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E fu per lei una sorpresa allorché al termine dello splendido convito, mentre i commensali ruttavano discretamente e si davano pacche soddisfatte sulla trippa, Cornamusa si schiarì la gola e attese che tutti facessero silenzio.

— Capitano — esordì in inglese. — Siamo rimasti assai soddisfatti, quando tu non hai avanzato obiezioni all'approntamento di quest'incontro conviviale. Come tu ben sai. è nostra consuetudine organizzare tal genere di festini soltanto in occasioni di notevole importanza per tutti noi.

— Siete rimasti soddisfatti, Cornamusa? — domandò Cirocco. Si rendeva conto di non avere affatto compreso qual fosse il vero significato dell'intervento di Cornamusa, e ciò la turbava. Dando un'occhiata agli altri titanidi, li vide intenti ad osservare gravemente i loro piatti vuoti. Virginale gettava rapidi sguardi verso il fondo della tavola, dove un posto e un coperto venivano approntati e attendevano, inutilizzati, ad ogni pasto, dal giorno in cui Chris era sceso a Pandemonio. — A nome di chi parli, amico mio?

— Parlo a nome dei titanidi qui presenti, e per conto di molte centinaia che non son potuti intervenire. Sono stato delegato a formulare questa… — Cirocco sentì aumentare la propria perplessità, mentre Cornamusa pareva annaspare in cerca dell'espressione giusta. Poi comprese che il motivo di quell'esitazione non era un semplice intoppo terminologico.

— È "lagnanza", la parola che stai cercando?

— Essa si colloca nelle sue immediate vicinanze — confermò Cornamusa, scotendo la testa con aria dispiaciuta. La guardò, supplichevole. E per un attimo quell'essere le apparve totalmente estraneo, per un attimo fu come se in lui s'incarnasse il primo titanide che ella avesse mai veduto… e non solo perché, di quel titanide, Cornamusa era in effetti diretto discendente. Avrebbe potuto essere scambiato per una donna dall'aspetto assolutamente sbalorditivo: la gran massa di chiome nerolucenti, i larghi zigomi prominenti, le lunghe ciglia, l'ampia bocca, le guance paffute e vellutate come quelle di un bambino…

Abbandonando la sua fantasticheria Cirocco tornò al presente, a quella realtà che sembrava volerla eludere.

— Continua, dunque — gli disse.

— È semplice. Vogliamo sapere in qual modo ti vai adoperando per ottenere il ritorno del fanciullo.

— E voi, cos'è che state facendo?

— Sono state compiute indagini. Sono state saggiate le difese di Pandemonio. Una ricognizione aerea tramite aerostato ci ha fornito la mappa della fortezza. A Titantown sono stati studiati alcuni piani d'intervento.

— Che genere di piani?

— Un attacco in grande stile. Un assedio. Per ciascuno di essi esistono svariate possibilità.

— Avete già qualcosa in fase di realizzazione?

— No, Capitano. — Cornamusa sospirò, fissando Cirocco dritto in volto. — Il bimbo deve essere recuperato. Perdonami, se puoi, ma debbo dirtelo. Tu rappresenti il nostro passato. Lui, il nostro futuro. Non possiamo consentire a Gea di tenerlo per sé.

Senza infrangere il silenzio dilagante, Cirocco li fissò a uno a uno. Nessuno dei titanidi ardì ricambiare quello sguardo. Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Robin, Conal e Nova, essi li distolsero immediatamente.

— Conal — disse infine — e tu ce l'hai un progetto?

— Avevo appunto intenzione di discuterne assieme a te — fece lui con aria di scusa. — Pensavo a un'incursione, solamente noi due, entrare e uscire con azione fulminea. Non credo che un attacco frontale funzionerebbe.

Cirocco volse di nuovo intorno lo sguardo.

— Ci sono altre proposte? Vediamo di metterle tutte sul tappeto, in modo da poterle confrontare.

— Attirala fuori — disse Nova.

— Cioè?

— Usa te stessa come esca. Inducila a uscire per combattere con te. Tendile una trappola. Una grande buca, o… non so, qualcosa del genere. Ora non è che abbia pensato ai particolari. Insomma, una specie di agguato, diciamo.

Fissò Nova con accresciuto rispetto. Era una trovata infame, ovviamente, ma in qualche modo le appariva migliore delle altre.

— Finora siamo a quota quattro idee — riassunse Cirocco. — C'è n'è ancora?

I titanidi non ne avevano. Comunque Cirocco era sinceramente sbalordita che fra tante possibili scelte fossero riusciti ad individuarne un paio. I titanidi possedevano molti talenti, ma erano negati per la tattica. Il loro cervello pareva incapace di afferrarne i princìpi basilari.

Si alzò.

— Va bene. Cornamusa, non c'è bisogno che ti scusi. È colpa mia, non avrei dovuto tenervi tutti all'oscuro di quel che andavo preparando. La vostra è una reazione comprensibile, tu e tutti gli altri titanidi siete ansiosi di recuperare il bambino, e mi vedete con le mani in mano. Sono quasi sempre via, parlo pochissimo… Ma avete ragione, è Adam il vostro futuro, e sono io la prima ad essergliene grata e a preoccuparmi per lui. Durante l'ultimo chiloriv non ho praticamente pensato ad altro. Contavo di esporvi i miei progetti stasera, però mi avete preceduto. Il primo punto è. Gea. Nessuno di voi la capisce. Dunque, fate conto di avermi proposto quattro sceneggiature. Quattro film. — Alzò le dita a enumerarli. — Cornamusa, hai parlato di attacco frontale. Definiamolo un film sulla Seconda Guerra Mondiale. Poi c'è l'assedio. Potrebb'essere un film epico ambientato al tempo degli antichi romani. Conal, la tua idea è quella di un film di cappa e spada. L'idea di Nova, invece, ricorda un western. Io ho pensato anche ad altre possibilità. C'è il film di mostri, che Gea gradirebbe particolarmente, in cui noi cerchiamo di bruciarla o di arrostirla con l'elettricità. C'è il film tipo evasione dal carcere, in cui noi veniamo imprigionati e organizziamo la fuga. C'è l'attacco aereo, che probabilmente rientrerebbe in un film sul Vietnam. Dovete tenere ben presente che Gea ha già previsto queste e numerose altre possibilità. Il mio piano prenderà spunto da molte di esse, ma per sconfiggere Gea dobbiamo assolutamente muoverci fuori dall'ambito dei film di genere.

Li guardò in volto uno per uno, e non fu sorpresa di vederli tutti in preda allo stupore. Probabilmente dovevano crederla uscita di senno, con tutti quei discorsi sui film.

— Non sono impazzita — disse in tono pacato. — Sto solo cercando di pensare nel modo in cui pensa Gea. Lei ha una vera e propria manìa per i film che vanno più o meno dal 1930 al 1990. Ha dato a se stessa l'aspetto di una famosa attrice morta nel 1962. I film li vuole vivere, nutre una fanatica ammirazione per i divi del cinema, e la maggior parte di quelli che ha scelto a protagonisti del suo grandioso spettacolo stanno seduti adesso intorno a questo tavolo. Per avere qui alcuni di voi non si è fermata di fronte a nessun ostacolo. E qualcuno dei presenti si può dire che lei l'abbia costruito, in un certo senso, proprio come gli onnipotenti produttori delle antiche case cinematografiche confezionavano immagini da appiccicare addosso ai loro divi. Per interpretare la parte principale ha scelto me. Ma questa è una grande produzione, con molti personaggi importanti e uno stanziamento di miliardi. Anche Gea può commettere errori. La morte di Gaby, ad esempio. Gaby avrebbe dovuto esser viva, a questo punto, nel ruolo di mia fedele assistente. Anche con Chris ha sbagliato. Doveva fare da primattore al mio fianco. Ci sarebbe dovuta essere una storia d'amore, tra me e Chris, ma si è messa di mezzo Valiha. Il loro amore non era stato previsto. Gea però è un regista accorto. Tiene sempre pronto di riserva un intreccio secondario, dispone sempre di sostituti per ovviare immediatamente alla defezione di qualche attore. Il suo reparto sceneggiatura può fornire in ogni momento qualche variante, suggerire qualche sistema per rimescolare le carte e far andare avanti la trama. Un buon esempio di questa capacità sei tu, Conal.