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Le parve un lavoro ben riuscito. L'occhio televisivo, campeggiante nel centro della piramide, le fece venire in mente un altro simbolo che sarebbe potuto andar bene: la lettera S traversata da due barre verticali.

Si strinse nelle spalle, si alzò in piedi, e mise in posizione sul terreno l'estremità appuntita della targa. Usando lo zoccolo anteriore sinistro a mo' di martello, la conficcò stabilmente al suolo. Calciò i teschi fino a raggrupparli attorno alla targa, poi alzò gli occhi al cielo. No, quel sistema non poteva andar bene. Lassù c'era Gea, e parlare a Gea era fiato sprecato. Valiha volse dunque lo sguardo attorno a sé, sul mondo che amava.

— Chiunque o qualunque cosa tu possa essere — cantò — vorrai forse stringere al tuo petto le anime di questi umani defunti. Nulla io so di loro, fuor che uno era assai giovane. Gli altri furono, per qualche tempo, zombi al servizio di Luther, malvagia creatura non più umana. Qualunque cosa essi possano aver commesso in vita, certo all'inizio furono, al pari di noi tutti, innocenti, quindi non essere troppo severo, con loro. È stata colpa tua l'averli fatti umani, giocando loro di certo un brutto tiro. Se ci sei, laggiù da qualche parte, dovresti vergognarti di te stesso.

Non si era aspettata una risposta, e non la ottenne.

Inginocchiatasi, raccolse i suoi utensili lavoralegno e li ripose nella sacca. Disperse con gli zoccoli i trucioli rimasti a terra, e diede un'ultima occhiata in giro a quel luogo pieno di pace. Ancora una volta si chiese perché mai l'avesse fatto.

Era sul punto d'intraprendere la via del ritorno verso Tuxedo Junction, allorché scorse Rocky venirle incontro risalendo il sentiero, e lo attese. Riflettendo, si rese conto di essere arrivata, nel corso del temponirico, a una decisione circa la sua proposta.

Egli la raggiunse, e osservò senza dir nulla il suo lavoro d'intaglio. Mantenne gravemente il silenzio per qualche minuto, come aveva visto fare agli umani nei cimiteri, poi fronteggiò Valiha.

— Son trascorsi i mille riv — cantò Rocky.

Un chiloriv, pensò Valiha. Quarantadue giorni terrestri, da quando Adam e Chris erano stati imprigionati a Pandemonio.

— La mia decisione è presa — cantò Valiha. — Ho concluso che non esiste momento opportuno per portare nel mondo nuova vita.

Lui abbassò gli occhi, poi li rialzò con un barlume di speranza. Lei gli sorrise, e gli baciò le labbra.

— Un tempo adatto non verrà mai, così farlo ugualmente è un atto che mi attrae. E farlo proprio adesso, senza l'approvazione di Gea, mi piace ancor di più. Possa la sua vita essere lunga e laboriosa.

— Gli umani — cantò Rocky — usano talvolta queste medesime parole a mo' di malaugurio.

— Lo so. Dicon anche "in bocc'al lupo" per augurar buona fortuna. Ma io non credo a benedizioni e maledizioni, né posso immaginar che si desideri una vita breve e tediosa.

— Gli umani sono pazzi, ben si sa.

— Non parlare degli umani. Parl'a me con il tuo corpo.

Lei s'avanzò tra le sue braccia, e si strinsero forte l'un l'altra, e incominciarono a baciarsi. Furono interrotti dallo scocciolìo degli utensili che si agitavano nella sacca di Valiha. Risero, e lei li ripose da parte, e ripresero a baciarsi.

Era la prima fase del rapporto frontale. Sebbene non cerimonioso come il rapporto posteriore, esso prevedeva comunque un ampio rituale. Per riscaldarsi si sarebbero montati vicendevolmente, e avrebbero ripetuto tale operazione tre o quattro volte ancora nel corso del più impegnativo amoreggiamento successivo.

Si prospettavano loro cinque riv decisamente interessanti.

QUATTRO

Cirocco sedeva nel folto della foresta, a venti chilometri da Tuxedo Junction. Già da cinque riv aveva acceso un piccolo fuoco, che continuava ancora ad ardere vivacemente. I ciocchi non parevano consumati.

Miracolo.

Un chiloriv. Mille ore, da quando Adam era stato rapito.

— Cos'avete imparato?

Alzando lo sguardo scorse il volto di Gaby di là dalle fiamme danzanti. Si rilassò, lasciando defluire la tensione che le aveva irrigidito le spalle.

— Abbiamo imparato a fare un gas velenoso che uccide gli zombi — rispose. — Ma ormai è da tanto che ci siamo arrivati.

Era risultato che andava bene qualunque tipo di sangue, anche quello titanide. Ma doveva essere usato pelo pubico, e unicamente di provenienza umana. Per fortuna ne serviva poco.

Un unico pelo bastava per quasi mezzo chilo di pozione. Inoltre avevano scoperto che l'omissione anche di uno solo degli ingredienti utilizzati da Nova per la sua mistura avrebbe reso inattiva tutta la miscela.

Alcuni titanidi s'erano messi al lavoro per approntarne decine di litri.

— Che altro avete imparato?

Cirocco ci rifletté.

— Ho amici che tengono sotto osservazione Pandemonio da distanza di sicurezza. Mi hanno informato di un recente spostamento alla base degli altipiani meridionali. Nova e Robin hanno imparato a nuotare. E stanno insegnando a Conal certe tecniche di lotta che lui non conosceva. Io invece insegno loro a pilotare.

Sospirò, e si passò una mano sulla fronte.

— So che Chris e Adam sono vivi e stanno bene. So che Robin si sta facendo strane idee su Conal. So che i sentimenti di Nova nei miei confronti non sono cambiati. Ha tentato di seguirmi fin qui. Sta diventando brava a pedinarmi. So pure che incomincia a considerare l'idea che vale la pena di essere in amicizia coi titanidi. Quanto a Conal, ormai l'ha più o meno accettato… E poi so che avrei bisogno di farmi un goccetto, un bisogno come non mi càpita da vent'anni.

Gaby tese un braccio attraverso le fiamme. La sua mano parve prender fuoco, e Cirocco indietreggiò da lei con un ànsito convulso. Guardò fissamente quel volto indistinto, e colse la perplessità di Gaby.

— Oh… — disse Gaby ritraendo la mano. — Mi sa che devi esserci rimasta proprio male… Non l'avevo visto, il fuoco.

Non aveva visto il fuoco, pensò Cirocco, e un'immagine balzò ad invaderle la mente. Era qualcosa cui non aveva mai assistito coi suoi occhi, ma che da vent'anni non cessava d'incontrare in sogno. Gaby, con un lato del viso e gran parte del corpo anneriti, carbonizzati, incrinati, frantumati…

— Non hai veduto il fuoco… — mormorò Cirocco scotendo la testa.

— Evita di porre troppe domande — l'ammonì Gaby.

— E come posso farne a meno, Gaby. Ciò che vedo non si accorda a nulla di quello in cui credo. Tu sei come… lo spirito misterioso e sibillino di una fiaba. Parli per enigmi. Non mi è mai riuscito di capire per quale ragione in quei racconti gli spiriti non dicano apertamente le cose come stanno. Perché tutti quei minacciosi avvertimenti, e le mezze verità, e le allusioni, su cose che sono così terribilmente importanti?

— Cirocco, mio unico amore… nessuno più di me vorrebbe poterti aiutare. Se mi fosse consentito, ti dir rei difilato tutto quel che so dalla a alla zeta, chiaro e tondo come una relazione della NASA. Ma non posso. E ciò per un'ottima ragione… ma non chiedermi quale.

— Neppure un accenno?

Lo sguardo di Gaby s'era fatto remoto.

— Domanda, su, ma in fretta.

— Ehm… Gea ti sorveglia?

— No. Gea mi aspetta.

Cristo, pensò Cirocco. Può voler dire tutto o niente, ma non perdiamo tempo in recriminazioni.

— Lei lo sa che tu… vieni da me?