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Hanno un vantaggio di parecchi giorni e molte leghe, E temo che sospettino di essere seguiti. Per quale altro motivo avrebbero distrutto la fattoria in maniera così brutale, se non per indurii a dar loro la caccia?

Non lo so, rispose Eragon, turbato. Saphira si accucciò accanto a lui, e il ragazzo si abbandonò con piacere al suo ventre caldo. Brom si sedette dall’altro lato del falò a tagliuzzare due lunghi rametti. All’improvviso ne lanciò uno a Eragon, che lo afferrò con grande prontezza di riflessi quando quello volò sopra le fiamme crepitanti.

«In guardia!» esclamò Brom, alzandosi.

Eragon guardò il bastone che reggeva in mano e notò che era stato sagomato in modo da somigliare vagamente a una spada. Brom voleva combattere con lui? Che speranze aveva, quel vecchio? Se vuole che stia al suo gioco, d’accordo, ma se crede di potermi battere, avrà una grossa sorpresa.

Si alzò mentre Brom aggirava il falò. Si studiarono per un momento, poi Brom si avventò contro di lui, roteando il bastone. Eragon tentò di bloccare l’assalto, ma fu troppo lento. Guai quando Brom lo colpì alle costole, e barcollò all’indietro.

Senza riflettere, si scagliò in avanti, ma Brom parò facilmente il colpo. Allora mirò alla testa del vecchio, ma all’ultimo momento deviò la traiettoria del bastone, con l’intenzione di colpirlo al fianco. Il sonoro schianto di legno contro legno riecheggiò nel campo. «Improvvisazione... bravo!» esclamò Brom con occhi scintillanti. Il suo braccio si mosse fulmineo, ed Eragon avvertì un’esplosione di dolore alla testa. Crollò come un sacco vuoto, stordito.

Un getto d’acqua fredda lo fece rinvenire; si alzò a sedere sputacchiando. Gli ronzava la testa; sentì una fitta al viso, e toccandosi scoprì un grumo di sangue rappreso. Brom torreggiava su di lui con una pentola di neve scipita. «Non dovevi farlo» disse Eragon infuriato, alzandosi. Gli girava la testa e si sentiva instabile.

Brom inarcò un sopracciglio. «Dici? Un vero nemico non ti tratterebbe con i guanti, e nemmeno io. Dovrei forse assecondare la tua... incompetenza per farti sentire meglio? Non credo proprio.»

Raccolse il bastone che Eragon aveva lasciato cadere e glielo porse. «Di nuovo, in guardia!»

Eragon fissò con aria stolida il pezzo di legno, poi scosse il capo. «Lascia perdere, ne ho avuto abbastanza.» Si volse per allontanarsi quando sulla sua schiena si abbattè un colpo violento. Si girò di scatto, ringhiando.

«Non voltare mai le spalle al nemico!» disse Brom. Gli lanciò il bastone e ripartì all’attacco. Eragon indietreggiò danzando intorno al fuoco, sotto l’impeto dell’assalto. «Non agitare le braccia. Piega le ginocchia» gridava Brom. Continuò a dargli istruzioni; poi si fermò per mostrare al ragazzo come effettuare una mossa particolare. «Rifalla, ma questa volta più adagiol» Ripassarono la figura, esagerando i movimenti, poi ripresero il furioso duello. Eragon imparava in fretta, ma per quanto si sforzasse, non riusciva a parare più di un paio di colpi di Brom alla volta.

Quando ebbero finito, Eragon si accasciò sulle coperte con un gemito. Gli faceva male dappertutto:

Brom non c’era certo andato leggero, con quel bastone. Saphira emise un lungo grugnito ratico e arricciò le labbra tanto da mostrare la sua formidabile dentatura.

Che cosa ti prende? domandò Eragon irritato.

Niente, rispose lei. Solo che è buffo vedere un giovane come te battuto da un vecchio. Ripetè lo stesso suono, ed Eragon avvampò quando si rese conto che quella era una risata. Nel tentativo di difendere l’orgoglio ferito, si voltò su un fianco, e di lì a poco si addormentò.

Il giorno dopo si sentiva anche peggio. Aveva le braccia coperte di lividi, ed era troppo indolenzito per muoversi. Brom alzò lo sguardo dalla pappa d’avena che stava preparando per colazione e sogghignò. «Come ti senti?» Eragon rispose con un grugnito e divorò la sua razione.

Si misero di nuovo in marcia, camminando svelti per arrivare a Therinsford prima di mezzogiorno. Dopo una lega, la strada si allargò e videro del fumo in lontananza. «Faresti meglio a dire a Saphira di volare avanti e di aspettarci dall’altra parte di Therinsford» disse Brom. «Deve essere molto cauta, altrimenti qualcuno la noterà.»

«Perché non glielo dici tu?» lo sfidò Eragon.

«È considerato disdicevole comunicare con il drago di qualcun altro.»

«Non mi pare che ti sia fatto scrupoli a Carvahall.»

Brom abbozzò un sorriso. «Ho fatto quello che dovevo.»

Eragon lo guardò torvo, poi riferì a Saphira le istruzioni. Sta’attenta, disse lei, i servi dell’Impero possono nascondersi ovuncque.

Via via che i solchi nella strada si facevano più profondi, Eragon notò nuove orme. Le fattorie più vicine dicevano che anche Therinsford non era lontano. Eccolo, infatti. Il villaggio era più grande di Carvahall, ma era stato costruito in modo improvvisato, le case allineate senza ordine preciso.

«Che confusione» disse Eragon. Non riusciva a vedere il mulino di .Dempton. Baldor e Albriech avranno già mandato i loro messaggi a Roran. Comunque, Eragon non aveva alcuna voglia di affrontare il cugino.

«Se non altro, è bruttissimo» commentò.

L’Anora scorreva fra loro è il villaggio, attraversato da un solido ponte. Mentre si avvicinavano, da dietro un cespuglio sbucò un grassone, che sbarrò loro la strada. . Aveva la camicia troppo corta e una cintura di spago da cui strabordava un ventre sporco e flaccido. Dietro le labbra screpolateci denti radi sembravano lapidi diroccate. «Non potete passare. Questo ponte è mio. Fuori i soldi.»

«Quanto?» domandò Brom in tono rassegnato. Estrasse un borsellino, e il gabelliere s’illuminò.

«Cinque corone» disse con un ghigno. Eragon s’infuriò per quel prezzo esorbitante e fece per protestare, ma Brom lo zittì con un’occhiata eloquente. H pagamento fu compiuto in silenzio. L’uomo s’infilò le monete in una bisaccia che portava alla cintura. «Grazie tante» disse in tono beffardo, e si fece da parte.

Brom s’incamminò, ma dopo appena un passo inciampò e si appoggiò pesantemente al braccio del grassone. «Occhio a dove metti i piedi» ringhiò l’uomo, liberandosi con uno strattone.

«Mi dispiace» disse Brom, e proseguì sul ponte con Eragon.

«Perché non hai tirato sul prezzo? Ti sei fatto spennare!» esclamò Eragon quando furono lontani.

«Probabilmente non è nemmeno suo, quel ponte. Potevamo passare lo stesso.»

«Probabilmente» assentì Brom.

«E allora perché l’hai pagato?»

«Perché non si può attaccar briga con tutti i pazzi del mondo. È più facile assecondarli, per poi ingannarli quando si sentono sicuri.» Brom aprì la mano, e un mucchietto di monete scintillò alla luce del sole.

«Gli hai tagliato la borsa!» esclamò Eragon incredulo.

Brom s’infilò il denaro in tasca e strizzò l’occhio al ragazzo. «E conteneva un bel gruzzolo. Avrebbe dovuto evitare di tenere tutto questo denaro in un posto solo.» All’improvviso udirono un ululato di angoscia dall’altro lato del fiume. «Direi che il nostro amico ha scoperto la sua perdita. Se vedi qualche sentinella, avvertimi.» Afferrò per la spalla un ragazzino di passaggio e gli chiese: «Sai dove possiamo comprare dei cavalli?» Il bambino li guardò con aria solenne, poi indicò una grande costruzione ai margini di Therinsford. «Grazie» disse Brom, lanciandogli una piccola moneta. Le doppie porte della stalla erano aperte e rivelavano due lunghe file di alloggi per i cavalli. La parete in fondo era coperta di selle, finimenti e altri utensili. Un uomo dalle braccia muscolose stava strigliando uno stallone bianco. Alzò una mano e fece loro cenno di entrare.

«Che bell’animale» disse Brom.

«Già. Si chiama Fiammabianca. Io invece Haberth.» Haberth tese una mano ruvida e scambiò una vigorosa stretta con Brom ed Eragon. Attese compito che i due rivelassero i propri nomi, ma quando non ebbe risposta, domandò: «Posso esservi utile?»