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— Harold, avete un’ottima cera.

— Sciocchezze. Sono un ospedale geriatrico ambulante. Ma voi piuttosto, vecchio congiurato, dovete esservi trasferito in un altro corpo dopo l’ultima volta che vi ho visto!

— Niente affatto. Semplicemente una vita regolata.

— Io invece declino. Troppe preoccupazioni e troppo vino. Deve essere bello fare la vita dell’universitario, libero da ogni pensiero.

— Certo, certo. Oh, Harold, vorrei presentarvi il sottotenente Hector.

Hector scattò sull’attenti.

— Riposo, riposo. Non c’è bisogno di alcuna formalità. Allora voi siete l’uomo che ha battuto l’assassino kerakiano, eh?

— Signornò. Cioè, signorsì. Voglio dire che il professor Leoh è quello…

— Sciocchezze. Albert mi ha raccontato tutto. Siete voi che avete affrontato il pericolo.

Hector boccheggiò come se cercasse di dire qualcosa, ma non riuscì a spiccicare parola.

Spencer affondò una delle grosse mani in tasca e ne estrasse una piccola scatola d’ebano. — Questa è per voi, tenente — disse porgendo l’astuccio ad Hector.

Il giovanotto l’aprì e vide, contro uno sfondo nero pece, due piccoli spilli d’argento a forma comete: i gradi da tenente. Rimase a bocca aperta.

— L’annuncio ufficiale sta passando attraverso la solita trafila della Guardia Spaziale — disse Spencer. — Ma ho pensato che non aveva senso aspettare che i computer finissero il lavoro. Congratulazioni per la promozione meritata.

Hector riuscì appena ad emettere un Grazie, signore! Rivolto a Leoh, Spencer disse: — E adesso, Albert, ricordiamo un po’ i vecchi tempi. Avrete certamente qualcosa da bere, no?

Parecchie ore dopo, i due vecchi amici se ne stavano seduti sul divano ad aria, mentre Hector ascoltava dalla sua poltrona. Il colore delle pareti era passato dalle gradazioni del rosso a quelle del giallo, e il profumo ricordava i fiori del deserto.

— E cosa pensate di fare, ora? — domandò Sir Harold al professore. — Non vorrete darmi a intendere che avete intenzione di star qui a crogiolarvi nel lusso e di tornare poi a Carinae, nel bel mezzo della più grave crisi politica del secolo!

Leoh si strinse nelle spalle e alzò i sopraccigli, facendo scomparire in una rete di rughe la accia rotonda. — Non so ancora con sicurezza quello che farò. Vorrei riflettere meglio su alcuni progetti per il miglioramento dei trasporti interstellari. E vorrei restare da queste parti, nel caso che i selvaggi di Kerak tentassero ancora di servirsi della duellomacchina per raggiungere i loro scopi.

— Lo sapevo! — tuonò Spencer. — State impastoiandovi nella politica! Prima o poi mi soffierete il posto.

Anche Hector scoppiò a ridere.

Poi Spencer si ricompose e continuò, con maggiore serietà: — Certo saprete che, ufficialmente, sono qui per assistere all’inaugurazione del nuovo primo ministro, nella persona del generale Martine.

— Sì — disse Leoh. — E qual è la ragione vera?

Abbassando la voce, Spencer rispose: — Vorrei persuadere Martine a entrare nella Federazione. O, almeno, a firmare un trattato di alleanza con noi. È l’unico modo in cui Acquatainia potrebbe evitare una guerra. Tutti i suoi alleati precedenti sono stati assorbiti da Kerak, o vivono nel terrore. Gli acquatainiani, rimasti soli, si trovano in grave pericolo. Ma se diventassero membri della Federazione, o suoi alleati, Kanus non avrebbe certo il coraggio di attaccarli.

— Acquatainia ha sempre rifiutato anche solo di stringere un’alleanza.

— Già, ma ora che Kanus si sta preparando apertamente alla guerra, il generale Martine potrebbe vedere le cose diversamente — disse Spencer.

— Ma il generale… — cominciò Hector, poi si fermò.

— Avanti, ragazzo mio. Cosa stavate dicendo.

— Be’, forse non è importante. È solo qualcosa che Geri mi ha detto sul generale… ehm… il primo ministro. L’ha definito uno zoticone, caparbio, vanitoso e dalla vista corta. Testuali parole, signore.

Spencer sbuffò. — All’ambasciata terrestre, qui, hanno usato parole un po’ diverse, ma il quadro è lo stesso.

— E ha detto anche che è un tipo coraggioso e pieno di amor patrio, ma collerico.

Leoh si volse a Spencer, preoccupato. — Non credo che sarà disposto ad ammettere la necessità di una protezione da parte della Federazione.

Sir Harold si strinse nelle spalle. — Il fatto è che un’alleanza con la Federazione è l’unico modo per evitare una guerra. Ho fatto studiare la situazione dai simulatori del nostro computer. Il calcolatore predice che, ora che Kerak ha assorbito Szarno e neutralizzato i precedenti alleati dell’Ammasso d’Acquatainia, quest’ultimo sarà sconfitto in una guerra. Le probabilità sono novantanove su cento.

Leoh assunse un’espressione ancor più tetra.

— E una volta che Kanus avrà Acquatainia fra i suoi artigli, attaccherà la Federazione.

— Cosa? Ma è un suicidio! Perché farà questo?

— Perché Kanus è un pazzo — rispose Spencer, con rabbia genuina nella voce. — I sociodinamici dicono che una dittatura come la sua deve continuamente cercare di espandersi, per non essere frantumata da pressioni e dissensi interni.

— Ma non può battere la Federazione! — esclamò Hector.

— Esatto — convenne il Comandante. — Tutte le simulazioni di computer eseguite da noi mostrano che la Federazione schiaccerà Kerak, anche se Kanus potrà disporre delle risorse di Acquatainia.

Il Comandante della Guardia Spaziale tacque un attimo, poi aggiunse: — Ma i computer predicono anche che la guerra costerà milioni di vite umane ad entrambe le parti. E farà esplodere altrove altre guerre che infine potrebbero distruggere completamente la Federazione.

Leoh si appoggiò allo schienale dicendo: — Allora Martine deve accettare assolutamente questa alleanza.

Spencer annuì. Ma era evidente che non ci sperava molto.

3

Leoh e Hector seguirono alla tridimensionale, nell’appartamento del professore, la cerimonia dell’insediamento del generale Martine. E, la sera, si unirono alla folla di uomini politici, di commercianti, di comandanti militari, di ambasciatori, artisti, turisti e altri VIP, che si erano radunati nello spazioporto principale della città per il gran ballo in onore del nuovo primo ministro.

La festa doveva aver luogo a bordo di un satellite che orbitava attorno al pianeta.

— Pensate che Geri ci sarà? — domandò Hector a Leoh, mentre si infilavano nel traghetto traboccante di gente.

Hector indossava l’uniforme nera e argento, con le comete sul colletto. Leoh invece, dal consiglio ricevuto con il biglietto d’invito alla festa, indossava una tuta semplice ma elegantissima, di un rosso splendido con ornamenti d’oro.

— Avete detto che è stata invitata — rispose Leoh.

I due uomini riuscirono a trovare un paio di sedili vicini, li occuparono e agganciarono le cinture.

— Ma non aveva ancora deciso se andarci o no, dato che suo padre è morto solo da due settimane.

Appoggiandosi allo schienale della poltroncina imbottita, Leoh disse: — Be’, se non la trovate là dopo potrete stare qualche ora insieme, raccontandole della festa.

La faccia buia del tenente si illuminò di un sorriso. — Già, non ci avevo pensato.

Il traghetto si riempì alla svelta di invitati chiassosi, poi partì. Volò come un aviorazzo normale fino alla sommità dell’atmosfera, e si diresse rapidamente al satellite. Quando Leoh ed Hector uscirono dalla camera stagna per entrare nel satellite la festa era già cominciata da parecchio.

Il satellite era enorme, a forma di globo e dall’interno erano stati rimossi tutti i ponti e le pareti, cosicché aveva preso l’aria di una grossa bolla di sapone. L’involucro della bolla era trasparente, tranne in corrispondenza dei piccoli dischi disposti intorno alle varie camere stagne.