Giunta in fondò all'erta Virginale rallentò, mentre i suoi zoccoli irrompevano violentemente nell'acqua. Si levò una tempesta di spruzzi, poi risuonò soltanto il lento clop clop degli zoccoli sulla sponda rocciosa.
— Ora basta, aureamìa — ansimò Virginale. Nova le diede una pacca sulla spalla e balzò giù all'asciutto. Non l'avrebbe ammesso tanto facilmente, ma anche lei aveva bisogno di una sosta. Mantenersi in groppa alla titanide era faticoso quasi quanto correre.
E non avrebbe avuto alcuna possibilità di riuscirci, senza un continuo aiuto da parte di Virginale. Almeno una dozzina di volte al miglio si era sentita scivolar via dal dorso nudo della titanide, ma era stata sempre ritrainata immediatamente al suo posto dalla stretta di una mano energica, oppure aveva avvertito sotto di sé il dorso di lei muoversi quanto bastava a restituirle un sia pur precario equilibrio. I titanidi esercitavano un controllo quasi sovrannaturale su quel che portavano in groppa. Nova sospettava che Virginale potesse correre al galoppo con una dozzina di bicchieri colmi di vino sulla schiena senza versarne una sola goccia.
Si lasciò cadere sopra una grande roccia piatta, si distese supina, e rimase ad osservare il cielo giallo.
Non era mica un posto tanto balordo, dopo tutto. Certo, proprio a sinistra di quel lembo di cielo s'inabissava misteriosamente l'immensità del raggio di Dione, ma c'era troppa foschia per vederlo bene. A Nova andava benissimo così.
Guardò la titanide, che scioltisi i capelli s'era genuflessa nel mezzo del gelido torrente. Virginale tuffò la testa, poi di scatto risollevò il tronco, leggiadramente tracciando un denso arco di acqua cristallina. Aveva capelli brunolucenti striati di verde smeraldo, lunghi più di un metro. Sfrecciarono a schiaffeggiarle sonoramente il dorso, poi Virginale scosse energicamente la testa, suscitando un liquido rovescio che andò ruscellandole giù pei fianchi. Il respiro le si addensava in nuvolette di vapore. Nova pensò ch'era bellissima.
Virginale rientrava nel genere dei titanidi villosi. Fatta eccezione per le palme delle mani e per il viso, tutto il suo corpo appariva rivestito di un manto affine a quello dei cavalli, zebrato in bande verdi e brune, che solo nella zona del cranio le si allungava similmente ad una chioma umana. Il volto era unicamente bruno. Rimanendo immobile sul limitare della foresta, Virginale sarebbe risultata pressoché invisibile.
Le sue conoscenze sulle creature selvatiche, Nova le aveva perlopiù acquisite guardando documentari naturalistici e visitando il piccolo zoo della Congrega. Aveva anche visto dei film in cui c'erano umani che cavalcavano, comprese certe storie di fanciulle che andavano pazze per quegli animali. Nello zoo della Congrega c'erano cinque cavalli. A Nova non avevano mai detto granché, ma adesso si chiedeva se quella mancanza d'entusiamo non fosse derivata solo dal fatto che a nessuno era consentito montarli.
Quel pensiero le diede fastidio. Stava facendo progressi nel considerare i titanidi come esseri umani… o come gente, avrebbe detto Conal, e le risultava sempre più difficile riduxli al rango di ottusi animali. Ma sospettava che, se fosse nata sulla Terra, sarebbe stata una cavallerizza appassionata. E osservare Virginale che si rinfrescava là in mezzo all'acqua, le rammentava inevitabilmente quei documentari sulla natura. Quand'era a corto di fiato, Virginale sbuffava come un cavallo, divaricando le sue ampie narici. Mentre Nova la stava a guardare, Virginale mise in atto uno di quei sorprendenti giochetti in puro stile titanide. Inalò acqua attraverso il naso — non meno di otto o dieci litri — volgendosi quindi a spruzzarsela violentemente sulla groppa.
Si udirono tre flebili note musicali, e Nova vide Virginale infilare una mano nella sacca — altro oggetto completamente alieno — e trarne fuori qualcosa che veniva chiamato seme radio. La titanide gli rivolse un breve canto, poi rimase in ascolto. Nova sentì l'oggetto cantare una risposta. Virginale trotterellò fuori dall'acqua e si scrollò come avrebbe fatto un cane.
— Chi era, Cirocco? — domandò Nova.
— Sì. Voleva sapere dov'eravamo.
— Qualcosa che non va?
— Non si è espressa in tal senso. Gradirebbe sapere se vorresti accompagnarla in un breve viaggio.
— Accompagnarla… dov'è che deve andare?
— Non l'ha detto. Nova balzò in piedi.
— Non importa. Grande Madre! Dille di sì. Dille che arrivo subito.
— Passa lei a prenderti — rivelò Virginale, e di nuovo cantò al seme.
Cirocco giunse in pochi minuti, sulle ali di un quasi invisibile Libellula Uno. L'esile velivolo manovrava con la fulminea vivacità di un colibrì. Cirocco lo portò ad atterrare su un fazzoletto di terreno pianeggiante lungo dieci metri, fermandolo col muso che sfiorava un masso grande come una casa. Balzò a terra, sollevò l'aereo e lo rigirò su se stesso nel tempo che Nova e Virginale impiegarono a raggiungerla.
— Salve, retrofiglia di Munyekera — salutò cerimoniosamente Virginale, poi guardò Nova,'le sorrise in punta di labbra e portò due dita al sopracciglio. — Come va, Nova?
— Salve, Capitano — cantò Virginale. Era l'unico frammento di canto titanide che Nova avesse imparato a riconoscere. Lei non disse nulla. Come al solito, al vedere Cirocco, nei primi istanti la bocca le si era inaridita al punto da non riuscire a spiccicar parola.
La Maga, pensò Nova. Altro che Capitano. Ci voleva Maga per definirla esattamente.
I vestiti che indossava le stavano a pennello. Nova aveva avuto poche occasioni di vederla così abbigliata. Portava pantaloni e camicetta di colore nero, e un cappello pure nero a larghe falde. Era aumentata di peso, rispetto a quando Nova l'aveva incontrata la prima volta, e per un qualche motivo quegl'indumenti tendevano ad accentuare la differenza. Anche in questo pareva che la Maga non potesse comportarsi come avrebbe fatto una donna qualsiasi. S'era armoniosamente rimpolpata in tutto il corpo, ma particolarmente nel seno. Dovevano entrarci quelle misteriose, periodiche scomparse nel cuore della foresta. Finora lei e Robin c'erano andate tre volte, tornando ogni volta più giovani, più floride e, per quanto riguardava Cirocco, anche con qualche chilo in più. Riusciva persino a diventare ancor più bella.
— Avrei da fare questa piccola spedizione — disse Cirocco con l'aria di sentirsi un po' a disagio. — Non è affatto necessario che tu venga, posso farcela da me. Ma non ci sono grossi pericoli, e ho pensato che potrebbe interessarti.
Nova si sentiva venir meno. Chiedimi di camminare sul fuoco, mia diletta. Chiedimi di strapparmi il cuore e regalarlo a te. Chiedimi di nuotare intorno al mondo, di correre più veloce di un titanide, di combattere a mani nude contro uno zombi. Chiedimi di far tutte queste cose, ed io con gioia le compirò per te, o morirò nel tentativo. E adesso invece tu vieni a domandarmi se potrei essere interessata a recarmi in qualche luogo insieme a te…
Sforzandosi di simulare indifferenza, fece una spallucciata alla perché-no e rispose: — Ma sì, Cirocco.
— Bene. — Cirocco aprì il portello dell'aereo, e Nova vide che l'unico sedile era stato rimosso. L'interno dell'abitacolo appariva completamente spoglio. — Toccherà viaggiare un po' allo stretto, ma ho voluto prendere l'aereo più piccolo che abbiamo. Non credo che sarà poi così spiacevole, anche se in pratica dovrai sederti sulle mie ginocchia.