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Proprio a causa di questa tensione segreta, dieci ore prima della traslazione il Padre Capitano de Soya stabilisce un incontro con tutti gli ufficiali in servizio. Di solito simili conferenze si tengono mediante collegamento su banda a raggio compatto, ma de Soya ordina che tutti si trasferiscano di persona sul trasporto truppe San Malo. La principale sala conferenze della nave è abbastanza ampia da contenere comodamente le varie decine di ufficiali convocati.

De Soya inizia con un richiamo dalle varie possibilità per cui si sono allenati ormai da mesi. Se la bambina minaccia di nuovo di autodistruggersi, tre navi torcia (la vecchia task force MAGI di de Soya) si accosteranno velocemente al bersaglio, l’avvolgeranno in campi di classe dieci, stordiranno chiunque si trovi a bordo e terranno in stasi la nave, finché la Giacobbe non l’avrà presa a rimorchio utilizzando i suoi potenti generatori di campo.

Se la nave tenta di lasciare il sistema sfruttando la superiore velocità, come è accaduto nella zona di Parvati, astrovedette e cacciatorpediniere la impegneranno con ripetuti attacchi, mentre le navi torcia manovreranno per bloccarla.

De Soya fa una pausa. — Domande? — dice poi. Fra le file e file di poltrone vede facce note, i capitani Lempriere, Sati, Wu e Hearn, padre Brown, la Madre Capitano Boulez, la Madre Comandante Stone, il comandante Barnes-Avne. Il sergente Gregorius, Kee e Rettig stanno in posizione di riposo in fondo alla sala, ammessi in così augusta compagnia solo per la loro condizione di guardie del corpo.

Il capitano Marget Wu dice: — E se la nave tenta l’atterraggio su Vettore Rinascimento o Rinascimento Minore o una delle lune?

De Soya si scosta dal basso podio. — Come discusso nell’ultima riunione, se la nave tenta l’atterraggio, decidiamo sul momento.

— Basandoci su quali fattori, Padre Capitano? — domanda l’ammiraglio Serra, della nave Tre-C San Tommaso d’Aquino.

De Soya esita solo un secondo. — Parecchi fattori, ammiraglio — risponde. — Il punto dove la nave si dirige… se sarebbe meno rischioso, per la vita della bambina, permettere l’atterraggio o tentare di bloccare la nave durante la manovra… se c’è qualche possibilità che la nave ci sfugga.

— Se c’è qualche possibilità? — domanda il comandante Barnes-Avne. La donna, di nuovo in perfetta salute, incute quasi paura, nell’uniforme spaziale nera.

— Non dirò che non c’è nessuna possibilità — risponde de Soya. — Non mi sento di dirlo, dopo Hyperion. Ma ridurremo al minimo le possibilità.

— Se compare la creatura Shrike… — comincia il capitano Lempriere.

— Abbiamo già simulato questa possibilità — lo interrompe de Soya — e non vedo ragione di modificare i nostri piani. Stavolta useremo fuoco a controllo computerizzato su grande scala. Su Hyperion quella creatura rimaneva nello stesso posto per meno di due secondi. Un periodo troppo breve per le reazioni umane, che confondeva la programmazione dei sistemi automatici di controllo del fuoco. Abbiamo riprogrammato i sistemi… compresi quelli delle tute individuali.

— Così i marines abborderanno la nave? — domanda un capitano di astrovedetta, seduto nell’ultima fila.

— Solo se ogni altra manovra fallisce — risponde de Soya. — O dopo che la bambina e i suoi compagni saranno stati bloccati nei campi di stasi e resi incoscienti dagli storditori.

— E contro la creatura useremo le neuroverghe? — domanda un capitano di cacciatorpediniere.

— Sì — conferma de Soya. — Purché l’uso delle neuroverghe non metta a repentaglio la bambina. Altre domande?

Tutti tacciono.

— Padre Maher concluderà con la benedizione — dice il Padre Capitano de Soya. — Buona fortuna a tutti.

27

Non so bene che cosa ci spinse ad andare tutti nella camera da letto del Console, in punta alla nave, per guardare la traslazione nello spazio normale. L’ampio letto del Console (quello dove avevo dormito nelle ultime settimane) occupava il centro della stanza, ma lo si poteva ripiegare in una sorta di divano e ora lo ripiegai. Dietro il letto c’erano due cubi opachi (il guardaroba e il bagno/doccia), ma quando lo scafo diventava trasparente, quei cubi erano due semplici blocchi neri contro il campo di stelle intorno a noi e sopra di noi. Mentre la nave decelerava dalla velocità Hawking, le ordinammo di rendere trasparente lo scafo

La prima occhiata, mentre la nave si apprestava a iniziare la rotazione per posizionarsi e decelerare, ci mostrò il pianeta Vettore Rinascimento, tanto vicino da risultare un disco bianco e azzurro anziché un puntino simile a una stella, e due delle tre lune. Si vedevano decine e decine di stelle, cosa insolita, perché in genere il bagliore del sole anneriva il cielo e lasciava scorgere solo le stelle più luminose. Aenea si stupì.

«Non sono stelle» disse la nave, completando la lenta rotazione. Il motore a fusione si accese con un rombo e iniziammo a decelerare verso il pianeta. In situazioni normali non saremmo mai usciti dalla velocità C-più così vicino a un pianeta e alle sue lune (i loro pozzi gravitazionali rendevano assai pericolose le decelerazioni) ma la nave ci aveva garantito che i suoi campi migliorati avrebbero superato qualsiasi difficoltà. Ma non quella che si presentava!

«Non sono stelle» ripeté la nave. «Ci sono più di cinquanta navi in movimento nel raggio di centomila chilometri da noi. Altre decine di navi sono in posizione orbitale di difesa. Tre di esse… navi torcia, dalla traccia di fusione… si trovano a duecento chilometri da noi e si avvicinano.»

Nessuno aprì bocca. La nave si sarebbe potuta risparmiare l’ultima frase: le tre scie dei motori a fusione parevano direttamente su di noi, ardevano in cima alla nostra nave come fiamme di saldatore soffiate contro il nostro viso.

«Ci danno la voce» disse la nave.

— Video? — domandò Aenea.

«Solo audio» rispose la nave, in un tono che pareva più conciso ed efficiente del solito. Possibile che una IA provasse tensione?

— Sentiamo — disse la bambina.

«…nave appena entrata nel sistema Vettore Rinascimento» diceva in quel momento una voce. Una voce nota. L’avevamo udita nel sistema di Parvati. Il Padre Capitano de Soya. «Attenzione, nave appena entrata nel sistema Vettore Rinascimento» ripeté la voce.

— Da quale nave proviene la chiamata? — domandò A. Bettik, guardando le tre navi torcia in avvicinamento. Il suo viso azzurro era bagnato dalla luce azzurra dei motori al plasma.

«Non identificabile» rispose la nave. «Trasmissione a raggio compatto di cui non ho localizzato la provenienza. Potrebbe provenire da una qualsiasi delle settantanove navi sui miei schermi.»

Avevo l’impressione di dover fare un commento, dire qualcosa d’intelligente. — Yoicks — dissi, come se aizzassi i cani in una caccia alla volpe. Aenea mi lanciò un’occhiata e poi tornò a guardare le navi torcia sempre più vicine.

— Tempo per Vettore Rinascimento? — domandò con calma.

«Quattordici minuti a delta-v costante» disse la nave. «Ma questo livello di decelerazione sarebbe illegale entro quattro distanze planetarie.»

— Continua a questo livello.

«Attenzione, nave appena entrata nel sistema Vettore Rinascimento» diceva intanto la voce di de Soya. «State per essere abbordati. In caso di resistenza, useremo gli storditori. Ripeto… attenzione, nave appena entrata…»

Aenea mi guardò e sorrise. — Mi sa che non posso più usare il trucco della depressurizzazione, eh, Raul?

Non riuscii a pensare un commento intelligente, a parte il yoicks di poco prima. Mostrai le mani, palmi in alto.