Solembum balzò sul bancone e si accoccolò a guardare entrambi. Eragon strinse i pugni mentre Angela gli indica-va un osso. «Cominciamo da qui» disse. «perché è il più facile da comprendere.»
Il simbolo sull’osso era una lunga linea orizzontale con un cerchio sopra. «Eternità o lunga vita» disse Angela in tono sommesso. «Questa è la prima volta che lo vedo comparire nel futuro di qualcuno. Di solito vengono fuori il pioppo o l’olmo, che indicano entrambi che la persona vivrà un normale ciclo di anni. Se questo significa che vivrai per sempre o soltanto che avrai una vita straordinariamente lunga, non so dirtelo. Comunque sia, sta’ sicuro che ti aspettano ancora moltissimi anni.»
Non è una sorpresa... sono un Cavaliere, pensò Eragon.
Angela gli avrebbe detto soltanto cose che lui già sapeva?
«Adesso le ossa diventano più difficili da decifrare, perché si sono mescolate in modo strano.» Angela ne toccò tre. «Il tortuoso cammino, il fulmine guizzante e il veliero sono caduti insieme... in uno schema che non ho mai visto personalmente, solo sentito descrivere. Il tortuoso cammino rappresenta le molteplici scelte che dovrai affrontare in futuro, alcune già adesso. Vedo grandi battaglie infuriare intorno a te, alcune per la tua stessa salvezza. Vedo i gran-di poteri di questa terra lottare per controllare la tua volontà e il tuo destino. Innumerevoli possibili futuri ti attendono, ciascuno denso di sangue e di conflitti, ma uno solo ti porterà la felicità e la pace. Attento a non smarrire la strada, poiché tu sei uno dei pochi davvero liberi di scegliere il proprio destino. Questa libertà è un dono, ma anche una responsabilità più pesante di una catena.»
Poi il suo volto si fece triste. «Eppure, come a contrasta-re tutto questo, c’è il fulmine guizzante. E’un presagio terribile. Un oscuro evento incombe, ma di che tipo non lo so. Parte di esso risiede in una morte, una morte imminente che ti causerà un enorme dolore. Ma il resto riguarda un grande viaggio. Osserva bene quest’osso. Guarda come la sua estremità poggia su quello con il veliero. È impossibile sbagliarsi. Il tuo destino sarà quello di lasciare questa terra per sempre. Dove finirai non lo so, ma non vivrai più in Alagasëia, È inevitabile. Accadrà anche se cercherai di evitarlo.»
Le sue parole lo spaventarono. Un’altra morte... chi dovrò perdere adesso? La sua mente corse subito a Roran. Poi pensò alla sua terra d’origine. Che cosa potrà indurmi a partire? E dove andrò?
Se ci sono altre terre al di là dell’oceano oppure a est, soltanto gli elfi le conoscono.
Angela si massaggiò le tempie e trasse un profondo respiro. «Quest’altro osso è più facile da interpretare, ed è anche più piacevole.» Eragon lo guardò e vide un bocciolo di rosa racchiuso in un falce di luna.
Angela sorrise e disse: «Nel tuo futuro c’è una grande storia d’amore, straordinaria, come suggerisce la luna, che è un simbolo magico, e forte abbastanza da travalicare gli imperi. Non so dirti se questa passione avrà un epilogo felice, ma il tuo amore sarà di nobile stirpe. È potente, saggia e bella oltre ogni dire.»
Di nobile stirpe, pensò Eragon sorpreso. Com’è possibile? Io non sono più nobile del più povero dei contadini.
«Per quanto riguarda le ultime due ossa, l’albero e la radice di biancospino, che sono messi a croce,mi rincresce dirlo… potrebbero significare soltanto altri problemi... ma il tradimento è evidente, E verrà da qualcuno dentro la tua famiglia.»
«Roran non lo farebbe mai!» esclamò Eragon risentito.
«Non lo so» disse Angela prudente. «Ma le ossa non mentono, ed è questo che dicono.»
Il tarlo del dubbio prese a insinuarsi nella mente di Eragon, che tentò di ignorarlo. Che motivo avrebbe avuto Roran di tradirlo? Angela gli posò una mano sulla spalla per confortarlo e gli offrì di nuovo il vino. Questa volta Eragon accettò e bevve. Si sentì subito meglio.
«A conti fatti, chissà, la morte potrebbe non essere tanto male» scherzò nervosamente. Roran un traditore? Non può accadere! Non accadrà!
«Può darsi» disse Angela solenne, poi mitigò il tono con una risatina leggera. «Ma non dovresti angosciarti per ciò che deve ancora succedere. L’unico modo in cui il futuro può danneggiarci è dandoci dei pensieri. Ti garantisco che ti sentirai meglio quando uscirai di nuovo alla luce del sole.»
«Speriamo.» Purtroppo, pensò Eragon con amarezza, niente di quello che ha dettò avrà un senso finché non sarà accaduto. Se accadrà, si corresse. «Hai usato parole di potere» commentò a voce alta.
Gli occhi di Angela scintillarono. «Che cosa darei per vedere come si svolgerà il resto della tua vita. Sai parlare ai gatti marinari, conosci l’antica lingua, e hai un futuro a dir poco affascinante. E poi sono pochi i giovanotti al verde e con gli abiti logori che possono sperare di essere amati da una nobildonna. Chi sei?»
Eragon si rese conto che il gatto marinaro non aveva detto ad Angela che lui era un Cavaliere. Stava per dire “Evan”, ma poi cambiò idea e disse semplicemente: «Eragon.»
Angela inarcò le sopracciglia. «È quello che sei o il tuo nome?»
«Entrambi» rispose Eragon con un lieve sorriso, pensando al primo Cavaliere da cui veniva il suo nome.
«Sono sempre più curiosa di vedere come si svolgerà la tua vita. Chi è il vecchio con cui stavi ieri?»
Eragon decise che un altro nome non poteva far danno. «Si chiama Brom.»
Angela scoppiò in una risata sonora, piegandosi in due. Si asciugò gli occhi e bevve un sorso di vino, poi contenne a stento un altro attacco di ilarità. Alla fine, ansimando per riprendere fiato, riuscì a dire: «Oh... lui! Non ne avevo idea!»
«Che cosa significa?» domandò Eragon.
«Scusa, non prendertela» disse Angela, cercando di ricomporsi. «È solo che... Be’, è famoso fra quelli che esercitano la mia professione. Temo che il destino, o se preferisci il futuro, di quel povero diavolo sia una specie di burla fra noi.»
«Non insultarlo! È l’uomo migliore che si possa conoscere!» reagì Eragon.
«Calma, calma» borbottò Angela, divertita. «Lo so. Se ci incontreremo di nuovo, te ne parlerò. Ma nel frattempo dovresti...» S’interruppe quando Solembum s’insinuò fra di loro e prese a fissare Eragon.
Sì? Disse Eragon irritato.
Ascolta bene le due cose che ho da dirti. Quando giungerà il momento e ti servirà un’arma, guarda sotto le radici dell’albero di Menoa. Poi, quando tutto ti sembrerà perduto e il tuo potere non basterà, vai alla rocca di Kuthian e pronuncia il tuo nome per schiudere la Volta delle Anime.
Prima che Eragon avesse il tempo di chiedere a Solembum che cosa volesse dire, il gatto marinaro si allontanò facendo ondeggiare con grazia la coda. Angela inclinò la testa da un lato; i boccoli bruni le ombreggiavano la fronte. «Non so che cosa ti ha detto, e non lo voglio sapere. Ha parlato a te e soltanto a te. Non raccontarlo a nessuno.»
«Credo di dover andare» disse Eragon scosso.
«Se vuoi» disse Angela, sorridendo di nuovo. «Per me puoi restare finché ti pare, soprattutto se compri un po’ delle mie erbe. Ma vai, se lo desideri; sono sicura che ti abbiamo dato abbastanza notizie da rifletterci per un po’.»
«Già.» Eragon si affrettò alla porta. «Grazie per avermi letto il futuro.» Credo.
«Non c’è di che» rispose Angela, sempre sorridente.