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«Non posso vivere nell’ignoranza» disse Eragon in tono sommesso.

«Un meritevole intento... Va bene. C’è una guerra in corso fra i Varden e l’Impero, in Alagaësia. Il loro conflitto tuttavia travalica i meri limiti di uno scontro d’armi. Sono invischiati in una titanica lotta per il potere. E questa lotta è imperniata su di te.»

«Me?» esclamò Eragon, incredulo. «È impossibile. Io non c’entro niente con nessuno dei due.»

«Non ancora» disse Brom. «ma la tua stessa esistenza è il fulcro della loro guerra. I Varden e l’Impero non combattono per il controllo di questa terra o del suo popolo. Il loro obiettivo è controllare la prossima generazione, di Cavalieri, di cui tu sei il primo. Chiunque controlli i nuovi Cavalieri, diventerà il padrone incontrastato di Alagaësia.»

Eragon tacque per riflettere sulle affermazioni di Brom Gli sembrava incomprensibile che tante persone fossero interessate a lui e a Saphira. Nessuno, oltre a Brom, lo aveva mai considerato importante. L’idea che l’Impero e i Varden combattessero per lui era troppo astratta per afferrarla del tutto. Prese a dar voce alle sue obiezioni. «Ma tutti i Cavalieri furono uccisi tranne i Rinnegati, che si unirono a Galbatorix. E per quanto ne so, anche loro sono morti, ormai. E a Carvahall tu mi hai detto che nessuno sa se ci sono draghi in Alagaësia.»

«Ho mentito sui draghi» disse Brom semplicemente. «Anche se i Cavalieri sono scomparsi, restano ancora tre uova di drago, tutte in possesso di Galbatorix. In realtà ne ha due, dato che Saphira è nata. Il re rubò le tre uova durante l’ultima grande battaglia contro i Cavalieri.»

«E così potrebbero esserci presto altri due nuovi Cavalieri, entrambi fedeli al re?» disse Eragon, avvilito.

«Già» rispose Brom. «In questo momento è in atto una feroce battaglia contro il tempo. Galbatorix sta cercando disperatamente di trovare le persone per cui le uova si schiuderanno, mentre i Varden impiegano ogni mezzo per uccidere i suoi candidati o rubare le uova.» .

«Ma l’uovo di Saphira da dove viene? Come hanno fatto a sottrarlo al re?. E perché tu sai tutte queste cose?» incalzò Eragon.

«Quante domande» rise Brom, una risata amara. «C’è un altro capitolo che riguarda tutto questo, che si svolse molto prima che tu nascessi. Quando io ero più giovane, ma forse non altrettanto saggio. Odiavo l’Impero, per ragioni che non svelerò, e volevo danneggiarlo a ogni costo. Il mio fervore mi condusse da uno studioso, Jeod, che affermava di aver scoperto un libro che mostrava un passaggio segreto per entrare nel castello di Galbatorix. Subito accompagnai Jeod dai Varden, che sono i miei amici, come li chiami tu, e loro si impegnarono a rubare le uova.»

I Varden!

«Tuttavia qualcosa andò storto, e il nostro ladro riuscì a prenderne soltanto uno. Per qualche motivo fuggì con esso e non tornò dai Varden. Quando non si trovarono né lui né l’uovo, Jeod e io fummo mandati a cercarlo.» Lo sguardo di Brom si perse nel vuoto e la sua voce assunse un tono curioso.

«Quello fu l’inizio di una delle più grandi ricerche nella storia. Eravamo in competizione con i Ra’zac e Morzan, l’ultimo dei Rinnegati e il più scaltro servitore del re.»

«Morzan!» lo interuppe Eragon. «Ma fu lui a tradire i Cavalieri!» Ed era successo tantissimo tempo prima! Morzan doveva essere decrepito. Ricordare quanto vivevano i Cavalieri lo turbò.

«E allora?» disse Brom, inarcando un sopracciglio. «Sì, era vecchio, ma ancora forte e crudele. Fu uno dei primi seguaci del re e di gran lunga il più fedele. E poiché tra noi scorreva già cattivo sangue, la ricerca dell’uovo si trasformò in uno scontro personale. Quando venne individuato a Gil’ead, ini precipitai in città e combattei contro Morzan per impossessarmene. Fu un duello senza esclusione di colpi, ma alla fine lo uccisi. Durante lo scontro, mi separai da Jeod. Non c’era tempo per cercarlo, così presi l’uovo e lo portai dai Varden, che mi chiesero di addestrare chiunque fosse diventato il nuovo Cavaliere. Acconsentii e decisi di nascondermi a Carvahall, dov’ero stato altre volte prima, finché i Varden non si fossero messi in contatto con me. Cosa che non è successa.»

«Come ha fatto l’uovo di Saphira a comparire sulla Grande Dorsale? Al re fu rubato un altro uovo?» domandò Eragon.

Brom borbottò. «Poco probabile. Il re pose le altre due uova sotto una sorveglianza così stretta che sarebbe stato un suicidio tentare di rubarle. No, Saphira è stata presa ai Varden, e credo di sapere come. Per proteggere l’uovo, il suo guardiano deve aver cercato di mandarmelo con la magia.

«I Varden non mi hanno cercato per spiegarmi come avevano perso l’uovo: quindi sospetto che i loro messaggeri siano stati intercettati dall’Impero e che i Ra’zac abbiano preso il loro posto. Immagino che non vedessero l’ora di acciuffarmi, dato che ho mandato a monte i loro piani.»

«Perciò i Ra’zac non sapevano di me quando sono arrivati a Carvahall» disse Eragon perplesso.

«Giusto» replicò Brom. «è se quell’imbecille di Sloan avesse tenuto il becco chiuso, non avrebbero mai saputo di te e gli eventi avrebbero preso un’altra piega. In un certo senso, ti devo la vita. Se i Ra’zac non avessero cominciato a cercarti, avrebbero tentato di cogliermi alla sprovvista, e quella sarebbe stata la fine di Brom il cantastorie. L’unica ragione per cui sono scappati è che io da solo sono più forte di due di loro, specie di giorno. Dovevano aver progettato di drogarmi durante la notte, per poi interrogarmi a proposito dell’uovo.»

«Hai mandato un messaggio ai Varden che parla di me?»

«Sì. E sono sicuro che vogliono che ti porti da loro il più presto possibile.»

«Ma tu non lo. farai, vero?»

Brom scosse il capo. «No, non lo farò.»

«Perché no? Rifugiarsi dai Varden dovrebbe essere più sicuro che dare la caccia ai Ra’zac, specie per un novellino come me.»

Brom sospirò e guardò Eragon con affetto. «I Varden sono un popolo pericoloso. Se andiamo da loro, resteremo invischiati nella loro politica e nelle loro macchinazioni. I loro capi ti manderebbero in missione solo per puntiglio, anche se tu non fossi abbastanza forte. Voglio che tu sia ben preparato prima di avvicinarti ai Varden. Almeno, mentre inseguiamo i Ra’zac, non devo preoccuparmi che qualcuno ti avveleni l’acqua. È il minore tra i due mali. E poi» aggiunse con un sorriso «l’addestramento ti fa bene. Il tuatha du orothrim è solo un livello di istruzione. Ti aiuterò a trovare i Ra’zac, e forse anche a ucciderli, perché sono miei nemici quanto tuoi. Ma poi dovrai fare una scelta.»

«Ossia?» disse Eragon, guardingo.

«Se unirti ai Varden o meno» disse Brom. «Se uccidi i Ra’zac, gli unici modi per sfuggire all’ira di Galbatorix sono cercare la protezione dei Varden, rifugiarti nel Surda, o implorare la pietà del re e unirti alle sue forze.

Anche se non uccidi i Ra’zac, alla fine dovrai lo stesso fare una scelta.»

Eragon sapeva che il miglior modo per salvaguardare la propria vita era unirsi ai Varden, ma non voleva trascorrere tutta l’esistenza a combattere l’Impero come loro. Meditò sui commenti di Brom, cercando di considerarli in ogni possibile aspetto. «Ancora non mi hai spiegato come mai sai tante cose sui draghi.»

«Non l’ho fatto, vero?» disse Brom con un sorriso ironico. «Per questo dovrai aspettare un altro momento.»

Perché io? si chiese Eragon. Che cosa lo rendeva così speciale da predestinarlo come Cavaliere?

«Hai mai conosciuto mia madre?» domandò all’improvviso.

Lo sguardo di Brom si fece grave. «Sì.»

«E com’era?»

Il vecchio sospirò. «Era una donna ricca di orgoglio e dignità, come Garrow. Purtroppo furono proprio queste virtù la causa della sua rovina, e tuttavia i suoi maggiori pregi... Accorreva sempre in aiuto dei poveri e dei meno fortunati, senza badare alle proprie condizioni.»

«La conoscevi bene?» chiese Eragon, sorpreso. «Abbastanza bene da sentirne la mancanza quando scomparve.»