Выбрать главу

«Temo che ci siamo persi.» La tensione nella voce di Jeod era evidente. Una goccia di sudore gli colò dalla tempia.

Il soldato lo fissò sospettoso. «Controlla la sala» ordinò a uno degli altri.

Eragon trattenne il fiato mentre il soldato provava invano ad aprire la porta e la tempestava di pugni. «La porta è chiusa a chiave, signore.»

Il capo si grattò il mento. «D’accordo, allora. Non so che cosa avevate in mente di fare, ma dato che la porta è chiusa, immagino che siate liberi di andare. Seguiteci.» I soldati li circondarono e li scortarono nel maschio.

Non posso crederci, pensò Eragon. Ci stanno aiutando a uscire!

Davanti al cancello principale, il soldato indicò e disse: «Adesso uscite e andatevene. Vi osserveremo. Se dovete tornare indietro, fatelo domattina.»

«Ma certo» promise Jeod.

Eragon sentì gli occhi delle guardie incollati alle loro schiene mentre si affrettavano a lasciare il castello. Nel momento in cui i cancelli si chiusero dietro di loro, un ghigno di trionfo gli si stampò sul volto e fece un balzo di gioia. Brom gli scoccò un’occhiataccia di ammonimento. «Cammina come al solito. Avrai modo di festeggiare a casa.»

Mortificato, Eragon assunse un fare contegnoso, anche se dentro si sentiva fremere di energia. Una volta al sicuro nello studio della casa di Jeod, esclamò: «Ce l’abbiamo fatta!»

«Sì, ma adesso dobbiamo scoprire se il gioco è valso la candela» disse Brom, Jeod prese una mappa di Alagasëia e la dispiegò sulla scrivania.

Sulla sinistra della mappa l’oceano si estendeva verso l’ignoto occidente. Lungo la costa cresceva la Grande Dorsale, un’immensa catena di montagne. Il Deserto di Hadarac riempiva tutto lo spazio al centro, con la parte più a est vuota. In quel vuoto, da qualche parte, si nascondevano i Varden. A sud c’era il Surda, un piccolo paese che si era separato dall’Impero dopo la caduta dei Cavalieri. Eragon sapeva che il Surda appoggiava in segreto i Varden.

Oltre il confine orientale del Surda si ergeva una catena di monti chiamati Beor. Eragon li aveva sentiti nominare molto spesso nei racconti: si diceva che fossero alti dieci volte quelli della Grande Dorsale, ma in cuor suo era convinto che fosse un’esagerazione. A est dei Beor, la mappa era vuota. Al largo delle coste del Surda sorgevano cinque isole:

Nía. Parlim. Uden. Illium e Beirland. Nia era poco più grande di uno scoglio, ma su Beirland, la più estesa, sorgeva una piccola città. Risalendo verso Teirm, si incontrava un isolotto frastagliato chiamato Dente di Squalo. E ancora più a nord c’era un’isola enorme a forma di mano tozza. Eragon la riconobbe senza nemmeno leggerne il nome: Vroengard, l’antica dimora dei Cavalieri, un tempo luogo glorioso, ora soltanto un guscio vuoto e saccheggiato, abitato da strane creature. Al centro di Vroengard c’era la città abbandonata di Dora Areaba.

Carvahall era un puntino in cima alla Valle Palancar. Alla stessa altezza, ma dall’altra parte delle pianure, si estendeva la foresta Du Weldenvarden. Come nel caso dei Monti Beor, la sua estremità orientale non era mappata. Alcune zone del margine occidentale della Du Weldenvarden mostravano insediamenti, ma il suo cuore restava misterioso e inesplorato. La foresta era un luogo più ostile della Dorsale; i pochi che avevano osato sfidare i suoi recessi ne erano riemersi fuori di senno, oppure non erano tornati affatto.

Eragon rabbrividì quando vide Urú’baen al centro dell’Impero. Il re Galbatorix governava da lì con il suo drago nero, Shruikan, al fianco. Eragon posò un dito su Urû’baen. «I Ra’zac di sicuro hanno un nascondiglio qui.»

«Faresti meglio a sperare che non sia il loro solo rifugio» disse Brom in tono piatto. «Altrimenti non potrai mai avvicinarli.» Con la mano rugosa spianò meglio la mappa crepitante.

Jeod estrasse dalla bisaccia la pergamena e disse: «Da quello che ho letto sui registri, ci sono state delle spedizioni di olio di Seithr verso ciascuna città importante dell’Impero negli ultimi cinque anni. Apparentemente potrebbero essere state tutte ordinazioni da parte di gioiellieri facoltosi. Temo che non potremo restringere la lista senza altre informazioni.»

Brom fece scorrere l’indice sulla mappa. «Credo che qualche città la possiamo eliminare. I Ra’zac devono viaggiare dove ordina il re, e sono sicuro che li tiene piuttosto impegnati. Perciò se devono essere pronti a partire in qualsiasi momento per una qualsiasi destinazione, l’unico luogo ragionevole dove stabilire la propria base dev’essere un crocevia da dove possano facilmente raggiungere ogni luogo del paese.» Eccitato, prese a misurare la stanza a grandi passi. «Inoltre deve essere un posto dove sono frequenti gli scambi commerciali, affinchè ogni richiesta insolita, cibo speciale per le loro cavalcature, per esempio, passi inosservata.»

«Mi pare logico» disse Jeod con un cenno del capo. «A questo punto possiamo tralasciare la maggior parte delle città settentrionali. Le uniche città importanti sono Teirm. Gil’ead e Ceunon. So che non si trovano a Teirm, e dubito che l’olio sia stato spedito lungo la costa fino a Narda: è troppo piccola. Ceunon è troppo isolata. Rimane Gil’ead.»

«I Ra’zac potrebbero nascondersi lì» ammise Brom. «Sarebbe una beffa.»

«Già» commentò Jeod debolmente.

«E le città del sud?» disse Eragon.

«Be’» rispose Jeod. «ovviamente c’è Urù’baen, ma è una destinazione poco probabile. Se qualcuno della corte di Galbatorix dovesse morire a causa dell’olio di Seithr, sarebbe fin troppo facile per un conte o qualche altro lord scoprire che l’Impero ne sta acquistando grossi quantitativi. Questo lascia spazio a molte altre città, ciascuna delle quali potrebbe essere quella che cerchiamo.»

«Sì» disse Eragon. «ma l’olio non è stato inviato a tutte. La pergamena elenca solo Kuasta. Dras-

Leona. Arughia e Belatona. Kuasta non va bene per i Ra’zac: è sulla costa, e circondata dalle montagne. Arughia è isolata come Ceunon, pur essendo un centro di scambi commerciali.

Restano Belatona e Dras-Leona, che sono piuttosto vicine. Delle due, credo che Dras-Leona sia la più probabile. È più grande e ha una posizione migliore.»

«Ed è da lì che passano tutte le merci dell’Impero, prima o poi, comprese quelle provenienti da Teirm» disse Jeod. «Sì, potrebbe essere un buon nascondiglio per i Ra’zac.»

«Dunque... Dras-Léona» disse Brom. Si mise seduto e si accese la pipa. «Che cosa dicono i registri?»

Jeod consultò la pergamena. «Ecco qui. All’inizio dell’anno sono state effettuate tre spedizioni di olio di Seithr a Dras-Leona. Ciascuna spedizione è a solo due settimane di distanza dall’altra, e i registri dicono che sono state tutte fatte dallo stesso mercante. La stessa cosa è successa l’anno scorso e l’anno prima ancora. Dubito che un gioielliere, o anche un gruppo, possieda abbastanza denaro per tutto quest’olio.»

«E Gil’ead?» chiese Brom, inarcando un sopracciglio.

«Non ha lo stesso accesso al resto dell’Impero. E poi» aggiunse Jeod, tamburellando le dita sulla pergamena «ha ricevuto soltanto due spedizioni di olio negli ultimi anni.» Si interruppe un momento per riflettere, poi disse: «E poi credo che ci stiamo dimenticando una cosa…l’Helgrind.»

Brom annuì. «Già, i Cancelli della Morte. Sono anni che non ci penso più. Hai ragione. Dras-Leona è perfetta per Ra’zac. Allora, immagino che sia deciso: sarà lì che andremo.»

Eragon si sedette di colpo, così svuotato di emozioni da non chiedere nemmeno che cosa fosse l’Helgrind. Pensavo che sarei stato felice di riprendere la caccia. Invece è come se si fosse aperto un abisso davanti a me. Dras-Leona! È così lontana...

La pergamena crepitò mentre Jeod arrotolava con cura la mappa. La porse a Brom e disse: «Temo che ne avrai bisogno. Le tue spedizioni spesso ti portano in regioni remote e oscure.» Brom accettò la mappa con un cenno del capo.