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«Le cose migliorano più avanti» disse Brom. «Ora dobbiamo trovare una locanda ed elaborare una strategia. Dras-Leona ptiò rivelarsi un luogo pericoloso perfino per i più accorti. Non voglio restare per la strada più del necessario.»

Si addentrarono nella città, lasciandosi alle spalle lo squallido ingresso. Mentre attraversavano le zone più ricche di Dras-Leona, Eragon si chiese: Come fanno costoro a vivere nel lusso quando a pochi passi da loro regna la miseria più nera?

Trovarono alloggio al Globo d’Orò, una locanda a buon mercato ma decorosa. Nella stanza che fu loro assegnata c’erano un lettuccio addossato a una parete, un tavolino traballante e un catino sbeccato. Eragon gettò uno sguardo al materasso e disse: «Io dormo sul pavimento. Probabilmente in quel.coso ci sono abbastanza cimici da mangiarmi vivo.».

«D’accordo, io non ho intenzione di privarle di un lauto banchetto» disse Brom, lasciando cadere le borse sul letto, Eragon posò le proprie sul pavimento ed estrasse l’arco.

«E adesso?» chiese.

«Adesso troviamo qualcosa da mettere sotto i denti e poi ce ne andremo a dormire. Domani cominceremo a cercare i Ra’zac.» Prima di uscire dalla camera. Brom ammonì il ragazzo.

«Qualunque cosa succeda, tieni la bocca cucita. Se ci scoprono, dovremo filarcela alla svelta.»

Il cibo della locanda era appena commestibile, ma la birra era squisita. Quando tornarono barcollanti in camera, Eragon si sentiva la testa piacevolmente brilla. Srotolò le sue coperte sul pavimento e ci s’infilò sotto con piacere, mentre Brom piombava sul letto,

Poco prima di. addormentarsi, Eragon cercò Saphira. Resteremo qui per qualche giorno, ma non quanto siamo stati a Teirm. Quando avremo scoperto dove sono i Ra’zac, dovrai aiutarci a prenderli. Ne parliamo domattina. In questo momento non ho la mente lucida,

Sei ubriaco, fu il commento accusatorio. Eragon ci pensò un attimo e dovette convenire che Saphira aveva ragione. La disapprovazione della dragonessa era evidente, ma si limitò a dire: Non ti invidio per come ti sentirai domani.

Tu no, gemette Eragon, ma Brom sì. Ha bevuto almeno il doppio di me.

33

Tracce d’olio

Che cosa mi è preso? si domandò Eragon la mattina dopo. La testa gli pulsava dolorosamente e si sentiva la lingua gonfia, formicolante. Quando un topo grattò le tavole di legno del sottotetto, Eragon fece una smorfia: il dolore gli trafisse le tempie.

Come ti senti? lo canzonò Saphira.

Eragon la ignorò. .

Un istante dopo. Brom caracollò giù dal letto con un grugnito. Tuffò la testa nell’acqua fredda del bacile, poi uscì dalla stanza, Eragon si affrettò a seguirlo nel corridoio. «Dove vai?» gli chiese.

«A riprendermi.»

«Vengo anch’io.» Davanti al bancone, Eragon scoprì che il metodo di Brom per riprendersi consisteva nell’alternare té bollente e acqua ghiacciata, il tutto innaffiato infine da una discreta dose di brandy. Quando tornarono in camera, Eragon scoprì di sentirsi meglio.

Brom allacciò il fodero della spada alla cintura e si lisciò le pieghe del mantello. «La prima cosa è fare qualche domanda discreta ma precisa. Voglio scoprire dove è stato consegnato l’olio di Seithr qui a Dras-Leona, e poi dove è stato trasportato. Con ogni probabilità, nel trasporto sono stati coinvolti dei soldati o degli operai. Dobbiamo trovarli e farne parlare uno.»

Uscirono dal Globo d’Oro e andarono in cerca di magazzini dove l’olio poteva essere stato consegnato. Vicino al centro di Dras-Leona, le strade prendevano a inerpicarsi verso un palazzo di lucido granito, costruito su un’altura perché dominasse tutti gli altri edifici, tranne la cattedrale. I due viaggiatori salirono verso l’edificio.

Il cortile era un mosaico di madreperla, e le mura erano in parte intarsiate d’oro. C’erano nicchie che ospitavano statue nere, che nelle gelide mani reggevano bastoncini d’incenso fumanti. Soldati appostati ogni quattro iarde scrutavano con attenzione i passanti.

«Chi ci abita?» chiese Eragon, colmo di meraviglia.

«Marcus Tábor, il governatore della città. Risponde soltanto al re e alla propria coscienza, che non è stata molto attiva di recente» disse Brom. Camminarono intorno al palazzo, osservando le ricche dimore ornate di alti cancelli che le circondavano.

Arrivati a mezzogiorno, non avevano ancora scoperto niente di interessante, perciò si fermarono per il pranzo. «Questa città è troppo grande per setacciarla insieme» disse Brom. «Tu cerca per conto tuo. Ci rivediamo al Globo d’Oro al tramonto.» Da sotto le sopracciglia cespugliose scoccò un’occhiata intensa al ragazzo. «Confido che non farai niente di stupido.»

«Lo prometto» disse Eragon. Brom gli diede qualche moneta e poi si allontanò nella direzione opposta.

Per il resto della giornata, Eragon parlò con bottegai e operai, cercando di mostrarsi iI più possibile cordiale e innocente. Le sue domande lo portarono da un capo all’altro della città, ma nessuno sembrava sapere niente dell’olio. Ovunque andasse, la cattedrale torreggiava cupa su di lui. Era impossibile sfuggire all’ombra incombente dei suoi pinnacoli.

Infine trovò un uomo che aveva aiutato a scaricare l’olio di Seithr e che ricordava in quale magazzino era stato portato. Eragon, pieno d’eccitazione, andò a vedere l’edificio, poi tornò al Globo d’Oro. Passò oltre un’ora prima del ritorno di Brom. «Scoperto niente?» gli chiese Eragon. Il vecchio, affaticato, si passò una mano tra i capelli bianchi. «Ho appreso parecchie cose interessanti oggi, non ultimo il fatto che Galbatorix farà visita a Dras-Leona questa settimana.» .

«Che cosa?» esclamò Eragon.

Brom appoggiò le spalle al muro, la fronte solcata da rughe profonde. «Pare che Tàbor si sia preso un po’ troppe libertà col suo potere, e quindi Galbatorix ha deciso di venire a dargli una lezione di umiltà, È la prima volta che il re lascia Urù’baen da oltre dieci anni.»

«Credi che sappia di noi?» fece Eragon.

«Ovvio che sa di noi, ma sono convinto che non conosca la nostra posizione. Altrimenti saremmo già prigionieri dei Ra’zac. Comunque significa che qualunque cosa decidiamo di fare riguardo ai Ra’zac, dobbiamo agire prima dell’arrivo di Galbatorix, È meglio tenersi il più possibile alla larga da lui. L’unica cosa a nostro favore è la conferma che i Ra’zac sono qui per prepararsi alla sua visita.»

«Voglio prendere i Ra’zac» disse Eragon con i pugni stretti. «ma non se vuoi dire combattere il re. Probabilmente mi farebbe a pezzi.»

Brom parve divertito. «Molto bene: prudenza. Hai ragione: non avresti, una sola possibilità contro Galbatorix. E adesso dimmi che cosa sei venuto a sapere quest’oggi. Potrebbe confermare quello che ho sentito io.»

Eragon si strinse nelle spalle. «Più che altro un sacco di chiacchiere inutili.Però ho parlato con un uomo che sapeva dov’è stato portato l’olio. Si tratta di un vecchio magazzino. A parte questo, non ho scoperto altro.»

«La mia giornata è stata più fruttuosa della tua, a quanto pare. Mi è stata detta la stessa cosa, e così sono andato al magazzino e ho parlato con gli operai. Non ci ho messo molto a scoprire che le casse di olio di Seithr vengono sempre inviate dal magazzino a palazzo.»

«E poi sei tornato qui» concluse Eragon.

«No! Non mi interrompere. Poi sono andato a palazzo e mi sono fatto invitare negli alloggi dei servitori, presentandomi come un bardo. Per diverse ore ho vagato intrattenendo le cameriere e gli altri con canti e poesie, e facendo domande.» Brom riempì lentamente di tabacco la pipa. «È sorprendente quante cose sanno i servitori. Lo sapevi che uno dei conti ha ben tre amanti, e che vivono tutte nella stessa ala del palazzo?» Scrollò il capo e si accese la pipa. «Ma a parte questi affascinanti pettegolezzi, mi è stato riferito per caso dove viene portato l’olio quando esce da palazzo.»