Ma adesso aveva un'altra battaglia da combattere.
Forse sarebbe stata l'ultima.
Gli zombi ciondolavano qua e là senza meta. Cirocco combatté la nausea che rischiava di sommergerla, e la vinse, ma non prima che Valiha se ne accorgesse.
— Non dovresti sentirti responsabile — cantò la titanide. — Tale impresa non fu compito tuo.
— Lo so.
— Non è questo il tuo mondo. Non è neppure il nostro, però noi non proviamo rimorso nel liberarlo d'animali siffatti.
— Lo so, Valiha. Lo so. Ma ti prego, non parlarmi più di ciò — venne in risposta il canto di Cirocco.
Era pur vero che quegli uomini avevano meritato la morte. Ma, con primitiva ed illogica certezza, Cirocco sentiva che nessuno avrebbe meritato una sorte come quella. Aveva creduto che le bombe volanti fossero la peggior cosa mai creata… finché Gea non aveva concepito gli zombi. E d'un tratto le bombe volanti s'eran ridotte al rango di vivaci gattini.
— Di che state parlando? — domandò Nova. Cirocco le diede un'occhiata. La ragazza appariva un poco pallida, ma tutto sommato reggeva bene. E comunque non ci sarebbe stato da biasimarla: gli zombi non erano facili da sopportare.
— Solo una chiacchierata… sulla pena di morte. Ma non preoccuparti. Non sei obbligata a rimanere, lo sai.
— Voglio vederli morire. Un'affermazione che non sorprese
Cirocco. Nova aveva dimostrato attitudine al combattimento, ma scarsa propensione per il sangue, e Cirocco la approvava. Gli zombi, però, erano tutto un altro paio di maniche. Ignorava le motivazioni di Nova, sebbene sospettasse che avessero qualcosa a che fare con l'incancellabile visione di una creatura che pesantemente incedendo le si avvicinava inesorabile e si rifiutava di morire… Quanto a lei, Cirocco era dell'opinione che uccidere uno zombi rappresentasse un autentico atto di umana carità.
— Coraggio, incominciamo — ordinò. — Portate il primo nella stanza.
Rocky e Cornamusa legarono una corda alla sabbia e la trascinarono, lungo un rudimentale sentiero, fino a una struttura somigliante a un garage, costruita circa un chilometro più in là. Aveva qualche finestra, una scaletta a pioli per salire sul tetto, e una botola lassù in cima. Inoltre era sufficientemente a tenuta d'aria. Vi fecero entrare la gabbia e sigillarono la porta. Cornamusa saggiò il vento e lo dichiarò entro limiti accettabili.
Il problema consisteva nello scoprire cosa avesse ucciso gli zombi con tale sbalorditiva efficacia. Pareva improbabile che gl'ingredienti del filtro d'amore di Nova si rendessero tutti necessari.
Gl'interrogativi in gioco erano moltissimi. Cirocco si augurava che ad alcuni di essi non fosse necessario dare una risposta, ma sapeva, per amara esperienza, che Gea inseriva spesso trappole ed inganni in cose che a prima vista apparivano straordinariamente positive.
Nella ricetta c'era del sangue. Doveva essere di un tipo particolare? C'erano peli pubici. I capelli di Nova avrebbero funzionato altrettanto bene? E i peli pubici dovevano per forza essere biondi, o se ne poteva usare di un colore qualunque?
Poteva anche darsi che la questione stesse in termini peggiori. Certe volte Gea programmava le sue trovate con anni di anticipo. Nova, ad esempio, figlia di Chris e Robin, ma in virtù di un connubio decisamente non convenzionale pianificato da Gea, poteva esser frutto di un suo astuto progetto a lunga scadenza. Magari sarebbe risultato che soltanto il sangue di Nova e i peli del pube di Nova erano efficaci contro gli zombi…
Non aveva ancora trovato il tempo di dirglielo, alla ragazza.
La prima parte era facile. Cirocco montò per la scaletta, aprì la botola sul tetto e gettò dentro una dosata quantità di benzoino. Poi ridiscese, e tutti si affollarono alle finestre.
Lo zombi parve non essersi accorto di nulla.
— Vabbe' — disse Cirocco. — Date aria, che poi proviamo col cubèbe.
DUE
Immerso nell'acqua fino al petto, Conal osservava Robin diguazzare con molto più entusiasmo che eleganza. Sogghignò. Ossignore, quanto si dava da fare quella lì. Se solo si fosse un poco rilassata, si fosse lasciata andare tranquillamente, avesse smesso di cercar di stabilire nuovi record di velocità e lasciato semplicemente che il suo piccolo corpo vigoroso prendesse il sopravvento…
Aveva incominciato a impartirle lezioni poco dopo il loro ritorno. Robin aveva dichiarato che non intendeva ritrovarsi mai più nei pasticci per il fatto di non saper nuotare, e Conal s'era visto nominare istruttore.
A lui non dispiaceva. Pur essendo un discreto nuotatore, come insegnante non valeva nulla, però poteva starsene in acqua e farle vedere come si faceva, e riacchiapparla quando incominciava ad andar sotto, e insomma sembrava che non gli si chiedesse di più.
Mosse lo sguardo oltre Robin, laggiù dove l'acqua scendeva profonda e correva rapida, e scorse Nova evoluire con l'agile disinvoltura di una foca. Gli sarebbe piaciuto poterne trarre motivo di orgoglio, ma sta il fatto che esiste gente nata per il nuoto, e lei rientrava a pieno diritto in tale categoria. Era buffo che avesse dovuto giungere a diciott'anni per scoprirlo, ma adesso come nuotatrice era già due volte migliore di quanto potesse mai diventare lui.
Purtroppo non sembrava in grado di trasmettere a sua madre neanche un poco di quell'abilità. Conal vide Robin dibattersi un'altra volta, e si mosse per raggiungerla. Le fu accanto in poche bracciate e la trovò che galleggiava supina, ansando.
— Tutto a posto — gli disse. — Almeno il morto mi riesce di farlo bene.
— Comunque stai migliorando.
— Non hai bisogno di raccontarmi balle, Conal. Lo so già da me che non imparerò mai a nuotare in maniera decente.
La riportò verso riva, finché non toccarono entrambi. Nova passò loro accanto come un fulmine, si arrampicò sulla stretta lingua di spiaggia e rimase lì in piedi tutta gocciolante, flessuosa e scintillante, a scrollarsi l'acqua dai corti capelli biondi. Si chinò a raccogliere un asciugamano e se lo strofinò vigorosamente sulla testa.
— Ci vediamo a casa — disse, e s'incamminò lungo la spiaggia.
Conal distolse lo sguardo da Nova portandolo su Robin, e vide che lei lo fissava.
— È proprio un gran tocco di figliola, vero? — gli fece in tono pacato.
— Veramente stavo guardando…
— Via, non fare il timido. Sarò anche sua madre, ma so apprezzare una bella ragazza, quando la vedo.
— La cosa curiosa — ammise Conal — è che non la osservavo mica come donna… Cioè, non da un punto di vista sessuale. Ho nuotato insieme a voi due quasi ogni giorno, lo sai, e quindi mi sono abituato a vederla. È davvero una creatura incredibilmente vivace e piena di salute. Verrebbe da dire che… risplende, in un certo senso.
Robin lo squadrava con aria scettica, e allora Conal decise di comportarsi come lei si aspettava, fingendosi imbarazzato e scotendo la testa come se fosse stato colto a dire una bugia. Ma il fatto curioso rimaneva, ed era assolutamente vero. Nova poteva anche stare a trafficargli intorno nuda tutto il giorno senza suscitargli un solo pensiero a sfondo sessuale. Esistono sogni realizzabili proprio come esistono sogni impossibili, e Nova apparteneva incontrovertibilmente, e per sempre, alla seconda categoria. Doloroso doverlo ammettere, ma così stavano le cose. Di conseguenza, loro due erano adesso cautamente impegnati a farsi strada verso una condizione di reciproco rispetto, timorosi ancora d'impegnarsi in un rapporto di vera amicizia, e percorrere quel cammino rappresentava per Conal un'esperienza assai appagante.
Tra l'altro, non gl'impediva affatto di apprezzare la stupenda bellezza di lei. Non era possibile che il mondo fosse poi tutto così infame, se accoglieva una simile creatura.