendo nuovamente a scompaginare la formazione delle inseguitrici. Quando credette di potersi distrarre un attimo, guardò alla propria destra. Nova, col viso stravolto, era tutta impegnata a calpestare qualcosa di nero che si dimenava e saltellava emettendo fumo. Era provvisto di bocca, e si slanciava ad azzannarle le gambe. Mentre Conal guardava, lei gettò addosso alla cosa uno dei gambali inutilizzati, e tempestò con rinnovato vigore.
Si udì uno scoppio come di petardo, e la gamba di Nova fu proiettata verso l'alto con tale impeto che il ginocchio andò a batterle contro il mento. Il suono sibilante che Conal aveva udito sin dal momento in cui erano stati colpiti mutò frequenza, ed egli vide il gambale risucchiato fuori attraverso un foro di dieci centimetri che traversava il pavimento.
Non ebbe tempo di preoccuparsene. Ormai era vicinissimo al suolo. Cabrò rapidamente e sfrecciò sul deserto a settecento chilometri l'ora, cinquanta metri sopra le dune. L'ala sinistra urlava la sua agonia.
E ancora gli mancò un attimo di tregua per riflettere, poiché già le bombe lo tallonavano da presso e continuavano a sparare.
— Be', al diavolo! — esclamò. — Adesso m'avete fatto incazzare sul serio! — Era davvero furibondo, e non gliene importava un accidente. Quindi, senza neppure pensare a quel che faceva, si rilanciò verso l'alto, mettendocela tutta per sfuggire alla morsa delle cacciatrici, continuando a salire finché non ritenne d'essersi fatto abbastanza largo, quindi ridusse la spinta e premette la cloche a fondo corsa.
Per un attimo furono privi di peso, poi l'accelerazione li riafferrò con impeto crescente, schiacciandoli contro le cinture. Puntarono verso il suolo, che riprese ad avvicinarsi vertiginosamente. Cinque g, sei, sette. Dieci g, e i loro volti s'iniettarono di sangue mentre il terreno, con angosciosa lentezza, ruotava attorno alla Libellula.
All'esterno l'ala gemeva, e all'interno Conal si domandava se, anche solo per un pelo, la manovra sarebbe riuscita. La gran volta inversa in cui s'era impegnato, più stretta di così non era proprio concepibile. Poteva solo sperare che le bombe gli andassero dietro, e sperare che uno spicchio di cielo incominciasse alla svelta a scivolare sul muso dell'aereo.
E lo vide, quel cielo, mostrarsi prima attraverso il pavimento, poi rapidamente espandersi. Pensò vagamente di avere udito il rombo di due impatti, laggiù dietro, e riuscì a sorridere, ma i suoi pensieri arrancavano torpidi. Se la faccenda aveva girato per il verso giusto, le due bombe volanti dovevano essersi andate a cacciare dritte dritte fra le sabbiose braccia di Mnemosine.