Cosa doveva fare?
Anche se fossero rimaste abbastanza pillole, non credeva sarebbe riuscito a ingoiarle. Pensava che non sarebbe più stato capace di fare nulla, mai più. Non c’era nessuna via alternativa. Poteva solo sedersi, ma come fare se si sentiva così male? La vodka sarebbe servita almeno a riscaldargli le budella. La prospettiva non era minimamente attraente — alla luce di una relativa sobrietà era pronto ad ammettere che preferiva bere vodka con acqua tonica e una fettina di lime, in quantità moderate, e in qualche posto riscaldato — ma questo era tutto quello che aveva. Cerca di morire da uomo, aveva pensato, o qualcosa di simile; non riusciva a ricordare veramente cosa gli era passato per la mente a Sheffer. Tutto gli sembrava così lontano.
Si spinse avanti sulle ginocchia, un braccio ancora sullo stomaco, come se la cosa fosse di una qualche utilità. Si allungò verso lo zaino con una mano che tremava molto. Era un tremore normale, il buon vecchio tremore di qualcuno che è stato fuori tutta la notte, e niente di più. Sperava che non fosse il segnale che tutto il suo corpo sibilava e faceva scintille come un cavo elettrico tagliato.
Toccò il bordo della sacca e poi si fermò.
Ritrasse la mano. C’era qualcosa che non sembrava a posto. Macchie di qualcosa sui vetri rotti all’apertura dello zaino. La qualità delle macchie, un tempo brillanti e ora opache, gli era familiare. Ce n’erano alcuni esempi sul dorso della sua mano.
Era del sangue?
Si avvicinò, facendo una smorfia. Senza dubbio sembravano un paio di chiazze di sangue rappreso. Girò il palmo della mano verso l’alto, ma non vide nessun taglio nuovo. Se ne sarebbe accorto, anche con quel freddo. Era altrettanto sicuro di non essersi ferito la notte precedente. Non aveva avuto alcun motivo per infilare la mano tra i vetri rotti.
Afferrò il fondo dello zaino e lo sollevò. Ne fuoriuscì un ammasso tintinnante. Erano schegge di vetro che si erano saldate in un unico blocco a causa del gelo. C’era poi una confezione intera di pillole che non aveva utilizzato, frammenti di piante, probabilmente raccolti nei capitomboli del giorno prima. Ah, un’ultima bottiglia, intatta.
E ancora un paio di chiazze rosso mattone su un pezzo di vetro.
Tom prese con cautela la scheggia. Era proprio sangue ed era certo che non si trattava del suo. La notte precedente aveva capovolto il sacco per prendere ciò di cui aveva bisogno, non ci aveva infilato la mano dentro.
Ma evidentemente l’orso lo aveva fatto.
Non poteva aver fiutato il cibo — non ce n’era da nessuna parte, non c’era mai stato — ma l’odore dell’alcool doveva essere stato irresistibile. Forse l’animale conosceva già quell’odore, per avere già rovistato nei cassonetti di rifiuti all’uscita di qualche piccola città. Ed ecco perché, presumibilmente, non lo aveva inseguito: era troppo impegnato a farsi un drink.
Tom si liberò del pezzo di vetro con una certa fretta. Prima di quel momento la realtà di quanto era accaduto la notte precedente era stata rinchiusa ermeticamente dietro i postumi della sbornia, l’oscurità e qualche brandello di sonno fasi insieme. Ma questo no. Questo era davanti ai suoi occhisi era trovato molto, molto vicino all’essere attaccato da un orso.
Cristo.
Si alzò in piedi. Quello non era un buon posto dove fermarsi. Non voleva trovarsi lì nel momento in cui qualcosa di grosso avesse nuovamente fiutato quell’odore decidendo di tornare per dare un’altra occhiata. Afferrò la bottiglia intatta e la infilò nello zaino. Mentre si accingeva a mettersi in marcia notò qualcosa nel cespuglio alla sua destra.
Gli ci volle un momento per capire che si trattava di peli, piuttosto lunghi e marrone scuro. Poche ciocche, intrappolate nelle estremità appuntite del cespuglio.
Tom cercò di immaginarsi un orso. Sapeva che quelle bestie non avevano il pelo corto, come i gatti o qualcosa del genere, un animale da pelliccia, ma questi peli erano lunghi ben quindici-venti centimetri. Era possibile? Gli orsi erano così irsuti?
Improvvisamente Tom provò il forte desiderio di trovarsi da un’altra parte, indipendentemente da quanto fosse difficile giungerci. Il suo corpo avrebbe dovuto fare quello sforzo.
Si trascinò velocemente fuori dalla nicchia della notte precedente e si guardò intorno per trovare la torcia. Poi vide le impronte nella neve e si rese contro che non si era trattato affatto di un orso.
Capitolo quattro
Erano da poco passate le otto di mattina a North Hollywood e l’agente Steve Ryan era seduto in un’auto di pattuglia in attesa che Chris Peterson riattraversasse la strada portando i caffè. L’agente Peterson ci stava mettendo un po’ più del previsto perché mentre si trovava al chiosco si era preso qualcosa da sgranocchiare nell’attesa. Era convinto che Ryan ignorasse questa sua recente abitudine, ma dopo due anni si imparano molte cose sulla persona con cui dividi la macchina. Erano ormai sei settimane che Chris ripeteva tutte le mattine questo spuntino volante, in quanto sua moglie stava attraversando una fase di invasamento salutista, e questo significava che in casa non doveva esserci alcun cibo commestibile. Lui stava resistendo e rispettava i suoi dettami — puoi mangiare questo, non puoi mangiare quello, non puoi mangiare troppo e niente di questo — anche se essere un poliziotto a dieta ti faceva sentire uno stronzo (ed era un invito per i colleghi a prenderti per il culo, specialmente le donne). Quindi se si fosse procurato qualche carboidrato divorando una pasta prima del turno — ed è quello che faceva regolarmente, perché tornava sempre indietro guardando lungo la strada e pulendosi le dita appiccicose sul retro dei pantaloni; in più ora si offriva volontario tutte le mattine per andare a prendere i caffè, mentre prima bisognava cacciarlo fuori dalla macchina scalciandolo con entrambi i piedi — Ryan non ne avrebbe fatto un dramma. Sapeva come vanno le cose con le mogli. Mentre se ne stava seduto in attesa, strizzando le palpebre per la luce che di sbieco attraversava il parabrezza, ringraziava in segreto il cielo per quei cinque minuti in più a disposizione per mettere in sesto il cervello. Si sentiva stanco, gli occhi gli sembravano asciutti e gli facevano male le spalle. Era stato sveglio a parlare con Monica fino alle tre di notte, e sempre dello stesso argomento, discusso alla solita maniera e con il solito risultato non definitivo. Non che lui non volesse dei bambini: li voleva eccome. Era solo che ci stavano provando da più di due anni (un mese sì, l’altro no, sì, no, e così via) e l’interesse per la faccenda si stava esaurendo. Non importa quanto ami tua moglie, o quanto tu continui a trovarla attraente: l’essere costretto a fornire una prestazione in momenti prestabiliti — allora, e solo allora, la soddisfazione del desiderio si riduceva praticamente a zero per il resto del mese — cessò ben presto di essere qualcosa cui pensare in termini di piacevole svago. Era diventato una sorta di lavoro, e lui ne aveva già uno. È vero, anche su quel fronte, non c’era stato un grande progresso, ma almeno nutriva delle speranze, non era impedito dalle brutali leggi biologiche. Stava facendo amicizia con alcuni colleghi, senza fare l’invadente, ma semplicemente ascoltando, cercando di capire quello che facevano, il loro modo di ragionare. Il fatto che al suo vecchio non fosse andata bene non significava che dovesse essere lo stesso per lui. Poteva avvenire anche in quel modo, era già successo: trovarsi nel posto giusto al momento giusto, partecipare a un arresto da prima pagina, poteva fare sì che ti assegnassero a una squadra. All’improvviso smetti di essere solo un fantoccio dentro una macchina che va in giro a controllare le finestre, a dirimere liti domestiche (Ryan era un esperto di mogli, di tutti i tipi, e aveva imparato un sacco anche sui mariti), ad arrestare sballati mentre i loro amici ti subissano di urla, ti deridono e ti tirano addosso le bottiglie. Improvvisamente entri a far parte di un’unità e da quel momento c’erano buone speranze di riuscire a toglierti l’uniforme. Era solo una questione di lavoro duro e di fortuna, e Ryan non si spaventava di fronte a nessuna delle due cose. No, quello che ti distruggeva erano gli incarichi in cui nessuna mole di lavoro sembrava fare la differenza, dove la buona sorte mancava del tutto e non si affacciava nemmeno, e tu sembravi essere incapace di spiegarlo a quelli che ritenevano che il mondo era come dovrebbe essere, anziché come realmente era. Monica era andata su tutte le furie quando avevano parlato di questo e lui non la biasimava. Era una cosa che lo rendeva triste, stanco e depresso. Desiderava essere padre, lo aveva sempre voluto. Cazzo, aveva anche preso in considerazione quella merda di fecondazione artificiale, ammesso che potessero permettersela. Era quello che le aveva detto la notte prima, che dovevano farci un pensiero, e la cosa era stata un minimo di aiuto anche se poi era nata una discussione sul come avrebbero potuto permetterselo, e così il tutto continuava ad avvitarsi disperatamente su se stesso. Ryan disse che forse avrebbero potuto permetterselo, se avessero tirato la cinghia, se non avessero fatto vacanze per un paio di anni, se lui fosse stato promosso. Ma lei aveva detto di no e aveva cominciato a piangere… e aveva continuato fino a quando lui non aveva avuto più nulla da dire. Si erano fatte le tre del mattino e nessuno ne aveva tratto alcun sollievo ed era veramente giunto il momento per lui di andare a dormire. Quando quel mattino si era alzato, sua moglie era rimasta abbastanza tranquilla, forse era semplicemente sfinita. Di lì a poco l’avrebbe chiamata per sapere come stava. Ammesso che potesse muoversi da quel posto… Ma che cazzo stava facendo Chris per metterci così tanto? Nel periodo in cui il suo compagno era stato via, lui avrebbe potuto andarsene da Denny e farsi un’intera colazione completa con patatine fritte e pane francese tostato. Ryan si allungò sul sedile del passeggero e diede un’occhiata al suo collega al bancone, mentre si infilava qualcosa in bocca. Sorrise e si rimise a sedere. Va be’, lasciamo che mangi. La radio era silenziosa per il momento. Ma questo non voleva dire che la città fosse stata liberata dal crimine e che loro sarebbero stati mandati a casa senza stipendio. Non sembrava affatto probabile.