Выбрать главу

— Qual è adesso la popolazione di Vettore Rinascimento — domandai.

— Credo che sia circa la stessa… cinque miliardi di persone, cento milioni più, cento milioni meno. Come ho detto, la Pax vi arrivò presto e offrì sia il crucimorfo sia il regime di controllo demografico che lo accompagna.

— Hai detto d’esserci stato — dissi all’androide. — Che mondo è?

— Ah — sospirò A. Bettik, con un sorriso triste — sono rimasto per meno di trentasei ore nello spazioporto di Vettore Rinascimento. Ero stato spedito dal pianeta Asquith per colonizzare le nuove terre di re William su Hyperion. Ci svegliarono dal crio-sonno, ma non ci permisero di lasciare la nave. Non ricordo molto, di quel mondo.

— Sono tutti cristiani rinati? — domandò Aenea. Pareva pensierosa, un po’ chiusa in se stessa. Notai che si mangiucchiava di nuovo le unghie.

— Oh, sì — disse A. Bettik. — Quasi tutt’e cinque miliardi, purtroppo.

— E non scherzavo, sulla forte presenza militare della Pax — dissi. — I soldati che addestravano la Guardia Nazionale di Hyperion provenivano da Vettore Rinascimento. Lì è di stanza un’importante guarnigione e il pianeta è il punto di smistamento per la guerra contro gli Ouster.

Aenea annuì, ma pareva sempre turbata.

Decisi di non menare il can per l’aia. — Perché andiamo proprio lì? — domandai.

Aenea mi guardò. I suoi occhi scuri erano molto belli, ma remoti, in quel momento. — Voglio vedere il fiume Teti.

Scossi la testa. — Il fiume Teti era un’applicazione del teleporter, sai. Non esisteva fuori della Rete. O meglio, esisteva come migliaia di piccole sezioni di altri fiumi.

— Lo so. Ma voglio vedere un fiume che fosse parte del Teti ai tempi della Rete. Mia madre me ne parlò. Mi disse che il Teti era simile al Grand Concourse, ma più tranquillo. Lo si poteva navigare da mondo a mondo, per settimane, mesi.

Cercai di non arrabbiarmi. — Sai che in pratica non abbiamo nessuna possibilità di oltrepassare le difese di Vettore Rinascimento — dissi. — E se ci riusciamo, lì non ci sarà il Teti, ma solo quel tratto di fiume che faceva parte del Teti. Come mai è tanto importante vederlo?

Aenea cominciò a scrollare le spalle, si trattenne. — Se ricordi, ho parlato di un architetto con cui devo… voglio… studiare.

— Sì, ma non sai come si chiama né in quale mondo si trova. Allora perché inizi la ricerca da Vettore Rinascimento? Non potremmo almeno guardare su Rinascimento Minore? O evitare tutto il sistema e andare in un pianeta disabitato, Armaghast per esempio?

Aenea scosse la testa. Notai che si era pettinata con cura particolare: le ciocche bionde risaltavano. — Nei miei sogni — disse — uno degli edifici di quell’architetto si trova sul Teti.

— Ci sono centinaia di pianeti su cui scorreva il Teti — dissi, sporgendomi verso di lei perché vedesse che parlavo seriamente. — Non tutti comportano il rischio d’essere catturati o uccisi dalla Pax. Dobbiamo proprio cominciare da Rinascimento?

— Penso di sì — rispose lei, piano.

Lasciai cadere le mani sulle ginocchia. Martin Sileno non aveva detto che quel viaggio sarebbe stato facile o razionale… aveva solo detto che avrebbe fatto di me un eroe. — E va bene — dissi, sentendo nella mia voce la stanchezza. — Qual è il tuo piano stavolta, ragazzina?

— Non ho un piano. Se saranno lì ad aspettarci, dirò loro la verità: atterriamo su Vettore Rinascimento. Penso che ci lasceranno atterrare.

— E se ci lasciano atterrare? — replicai, cercando di raffigurarmi la nave circondata da migliaia di soldati della Pax.

— Allora vedremo, penso — disse Aenea. Mi sorrise. — Chi vuol fare una partita a biliardo a gravità 0,2? A soldi, stavolta.

Trattenni una risposta pepata, cambiai tono. — Tu soldi non ne hai.

Aenea allargò il sorriso. — Allora non posso perdere, giusto?

26

Per 142 giorni il Padre Capitano de Soya attende che la bambina entri nel sistema solare di Rinascimento e ogni notte la sogna. La vede con chiarezza così com’era quando l’ha incontrata per la prima volta davanti alla Sfinge: sottile come un giunco, occhi attenti ma non impauriti malgrado la tempesta di sabbia e le figure minacciose, le manine alzate come per coprirsi il viso o per correre ad abbracciarlo. Spesso, nei sogni, la bambina è sua figlia e insieme passeggiano nelle affollate vie-canale di Vettore Rinascimento, parlando della sorella maggiore di de Soya, Maria, che è stata ricoverata nel Centro Medico di S. Giuda a Da Vinci. Nei sogni, de Soya e la bambina camminano mano nella mano nei pressi dell’enorme complesso medico e lui spiega come conta di salvare stavolta la vita di sua sorella: non lascerà che Maria muoia nel modo in cui è morta la prima volta.

In realtà Federico de Soya aveva sei anni standard, quando con la famiglia era giunto su Vettore Rinascimento da Llano Estacado, isolata regione del mondo provinciale di MadredeDios. Quasi tutti, su quel pianeta scarsamente popolato, desertico e sassoso, erano cattolici, ma non cattolici rinati nella Pax. La famiglia de Soya faceva parte del movimento scissionistico marianista e aveva lasciato Nuevo Madrid più di un secolo prima, quando quel mondo aveva votato di unirsi alla Pax e di sottomettere al Vaticano tutte le sue chiese cristiane. I Marianisti veneravano la Santa Madre di Cristo più di quanto non consentisse l’ortodossia vaticana: perciò il giovane Federico era cresciuto su di un mondo desertico marginale con la sua devota colonia di sessantamila cattolici eretici che per protesta avevano rifiutato il crucimorfo.

Maria, a quel tempo dodicenne, si era ammalata durante l’epidemia provocata da un retrovirus di provenienza esterna che come una falce aveva mietuto vittime nella regione degli allevatori di bestiame. Chi era contagiato dalla Morte Rossa, moriva nel giro di trentadue ore o si riprendeva; Maria non si era ripresa e i suoi lineamenti, un tempo assai belli, erano quasi cancellati dalle orribili stigmate cremisi.

I familiari l’avevano portata all’ospedale di Ciudad de la Madre, nel Llano Estacado, la regione meridionale, spazzata dal vento, ma i medici marianisti non potevano far altro che pregare. A Ciudad de la Madre c’era una nuova missione di cristiani rinati, tollerata dai locali pur con qualche restrizione, e il prete che la dirigeva, un uomo di buon cuore, tal padre Maher, aveva supplicato il padre di Federico di consentire che la bambina moribonda ricevesse il crucimorfo. Federico era troppo giovane per ricordare i particolari della discussione dei disperati genitori, ma ricordava tutta la famiglia… sua madre, suo padre, le altre due sorelle e il fratello più giovane… in ginocchio nella locale chiesa marianista a supplicare la guida e l’intercessione della Santa Madre.

Furono gli altri allevatori della Cooperativa Marianista del Llano Estacado a raccogliere il denaro necessario per mandare tutta la famiglia de Soya in uno dei famosi centri medici di Vettore Rinascimento.

Il fratello e le altre sorelle di Federico rimasero presso un vicino, ma per qualche motivo lui, che a quel tempo aveva sei anni, fu scelto per accompagnare nel lungo viaggio i genitori e la sorella moribonda. Per tutti fu la prima esperienza del crio-sonno, più pericoloso ma meno costoso della crio-fuga… e in seguito de Soya ricordò che il gelo nelle ossa gli pareva fosse durato per tutte le settimane trascorse su Vettore Rinascimento.

Nella clinica a Da Vinci i medici della Pax riuscirono sulle prime ad arrestare la diffusione della Morte Rossa nel corpo di Maria, addirittura eliminando alcune stigmate sanguinanti; ma dopo tre settimane locali il retrovirus riprese il sopravvento. Ancora una volta un prete della Pax (in questo caso, diversi preti che facevano parte del personale della clinica) sollecitò i genitori di de Soya perché rinunciassero ai principi marianisti e consentissero alla bambina moribonda di accettare il crucimorfo prima che fosse troppo tardi. In seguito, diventato adulto, de Soya poté meglio immaginare quanto fosse stata sofferta la decisione dei suoi genitori: la morte delle proprie convinzioni più profonde oppure la morte della propria figlia.