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— No. Sbrigati, non posso continuare a lungo.

— C'è modo di…

— Sconfiggerla? Sì. Scarta le soluzioni più ovvie. Tu devi…

S'interruppe, e incominciò a svanire. Ma chiuse gli occhi stringendo forte le palpebre, e serrò i pugni contro le tempie, e la sua immagine cominciò a riprendere corpo. Cirocco sentì che i capelli tagliati corti le si rizzavano sulla nuca.

— Meglio se non fai domande. Non troppe, almeno. Da quando ha preso Adam, la sua attenzione è quasi sempre rivolta a lui.

Gaby si stropicciò gli occhi con le nocche, ammiccò, poi si appoggiò all'indietro sulle braccia e distese le gambe.

Solo allora Cirocco si accorse che il fuoco era spento. Non solo spento, ma esaurito e freddo da un bel pezzo, ridotto a null'altro che un grigio mucchietto di avanzi sbriciolati. Gaby mosse i calcagni in mezzo a quelle ceneri.

— Se non fosse per la sua follia, Gea sarebbe invulnerabile. Non potresti far nulla contro di lei. Ma essendo pazza, corre dei rischi. Essendo pazza, affronta la realtà come fosse un gioco. Agisce in base a regole codificate. E l'insieme di queste regole lo deduce dai suoi vecchi film, dalla televisione, dalle fiabe e dai miti. La cosa più importante da capire è che Gea non fa la parte del buono. Lei lo sa, e preferisce così. Questo non ti suggerisce nulla?

Cirocco era sicura di sì, ma era stata così intenta ad ascoltare che quella domanda la colse di sorpresa. Aggrottò la fronte, si morse le labbra, e rispose augurandosi di non fare la figura della sciocca.

— …i buoni vincono sempre.

— Esatto. La qual cosa non significa che sarete voi a vincere, perché in base alle sue regole non è ancora stabilito che siate voi i buoni. E se perderete, dovranno trascorrere almeno vent'anni prima che possa rendersi disponibile un altro sfidante.

— Stai parlando di Adam? — domandò Cirocco.

— Sì. È lui il prossimo candidato al ruolo di eroe. Per il momento Gea lo tiene ad aspettare fra le quinte, pronta a esibirlo per mettervi in difficoltà. Ma il compito del ragazzo sarebbe tremendamente difficile. Gea intende indurlo ad amarla, quindi lui dovrebbe innanzitutto sconfiggere questo affetto, prima di potersi mettere a combattere contro Gea. È per tale motivo che Chris è stato lasciato in vita. Dovrà fungere da coscienza del ragazzo. Ma Gea lo ucciderà quando Adam avrà sei o sette anni. Anche questo fa parte del gioco.

Rimasero un poco in silenzio, mentre Cirocco digeriva il tutto. Provava un desiderio profondo di urlare il suo rifiuto di quel gioco sporco, ma lo ringoiò. Rammentava quel che lei stessa aveva detto a Conal. Ti aspettavi un combattimento leale?

— Finora l'hai presa per il verso sbagliato. Ti sono stati dati poteri di cui sembri non volerti rendere conto. Le capacità fisiche le accetti abbastanza facilmente, ma ne esistono altre che sono più forti.

Gaby prese a elencare sulle dita.

— Possiedi molti più alleati di quanti ne abbia Gea. Ve ne sono di evidenti, ma anche di occulti. Qualcuno verrà in tuo aiuto quando meno te l'aspetti. Hai una spia nel campo nemico. Serviti di Spione, e abbi fiducia in quello che ti può rivelare. Disponi di un angelo custode, per così dire. — Gaby sorrise, e agitò un pollice puntandoselo al petto. — Me. Farò tutto ciò ch'è in mio potere per far pendere la bilancia dalla tua parte. Ti dirò tutto quello che potrò… ma non aspettarti preavvisi in tempo reale. Conta su di me per un approfondimento delle questioni basilari. Fai conto ch'io sia una talpa.

Gaby diede a Cirocco il tempo di assimilare anche questi concetti.

— Ricorda, è meglio aspettare di esser certi di quello che si vuol fare, piuttosto che buttarsi avanti allo sbaraglio. E adesso, se tu volessi… toccarmi… — Gaby diede un colpo di tosse e distolse lo sguardo, e Cirocco si rese conto che era vicina alle lacrime. Fece l'atto di alzarsi.

— No, no, rimani lì. Niente sesso, niente del genere. Però se ci tocchiamo posso mantenere il contatto con te un attimino più a lungo. Spòstati solo un poco avanti.

Cirocco obbedì, portando i piedi nudi nella cenere accanto a quelli dell'amica. Gaby sedette col mento sulle ginocchia, e si strinsero le mani, e lei iniziò il suo racconto, mentre Cirocco ascoltava.

CINQUE

Robin guardò Conal alzarsi, aprire la porta e uscire. Piuttosto brusco l'amico, pensò, ma in fondo lei non gli aveva domandato nient'altro. Si erano reciprocamente usati, ciascuno per il proprio scopo. Comunque, avrebbe potuto almeno salutarla.

Ma fu subito di ritorno, portando la vecchia giacca che indossava quando l'avevano incontrato a Bellinzona, e che dopo il rapimento di Adam aveva di giorno in giorno usato sempre meno. Rovistò dentro una delle tasche e ne estrasse un lungo sigaro panciuto, del genere di quelli che un tempo aveva fumato di continuo, mentre ora li cercava raramente. A pensarci bene, aveva davvero fatto un sacco di cambiamenti dall'epoca in cui lei lo aveva conosciuto.

— Potrei averne uno anch'io? — gli domandò.

Conal, che aveva afferrato il suo sigaro fra i denti, le rifilò un'occhiata di traverso. Comunque ne tirò fuori un altro dalla tasca e glielo gettò.

— Mi sa che non ti piacerà — opinò, poi si mise a sedere sul letto, lasciandosi andare contro i giganteschi cuscini ammucchiati alla spalliera.

— Hanno un buon odore — spiegò Robin. — Il loro profumo m'è sempre piaciuto.

— Annusarli è una cosa, e fumarli un'altra. — Spuntò il suo con un morso, e lei fece altrettanto, poi accese un fiammifero e con calma si dedicò alla lunga operazione di innesco del sigaro. Azzurrognole nubi di fumo aromatico si dipanarono in aria.

— Qualunque cosa ti venga in mente di fare, non inalarlo — l'avvertì, e le porse un fiammifero.

Robin succhiò dall'estremità mozzata, e pochi secondi dopo era già in preda a un accesso di tosse. Conal le tolse il sigaro e la prese a pacche sulla schiena finché non le tornò il respiro, poi spense il colpevole schiacciandolo in un portacenere.

— Fa proprio schifo, eh? — le disse.

— Magari posso tirare giusto qualche boccata dal tuo.

— Tutto quel che vuoi, Robin. Tu hai pagato, e tu comandi.

— Davvero?

Si volse a guardarla dritto in volto, e lei fu sorpresa di constatare quanto apparisse nervoso e contrito.

— Senti, mi dispiace di non essere riuscito a far meglio. Ho tentato, parola, ma dopo un poco, capirai, non c'è molto che uno possa…

— Ma di cosa stai parlando? Sei stato bravissimo.

Gli occhi di Conal si ridussero a due fessure.

— Tu però non sei venuta.

— Conal, Conal… — Si girò, gli appoggiò un braccio sul petto e una gamba sull'inguine, e gli si rannicchiò addosso spingendo vivacemente la testa nell'incavo del suo collo. Poi gli parlò all'orecchio.

— Non me l'aspettavo mica, sai. Ripensaci. Non ti è sembrato che me la sia goduta anch'io?

— Sì — ammise Conal.

— E allora vuol dire che sei stato bravo. Non ho mai pensato di poter avere un orgasmo. Sinceramente continuo a non capire come sia possibile, in quel modo lì. La forma dei corpi è tutta sbagliata. È un tipo di rapporto che non sembra destinato a soddisfare la femmina.

— Eppure ci riesce — replicò lui. — Credimi sulla parola. Devi solo farci l'abitudine, ecco tutto. E io devo imparare…

La voce gli venne meno, e i loro occhi si cercarono. Conal strinse le spalle con aria di rassegnazione, e si riappoggiò ai guanciali. Robin fece lo stesso.

Era una giornata afosa. I loro corpi luccicavano di sudore. Robin si sentiva meravigliosamente. Avvertiva in sé una tiepida indolenza che faceva cantare le sue membra. Da quanto tempo non provava una sensazione come quella! Intrecciò le mani dietro la testa e diede un'occhiata in giù al proprio corpo, poi a quello di Conal.