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Non rimaneva altro da fare che salire tutti sulla Mantide. Si fece descrivere da Conal l'interferenza radar verificatasi, e l'aspetto delle bombe volanti abbattute. Gran parte delle modifiche apportate rispetto alle vecchie bombe le parvero rientrare in un insieme di contromisure di disturbo e accecamento mirate a ottenere un disorientamento degli apparati di radiolocalizzazione a impulsi.

Decollarono, riprendendo la rotta verso est. In breve individuarono l'angelo, e lo seguirono mantenendosi a una distanza di due chilometri. Cirocco continuò a scrutare il cielo senza perdere di vista il radar.

DICIANNOVE

Durante il loro lungo volo sopra Oceano, Gea rimase seduta immota come una roccia sul suo scranno gigantesco, lo sguardo fisso al gelido occidente, rimuginando. Tutti gli abitanti di Pandemonio camminavano in punta di piedi. Non l'avevano mai veduta in quello stato d'animo. C'era da divertirsi un mondo, con Gea, anche se aveva tendenza a calpestare le cose. Ci si sbellicava dalle risate, a osservare come riceveva tutti quei predicatori con grandi cerimonie, ed esaltava quei poveri gonzi finché non avevano la testa tanto piena da scoppiare, convinti com'erano che Gea avesse organizzato tutto quanto per loro, e gli raccontava di averli invitati a Pandemonio, proprio loro, in persona, e nessun altro, perché nessun altro possedeva davvero il modo giusto di veder le cose, e nessun altro veramente comprendeva la vera fede quanto il babbeo di turno, e gli chiedeva se per favore volevano essere così gentili da consentirle di abbeverarsi all'incontaminata sorgente della Verità Assoluta tramite elargizione delle loro brillanti intuizioni di carattere teologico… Poi, quando quegli scimuniti s'erano ben bene infervorati, li fissava come un giocatore di professione che osservi un paio d'assi far capolino dalla manica di qualche povero sempliciotto, tonava bestemmia! e gli staccava la testa con un morso.

Quindi sputava la testa nel Resurrezionale, e, tempo una dozzina di riv, qualche piagnucolante mostruosità sbucava fuori dalla parte opposta, e Gea gli diceva Tu sei Rasputin, oppure Tu sei Luther, gli salmodiava solennemente il vangelo cui era giocoforza prestar fede, e lo mandava per il mondo.

Duravano discretamente, i Preti, non come gli zombi, che conducevano una semivita di circa un chiloriv. Anche i Preti, tuttavia, arrivavano a un punto in cui erano talmente marci da non poter far altro che stare lì distesi a contorcersi, la qual cosa risultava divertente solo per breve tempo, ragion per cui Gea, di quei Luther e di quei Rasputin, ne aveva consumati già un bel po'.

Il suo senso dell'umorismo era apprezzato da tutti.

Ma, approssimandosi ora l'arrivo del Re, Gea appariva, all'intera compagnia, solo come un maledettamente pauroso effetto speciale alto quindici metri.

La colpa era tutta di Oceano, naturalmente. Oceano era il Nemico. Forse addirittura in combutta con Cirocco Jones. Non era assolutamente possibile che Gea si sentisse a suo agio, mentre il Monarca veniva trasportato in volo sulle regioni iperboree di Oceano.

A dire il vero, erano ben pochi i frequentatori di Pandemonio che trovassero di loro gradimento una così pronunziata contiguità con Oceano, innanzitutto. Oceano era una cosa che avrebbe fatto bene a starsene opportunamente lontana lungo la circonferenza della Grandèa, e non gelidamente incombere come una sconfinata distesa di giganteschi frangenti di ghiaccio. Parecchi dei più fedeli leccapiedi si aggiravano qua e là tutti ingobbiti. Chi si fosse accaparrato l'esclusiva sulla pelle d'oca avrebbe di certo guadagnato un patrimonio.

Continuando nel suo volo, il Sovrano lasciò la zona crepuscolare e si trovò sopra la Chiave di Sol, la più sudoccidentale fra le otto regioni di Iperione, a soli trecento chilometri dalla Chiave di Re Minore, ove s'era accampato Pandemonio. E forse Gea combinò qualcosa coi pannelli solari affacciati là fuori sul vuoto, deviandone costantemente l'emissione luminosa giù verso le pingui contrade del frondoso Iperione, o magari fu solo il sollievo sconfinato che le sbocciò nel petto… e quando un tocco di dea da quindici metri con velleità da attricetta tira un sospiro di sollievo, vacca la miseria stai sicuro che ti sbirilla fino in fondo alle budella… fatto sta che il chiarore del giorno, di quel giorno interminabile e immutabile, si fece d'un tratto più luminoso.

E all'improvviso volarono ordini a destra e a manca, e tutti si ammassarono in un gran rimescolìo facendo a gara per vedere chi arrivava primo a leccarle il culo.

— VINO! — ordinò Gea a gran voce. — Voglio che il vino scorra a fiumi! — E venti torpidi vinificatori furon tirati fuori e messi a testa in giù e spremuti finché lo Chablis non zampillò dentro migliaia di boccali.

— CIBO! — tonò. — Spalancate la munifica cornucopia e lasciate che irrefrenabile ne straripi il fiume della mia abbondanza! — E tonnellate di burro vennero liquefatte, e il granturco chiccoduro venne spalato a vagoni tra le fauci rotanti di trenta tostamais grandi come betoniere — tali effettivamente erano stati, in origine — e fiamme s'attizzarono sott'essi sin quando bollenti fiocchi gialli non spetardarono in tutte le direzioni disseminandosi al suolo e ivi venendo divorati da legioni di produttori, momentaneamente obliteratasi la loro ben nota predilezione per la pellicola appena sfornata in favore d'una ghiottonesca smania di popcorn. Diecimila frankfurter si trovaron presto a sfrigolare su innumeri griglie, mentre cioccolata al latte sgorgava dai grommosi capezzoli dei camionisti.

— FILM! — ruggì Gea. — Voglio un festival degno di un Re, la più portentosa celebrazione in celluloide di tutti i tempi! Proiezioni contemporanee su tre schermi, sospese tessere e biglietti omaggio, si aumentino i prezzi al botteghino!

Dopodiché si diede stentorea a proclamare titoli. Il Re dei Re. La Più Grande Storia Mai Raccontata. Jesus Christ Superstar. Ggesù! Ggesù! II. Ggesù! III e IV. Il Nazareno. Il Vangelo Secondo Matteo. La tunica. Quo Vadis? Ben-Hur. Ben-Hur II. Betlemme! La Storia del Calvario. Corse qualche borbottìo fra i Preti con ascendenze musulmane o ebraiche o mormone, ma furon mormorazioni d'esemplare sobrietà, presto dimenticate nella generale esultanza.

Perché chi mai avrebbe potuto lamentarsi? Stava arrivando il Re. C'erano cibo, bevande, film, e Gea era contenta. Cos'altro avrebbe potuto chiedere Pandemonio?

Eppure non era finita lì.

Un dieci minuti prima della prevista epifania, proprio mentre la festa incominciava a entrare nel vivo, Gea balzò in piedi, mosse quattro increduli passi, quindi protese un braccio a fender l'aria ed esibì un sorriso in cinerama.

— St'arrivando lei! - strillò Gea con voce tale da mandare in frantumi gli occhiobiettivi di dieci bolexi e un arriflex e squassare con brividi d'accapponante raccapriccio le spine dorsali di chiunque, nel raggio di dieci chilometri, fosse sufficientemente vertebrato da accusare quell'orripilante stilettata.

— St'arrivando, st'arrivando, st'arrivando! — Gea s'era data adesso a spiccar balzi che si ripercuotevano all'ingiro con effetti da settimo, ottavo grado della scala Richter. Il ristorante crollò rovinosamente, uno degli alberiflettori capitombolò al suolo. — È Cirocco Jones. Dopo vent'anni ce l'ho fatta a indurla ad attaccar battaglia!

Aguzzarono quindi tutti quanti gli occhi, e di lì a poco un piccolo, goffo, ridicolo aeroplanino trasparente apparve sibilando e iniziò a tracciar cerchi un chilometro sopra le loro teste.

— Vien giù! — la sfidò Gea beffarda. — Vien giù e combatti, finocchia bellimbusta! Vien giù a mangiarti il fegato, fetente traditrice, assassina… donna di poca fede! Vien giù da me.