«Attenzione, nave appena entrata nel sistema Vettore Rinascimento. Ci affianchiamo. Non opponete resistenza mentre agganciamo i campi di contenimento esterni.»
Per chissà quale motivo, in quel momento, mentre Aenea e A. Bettik alzavano il viso per guardare i tre motori a fusione che si separavano e le navi torcia che diventavano visibili a meno di un chilometro dalla nostra, disposte ai vertici di un triangolo equilatero con noi al centro, osservai il viso della bambina. I suoi lineamenti tradivano tensione, forse… c’era una lieve piega agli angoli della bocca… ma tutto sommato Aenea pareva perfettamente composta e totalmente interessata. I suoi occhi scuri erano grandi e luminosi.
«Attenzione, nave» disse la voce del capitano della Pax. «Fra trenta secondi agganciamo i campi.»
Aenea andò ai bordi della stanza, allungò la mano per toccare lo scafo invisibile. Dal mio punto d’osservazione era come se ci trovassimo sul cocuzzolo circolare di un’altissima montagna, con stelle e azzurre code di cometa da ogni lato, e Aenea fosse in bilico sull’orlo del precipizio.
— Per favore, Nave, dammi la trasmissione audio a banda larga in modo che tutte le navi della Pax possano sentirmi.
Il Padre Capitano de Soya segue gli eventi, nella realtà tattica e nello spazio reale. Nella realtà tattica si trova sopra il piano dell’ellittica e vede le navi schierate intorno al bersaglio in decelerazione come punti di luce posti lungo i raggi e il bordo di una ruota. Accanto al mozzo, tanto vicino alla nave della bambina da risultare quasi indistinguibili, ci sono la Melchiorre, la San Tommaso Akira e la Baldassarre. Più lontano, ma in fase di decelerazione perfettamente sincrona con le quattro navi nel mozzo dell’ipotetica ruota, ci sono più di dieci altre navi torcia al comando del capitano Sati a bordo della Sant’Antonio. A diecimila chilometri da queste ultime, disposti intorno a un mozzo perimetrale in lenta rotazione, anch’essi in decelerazione per l’ingresso nello spazio cislunare di Vettore Rinascimento, ci sono i cacciatorpediniere classe Benedizione, tre delle sei navi Tre-C e la portaerei San Malo, sulla quale de Soya osserva gli eventi dal Centro Controllo Combattimento. Avrebbe voluto, ovviamente, trovarsi con la task force MAGI, in rapido avvicinamento alla nave della bambina, ma si è reso conto che per un comandante quella posizione troppo ravvicinata sarebbe inopportuna. La Madre Capitano Stone, promossa dall’ammiraglio Serra solo la settimana precedente, rimarrebbe particolarmente seccata se sminuissero in quel modo il suo primo vero scontro.
Perciò dalla San Malo de Soya guarda la sua Arcangelo Raffaele in orbita di parcheggio intorno a Vettore Rinascimento, con le vedette di difesa e i mezzi leggeri di protezione. Passando rapidamente dalla realtà affollata di luci rosse del Tre-C della San Malo al panorama dello spazio tattico segnato da fiamme di fusione, scorge le scintille sopra quella sorta di ruota in movimento formata di navi, mentre altre decine sono schierate a formare una sfera gigantesca che blocchi qualsiasi direzione di fuga alla nave della bambina. De Soya torna all’affollato Tre-C e nota il viso color sangue degli osservatori Wu e Brown, nonché del comandante Barnes-Avne, che si tiene in contatto su banda compatta con i cinquanta marines a bordo delle navi MAGI. Negli angoli dell’affollato Tre-C de Soya vede Gregorius e gli altri due soldati. Tutt’e tre sono rimasti molto delusi di non fare parte delle squadre d’abbordaggio, ma de Soya li tiene in serbo come guardie del corpo nel viaggio di ritorno a Pacem con la bambina.
Passa di nuovo sul canale a raggio compatto. «Attenzione, nave» dice, sentendo il battito del proprio cuore quasi come un rumore di fondo «fra trenta secondi agganciamo i campi.» Si rende conto d’avere paura per la bambina. Se qualcosa deve andare storto, accadrà nei prossimi minuti. Le simulazioni hanno affinato il procedimento e ci sono solo sei probabilità su cento che la bambina finisca male… ma de Soya considera troppo alto anche quel sei percento. Ogni notte, per 142 notti, ha sognato la bambina.
A un tratto la banda comune emette dei fruscii e dagli altoparlanti del Tre-C esce la voce della bambina. «Padre Capitano de Soya» dice Aenea. Manca il video. «Per favore, non tenti di agganciare i campi né di abbordare la mia nave. Il tentativo sarebbe disastroso.»
De Soya lancia un’occhiata allo schermo. Mancano quindici secondi. Hanno già recitato quella farsa, pensa de Soya, e nessuna minaccia di suicidio impedirà stavolta l’abbordaggio della nave. Meno di un centesimo di secondo dopo l’aggancio dei campi, le tre navi torcia MAGI azioneranno gli storditori e innaffieranno il bersaglio.
«Rifletta, Padre Capitano» dice con calma la bambina. «La nostra nave è controllata da una IA dell’era dell’Egemonia. Se ci stordisce…»
«Sospendere l’aggancio dei campi!» ordina de Soya, due secondi prima che l’aggancio avvenga automaticamente. La Melchiorre, la San Tommaso Akira e la Baldassarre inviano un segnale luminoso per confermare l’ordine ricevuto.
«Lei pensa al silicio» continua la bambina «ma il nucleo IA della nostra nave è totalmente organico: banchi processori del vecchio tipo a DNA. Se stordisce noi, stordisce anche la nave.»
— Maledizione, maledizione, maledizione! — ode de Soya. Sulle prime pensa d’avere udito la propria voce, poi si gira e scopre che è il capitano Wu a imprecare piano.
«Siamo in decelerazione a 87 g» continua Aenea. «Se lei stordisce la nostra IA… be’, quella controlla tutti i campi interni, i motori…»
De Soya passa sulle bande degli esperti tecnici a bordo della San Malo e delle tre MAGI. «È vero?» domanda. «Stordiremmo anche la loro IA?»
Segue un’insopportabile pausa di almeno dieci secondi. Infine il capitano Hearn, che ha una laurea in ingegneria, s’inserisce sulla banda compatta. «Non sappiamo, Federico. Molti particolari della biotecnologia delle vere IA sono andati perduti o sono stati soppressi dalla Chiesa. È peccato mortale, interessarsi delle…»
«Sì, sì» lo interrompe de Soya, brusco. «Ma dice la verità? Qualcuno qui dovrà pur saperlo! Una IA a base DNA sarà danneggiata, se useremo gli storditori per innaffiare la nave?»
Bramly, ingegnere capo sulla San Malo, interviene: «Signore, penso che i progettisti avrebbero protetto il cervello in previsione di una simile possibilità…».
«Ma lo sa per certo?» ribatte de Soya.
«Nossignore» ammette dopo un attimo Bramly.
«Quella IA è totalmente organica?» insiste de Soya.
«Sì» interviene il capitano Hearn, sulla banda a raggio compatto. «A parte le interfacce, elettronica e di memoria a bolla, l’IA di una nave di quell’epoca sarebbe DNA strutturato a elica incrociata, mantenuto in sospensione con…»
«E va bene» dice de Soya, rivolgendosi su canali multipli a tutte le navi. «Mantenete la posizione. Non… ripeto, non… permettete alla nave della bambina di cambiare rotta né di accelerare a velocità C-più. In questo caso, agganciate i campi e usate gli storditori.»
Dalle MAGI e dalle navi più esterne provengono i segnali luminosi di conferma.
«… perciò, per favore, non crei questo disastro» conclude Aenea. «Vogliamo solo atterrare su Vettore Rinascimento.»
Il Padre Capitano de Soya apre alla nave della bambina il proprio canale a raggio compatto. «Aenea» dice, con tono gentile «lasciaci venire a bordo, ti porteremo noi sul pianeta.»
«Penso di eseguire da me l’atterraggio» replica Aenea. De Soya crede di cogliere nel suo tono una traccia di divertimento.