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«Il Duca deve sapere che io l’ho condannato» disse il Barone. «E ugualmente devono saperlo anche le altre Grandi Case. Questo, le fermerà, per un poco, e io avrò più spazio per manovrare. È necessario, ma non per questo mi piace.»

«Spazio per manovrare!» lo canzonò Piter. «Gli occhi dell’Imperatore sono già su di voi, Barone; voi vi muovete troppo spavaldamente. Un giorno l’Imperatore manderà una o due delle sue legioni Sardaukar quaggiù, su Giedi Primo, e sarà la fine del Barone Vladimir Harkonnen.»

«Ti piacerebbe vederla, vero, Piter?» disse il Barone. «Quanto godresti nel vedere i Corpi dei Sardaukar mettere a ferro e a fuoco le mie città e saccheggiare questo castello? Dimmi, quanto ne godresti?»

«Avete bisogno di chiederlo, Barone?» bisbigliò Piter.

«Tu saresti dovuto essere un Bashar dei Corpi» insistette il Barone. «Tu sei troppo affascinato dal sangue e dal dolore. Forse sono stato troppo precipitoso quando ti ho promesso le spoglie di Arrakis.»

Piter attraversò la stanza in punta di piedi, fermandosi dietro a Feyd-Rautha. L’atmosfera era tesa: il giovane alzò gli occhi su Piter, accigliandosi.

«Non prendetevi gioco di Piter, Barone» disse il Mentat. «Voi mi avete promesso Lady Jessica. Me l’avete promessa personalmente.»

«E perché, Piter?» chiese il Barone. «Per il dolore?»

Piter lo fissò senza rispondere. Il silenzio si prolungò.

Feyd-Rautha si agitò sulla sedia sospesa. «Zio, devo proprio restare? Avevi detto che…»

«Il mio caro Feyd-Rautha si spazientisce» l’interruppe il Barone. Si agitò all’ombra del globo. «Pazienza, Feyd» rivolse nuovamente la sua attenzione al Mentat. «E il Duchino, mio caro Piter? Il bambino, Paul?»

«La trappola lo condurrà direttamente tra le vostre mani, Barone» mormorò Piter.

«Non è questa la mia domanda» replicò il Barone. «Ricordi? Avevi predetto che quella strega Bene Gesserit avrebbe generato una figlia al Duca. Ti sei sbagliato, eh, Mentat?»

«Mi sbaglio molto di rado, Barone» disse Piter, e per la prima volta la sua voce tremò. «Concedetemi almeno questo: molto di rado. Lo sapete anche voi che queste Bene Gesserit di solito generano figlie. Anche la moglie dell’Imperatore ha generato soltanto femmine.»

«Zio» s’intromise Feyd-Rautha, «avevi detto che ci sarebbe stato qualcosa d’importante, qui, che io…»

«Ma sentilo, mio nipote!» esclamò il Barone. «Aspira a comandare la mia Baronia, e tuttavia non sa neppure comandare la propria impazienza.» Il Barone si mosse ancora accanto al globo, ombra tra le ombre. «Vedi, Feyd-Rautha Harkonnen, ti ho fatto venire qui sperando di poterti insegnare un po’ di saggezza. Hai osservato il nostro bravo Mentat? Avresti dovuto imparare qualcosa da questo nostro scambio di opinioni.»

«Ma, zio…»

«Un Mentat estremamente efficiente, il nostro Piter. Non sei d’accordo, Feyd?»

«Sì, ma…»

«Ah. proprio così: ’ma…’! Ma consuma troppa spezia, la mangia come fosse frutta candita. Guardagli gli occhi! Potrebbe essere arrivato qui direttamente da una miniera di Arrakis. Efficiente, Piter, ma ancora troppo emotivo e succubo a improvvisi scoppi di passione. Efficiente, Piter, ma capace ancora di sbagliarsi.»

Piter ribatté a bassa voce e di cattivo umore: «Mi avete forse fatto venire qui per nuocere alla mia efficienza con delle critiche, Barone?»

«Nuocere alla tua efficienza? Tu mi conosci bene, Piter. Desidero soltanto che mio nipote sappia quali sono i limiti di un Mentat.»

«State già addestrando, forse, il mio sostituto?» domandò Piter.

«Sostituire te? Perché mai, Piter? Dove troverei un altro Mentat con la tua astuzia e il tuo veleno?»

«Nello stesso luogo dove avete trovato me, Barone.»

«Forse dovrei farlo» meditò il Barone. «Mi sei sembrato un po’ instabile, in questi ultimi tempi. È tutta quella spezia che mangi?»

«Forse che i miei piaceri sono troppo costosi, Barone? Avete qualche obiezione?»

«Mio caro Piter, sono appunto i tuoi piaceri che ti legano a me. Come potrei avere obiezioni? Desidero soltanto che mio nipote prenda nota di questo.»

«Allora sono in vetrina? Devo mettermi a ballare? Devo forse esibirmi in tutte le mie varie funzioni per l’eminente Feyd-Rau…»

«Precisamente» l’interruppe il Barone. «Tu sei in vetrina. E adesso, taci.» Si voltò verso Feyd-Rautha: le labbra di suo nipote, turgide e sporgenti (il marchio genetico degli Harkonnen), erano piegate in una smorfia, quasi un sorriso. «Questo è un Mentat, Feyd. È stato addestrato e condizionato a svolgere certi compiti. Non dobbiamo dimenticarci, tuttavia, che esso dimora all’interno di un corpo umano. Un grave svantaggio: a volte mi convinco che i nostri antenati, con le loro macchine pensanti, avevano visto giusto.»

«Erano soltanto giocattoli, paragonati a me» lo canzonò Piter. «Voi stesso, Barone, potreste battere di gran lunga quelle macchine…»

«Forse» concesse il Barone. «Ah, ora…» (respirò a fondo e ruttò) «ora, Piter, descrivi brevemente a mio nipote le più importanti caratteristiche della nostra campagna contro la Casa degli Atreides. Cerca di funzionare come il nostro Mentat, se non ti dispiace.»

«Barone, vi ho avvertito: non confidate queste informazioni a una persona così giovane. Le mie osservazioni del…»

«Tocca a me giudicare» ribatté il Barone. «Ti ho dato un ordine, Mentat. Ora, esibisci questa tua funzione.»

«Così sia» concluse Piter. Si raddrizzò e assunse uno strano atteggiamento dignitoso: come un’altra delle sue maschere, che questa volta, però, gli copriva tutto il corpo. «Fra pochi giorni standard, l’intera casata del Duca Leto s’imbarcherà su uno dei vascelli della Gilda Spaziale, diretto ad Arrakis. La Gilda li scaricherà nella città di Arrakeen, e non nella nostra Carthag. Il Mentat del Duca, Thufir Hawat, avrà giustamente concluso che Arrakeen è più facile da difendere.»

«Ascolta attentamente» disse il Barone. «Osserva come i piani s’incastrino nei piani, in altri piani.»

Feyd-Rautha assentì, pensando: Questo già assomiglia di più a quanto mi aspettavo. Il vecchio mostro ha finalmente deciso di introdurmi nei suoi segreti. Questo significa che vuole veramente fare di me il suo erede.

«Vi sono molte altre possibilità divergenti» continuò Piter. «Io ho previsto che la Casa degli Atreides verrà su Arrakis, ma non dobbiamo ignorare la possibilità che il Duca abbia un contratto con la Gilda per farsi trasportare in un luogo sicuro, fuori del Sistema. Altri, in simili circostanze, hanno rinnegato le proprie casate, hanno preso con sé atomiche e scudi di famiglia e si sono precipitati al di là dell’Impero.»

«Il Duca è un uomo troppo orgoglioso per farlo» disse il Barone.

«È una possibilità» replicò Piter. «L’effetto finale, tuttavia, per noi sarebbe lo stesso.»

«No, non sarebbe lo stesso!» ruggì il Barone. «Devo averlo morto, e la sua famiglia estinta!»

«Questo è altamente probabile» disse Piter. «Vi sono chiari indizi, quando una Casa ha deciso di rinnegarsi. Non sembra che il Duca si prepari a nulla del genere.»

«Appunto» sospirò il Barone. «Continua, Piter.»

«Ad Arrakeen» disse Piter, «il Duca e la sua famiglia occuperanno la Residenza, che ultimamente ha ospitato il Conte e la Lady Fenring.»

«L’Ambasciatore ai Contrabbandieri» sogghignò il Barone.

«Ambasciatore a che cosa?» domandò Feyd-Rautha.

«Tuo zio scherza» gli spiegò Piter. «Chiama il Conte Fenring ’Ambasciatore ai Contrabbandieri’ a causa del grande interesse dell’Imperatore nel contrabbando su Arrakis.»

Feyd-Rautha fissò perplesso suo zio. «Perché?»