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«Vettore Rinascimento è un pianeta assai vasto» protesta de Soya. Guarda, mentre parla, il grafico tattico: dieci minuti all’ingresso nell’atmosfera. «Dove vuoi atterrare?»

Un intero minuto di silenzio. Poi la voce di Aenea. «Lo spazioporto Leonardo, a Da Vinci, andrebbe bene.»

«Quello spazioporto è chiuso da più di duecento anni» obietta de Soya. «I banchi memoria della tua nave sono così arretrati?»

Solo silenzio, sui canali di comunicazione.

«C’è un astroporto della Pax Mercatoria, nel quadrante ovest di Da Vinci» suggerisce de Soya. «Non va bene?»

«Sì» risponde Aenea.

«Dovrai cambiare direzione, entrare in orbita e atterrare secondo gli ordini del controllo del traffico spaziale» dice de Soya. «Ora scarico sulla nave i cambiamenti di delta-v.»

«No!» dice Aenea «La mia nave ci porterà a terra.»

De Soya sospira, guarda il capitano Wu e padre Brown. Il comandante Barnes-Avne dice: — I miei marines possono abbordarla in due minuti.

— La nave entrerà nell’atmosfera fra… sette minuti — dice de Soya. — A quella velocità, anche il minimo errore di calcolo sarebbe fatale. — Passa sul canale a raggio compatto. «Aenea, sopra Da Vinci c’è troppo traffico spaziale e aereo, non puoi tentare l’atterraggio. Per favore, ordina alla nave di seguire i parametri d’inserimento orbitale che ho appena trasmesso e di…»

«Mi spiace, Padre Capitano» lo interrompe la bambina «ma siamo già in fase d’atterraggio. Se comunica alla torre di controllo dello spazioporto d’inviarci i dati d’avvicinamento, mi farà un piacere. Se le parlerò di nuovo, avverrà quando saremo a terra. Chiudo.»

— Maledizione! — impreca de Soya. Si collega con la torre di controllo della Pax Mercatoria. «Avete registrato, torre?»

«Invio dati d’avvicinamento… ora.» La voce del controllore di volo.

«Hearn, Stone, Boulez» dice de Soya. «Registrato?»

«Ricevuto» dice la Madre Capitano Stone. «Dovremo interrompere fra… tre minuti e dieci secondi.»

De Soya passa per un attimo in ambiente tattico, quanto basta per vedere il mozzo e la ruota staccarsi, mentre le navi torcia iniziano a ridurre velocità per entrare in orbita frenante. Quelle navi non sono state progettate per l’atmosfera. La San Malo è già in orbita intorno al pianeta e ora si trova quasi sul percorso della nave della bambina, che riduce pazzescamente la velocità prima d’entrare nell’atmosfera.

— Preparate la navetta — ordina de Soya.

«PAC?» chiama poi sul canale di trasmissione planetario.

«Pronti, signore» risponde il comandante di caccia Klaus. Lei e altri quarantasei Scorpioni, la Pattuglia Aerea di Combattimento, aspettano ad alta quota sopra Da Vinci.

«La seguite?»

«Tracce ottime, signore» risponde Klaus.

«Le ricordo che non va sparato colpo se non sotto mio ordine diretto, comandante.»

«Sissignore.»

«La San Malo lancerà… ah… diciassette caccia che seguiranno fino a terra la nave bersaglio» dice de Soya. «Con la mia navetta, fanno diciotto. I nostri radarfari saranno regolati su zero-cinque-nove.»

«Affermativo» dice Klaus. «Radarfari zero-cinque-nove. Nave bersaglio e diciotto amici.»

«De Soya, chiudo.» Stacca i cavi che lo collegano ai pannelli del Tre-C. L’ambiente tattico svanisce. Il capitano Wu, padre Brown, il comandante Barnes-Avne, il sergente Gregorius, Kee e Rettig seguono de Soya nella navetta. Il pilota, un tenente di nome Karyn Norris Cook, è in attesa, con tutti i sistemi pronti. Basta meno di un minuto perché la navetta sia agganciata ed espulsa dal tubo di lancio della San Malo. Operazione provata e riprovata molte volte.

Mentre entrano nell’atmosfera, de Soya riceve dati tattici tramite la rete di navetta.

— La nave della bambina mette le ali — dice il pilota, usando l’antica terminologia. Da millenni, "avere i piedi asciutti" significa sorvolare terreno, "avere i piedi bagnati", sorvolare acqua, "mettere le ali", passare dallo spazio all’atmosfera.

L’immagine video mostra che la frase non va presa alla lettera. I dati relativi alla vecchia nave indicano la presenza di capacità metamorfiche, ma nel caso attuale la nave non mette le ali. Telecamere delle vedette di difesa mostrano chiaramente che la nave entra di prua nell’atmosfera e si tiene in equilibrio su di una coda di fiamma di fusione.

Il capitano Wu si sporge verso de Soya. — Il cardinale Lourdusamy ha detto che quella bambina è una minaccia per la Pax — mormora in modo che gli altri non sentano.

Il Padre Capitano de Soya si limita a un cenno d’assenso.

— E se avesse voluto dire che poteva essere una minaccia per i milioni di persone su Vettore Rinascimento? — bisbiglia Wu. — Il motore a fusione, da solo, è un’arma terribile. Un’esplosione termonucleare sopra la città…

De Soya sente un gelido nodo alle viscere, ma ha già riflettuto su questa possibilità. — No — risponde in un bisbiglio. — Se la bambina gira la coda di fusione verso qualcosa, stordiamo la nave, disattiviamo i motori e la lasciamo cadere.

— La bambina… — comincia il capitano Wu.

— Possiamo solo augurarci che sopravviva all’urto. Non lasceremo morire migliaia, o milioni, di cittadini della Pax. — Si appoggia allo schienale della cuccetta anti-accelerazione e si collega con lo spazioporto, sapendo che il raggio compatto deve farsi strada nello strato ionizzato intorno alla navetta. Lancia un’occhiata al video dell’esterno e vede che in quel momento attraversano il terminatore: nello spazioporto sarà notte.

«Controllo spazioporto» comunica il direttore del traffico della Pax. «La nave bersaglio decelera nel corridoio di volo da noi consigliato. Il delta-v è alto… illegale… ma accettabile. Tutto il traffico aereo in un raggio di mille chilometri è stato deviato. Tempo all’atterraggio, quattro minuti e trentacinque secondi.»

«Spazioporto sotto controllo» interviene il comandante Barnes-Avne, sulla stessa rete.

De Soya sa che nello spazioporto e tutt’intorno ci sono parecchie migliaia di soldati della Pax. Una volta a terra, la nave della bambina non potrà più decollare. De Soya guarda il video: le luci di Da Vinci brillano da orizzonte a orizzonte. La nave della bambina ha acceso le luci di navigazione, fari rosso e verde che lampeggiano. I potenti riflettori d’atterraggio si accendono e trapassano le nuvole.

«In corridoio» dice la calma voce del controllore del traffico. «Decelerazione nominale.»

«Visuale diretta!» esclama sulla rete il comandante della pattuglia aerea, Klaus.

«Mantenetevi a distanza» ordina de Soya. Gli Scorpioni possono pungere da parecchie centinaia di chilometri. De Soya non vuole che intralcino la nave in discesa.

«Affermativo.»

«In corridoio, sistema strumentale conferma discesa nominale, tre minuti all’atterraggio» trasmette il controllore di volo alla nave della bambina. «Nave non identificata, avete il permesso di atterrare.»

Silenzio da Aenea.

De Soya passa in ambiente tattico. Ora la nave della bambina è una brace rossastra, quasi librata diecimila metri sopra lo spazioporto della Pax. La navetta di de Soya e i caccia si trovano un chilometro più in alto, girano in tondo come insetti rabbiosi. O come avvoltoi, pensa il Padre Capitano. Nel Llano Estacado c’erano avvoltoi, anche se nessuno ha mai saputo perché le navi coloniali li avessero importati: le praterie picchettate (i picchetti erano i generatori d’atmosfera disposti a intervalli di trenta chilometri in modo da formare una griglia) erano sufficientemente secche e ventose da ridurre in mummia qualsiasi cadavere nel giro di poche ore.

De Soya scuote la testa per schiarirsela.

«Un minuto all’atterraggio» riferisce il controllore. «Nave non identificata, vi avvicinate a velocità di discesa zero. Per favore, modificate il delta-v per continuare la discesa secondo il corridoio di volo predisposto. Nave non identificata, confermare, prego…»