«Howard’s Point,» disse il poliziotto annuendo. «La sua macchina è stata recuperata indietro da lì ieri pomeriggio. La sua ricomparsa ha almeno risolto quel piccolo mistero.»
«Giusto. Dunque, ho parcheggiato la macchina laggiù e sono andato a fare un’escursione.»
«Un’escursione,» ripeté l’uomo annuendo. «Esattamente cosa si era portato dietro come provviste?»
«Immagino che lo sappia già,» brontolò Tom, freddamente. «Vedo il mio zaino sul tavolo laggiù.»
«Sì, lo so,» disse il poliziotto. «Quello che non so è se lei ha avuto modo di vedere un po’ la televisione da quando è qui. In questo periodo dell’anno c’è una segnalazione che viene trasmessa più o meno ogni ora. Consiglia alle persone di tenersi alla larga dalle montagne a meno che non sappiano cosa stanno facendo e siano adeguatamente attrezzate. Lei non guarda molta televisione, vero Mr. Kozelek?»
«Ero in uno stato mentale confuso.»
«Già.» L’uomo annuì nuovamente. «E dove è stato da allora?»
«Ho camminato fino a qui,» disse Tom. «Mi ero perso. Avevo le cartine, ma per errore le ho lasciate in macchina. Quando mi sono messo in cammino ero un po’ ubriaco; di solito il mio senso dell’orientamento è piuttosto buono, ma nevicava e sono precipitato in una gola e, a essere sincero, mi devo essere perso. Ho cercato di ritornare sulla strada, ma a quel punto, evidentemente, avevo invertito la direzione e, evidentemente, non ho fatto altro che allontanarmi sempre più. Poi ho trovato quello che sembrava un sentiero e l’ho seguito, ma non sembrava portare da nessuna parte e continuava a interrompersi e a riprendere.»
«Probabilmente era una vecchia pista per il trasporto dei tronchi,» disse Phil. «Potrebbe addirittura essere un tratto della vecchia strada montana. Per la maggior parte di essa l’unica cosa che si può dire è che un tempo c’era qualcosa laggiù perché gli alberi che si succedono sono più diradati.»
Connelly girò lentamente la testa per guardarlo e il suo vice si zittì. Lo sceriffo tornò a fissare Tom.
«Mi stia a sentire, qual è il suo problema?» disse Tom.
«Il mio? Nessuno. La prego continui.»
Tom prese di proposito una lunga pausa sorseggiando il caffè. Quel tipo stava cominciando veramente a farlo incazzare. Alla fine erano tutti uguali. Tutti così pieni del proprio status privilegiato, a far finta di non essersi mai trovati, in vita loro, in una situazione difficile.
«Così non ho fatto altro che camminare,» disse. «Non saprei dire dove fossi. Poi, alla fine, la notte scorsa ho trovato una strada. L’ho percorsa per un po’, sicuro che qualcuno sarebbe arrivato e mi avrebbe dato un passaggio, ma nevicava e non ho incontrato nessuno. Così ho continuato a camminare e sono arrivato qui, questa mattina presto.»
«Una piccola odissea, Mr. Kozelek,» disse Connelly. «Deve essere contento che sia finita e impaziente di tornare a casa.»
«Non ancora,» disse Tom, scrollandosi di dosso due coperte. In quel momento non solo sentiva troppo caldo, ma aveva la sensazione che quell’aspetto da «ragazzino sperduto» non lo stesse aiutando a farsi prendere sul serio dallo sceriffo. «Prima devo sistemare alcune cose qui.»
«E cosa sarebbero mai?»
Tom lo guardò negli occhi. «Devo tornare nella foresta.» Fece un gran respiro e si preparò a dire una cosa che sapeva si sarebbe ricordato per il resto della sua vita. «Quando ero laggiù ho visto qualcosa, qualcosa di strabiliante.» Fece un’altra pausa, pregustando il momento.
«Sarebbe Bigfoot, vero?»
Tom lo fissò, stupito. «Come fa a saperlo?»
Connelly sorrise leggermente. «Lo ha menzionato un paio di volte al mio vice quando è arrivato qui. E anche alla dottoressa, credo. A dire il vero, da quel che so, è stata la prima parola che lei ha detto quando è entrato barcollando in paese. Prima di svenire.»
Tom sentì la bocca asciutta e il viso in fiamme. Non si ricordava di averne parlato con loro. Cazzo.
«Okay,» disse. «Lo sapevo. Ma l’ho visto. Ho visto Bigfoot. Era in piedi sopra di me. L’ho visto.»
«Lei ha visto un orso, Mr. Kozelek.»
«No. Anch’io l’ho pensato sul momento, ma non era così. Non aveva l’aspetto di un orso. E poi, che odore hanno gli orsi?»
«Non saprei, perché non mi ci sono mai avvicinato tanto da scoprirlo. Sono creature piuttosto schizzinose.»
«Questo aveva un odore tremendo. Veramente disgustoso. Oltre a questo, ho visto anche delle impronte.»
«Ma non mi dica.»
«Sì, cazzo se lo dico. Lei vuole che io faccia finta di aver visto un orso, okay. Ma c’erano quelle impronte. E partivano da dove mi trovavo io.»
«Non erano le sue? Di quando era scappato dall’orso?»
«No. Stavo annaspando lì intorno. La forma sarebbe stata indefinita. E poi si vedevano quelle cazzo di dita. Cinque dita grosse e rotonde sul davanti. Mi creda, le ho viste.»
«Ne sono certo.» Connelly si rivolse a Phil. «Potresti far entrare Mrs. Anders?»
Confuso, Tom osservò il giovane poliziotto che usciva e andava a prendere una donna che ora vedeva seduta dalla parte opposta della sala principale. Nel frattempo Connelly bevve il suo caffè in un unico lento e lungo sorso, squadrando freddamente Tom.
Phil ritornò seguito dalla donna. Era sui sessantacinque anni e aveva capelli grigi raccolti in una allentata coda di cavallo. Una mano era infilata nella tasca di una giacca gialla, indossata sopra uno spesso pull di lana. L’altra reggeva una grande busta di plastica. La donna aveva un’aria imbarazzata e contrita.
Tom cominciò a sentire una stretta allo stomaco.
«Questa è Patrice Anders,» disse ConneEy. «Patrice vive a qualche chilometro da Howard’s Point. Non so se lei lo ha notato sulle sue cartine, ma c’è indicato un piccolo lotto di terreno che parte da lì per arrivare fino alla successiva autostrada sulle montagne. È destinato a diventare un importante insediamento, ma per ora Mrs. Anders rimane l’unica occupante.»
«Piacere di conoscerla,» disse Tom, «ma non capisco di cosa si tratti.»
Connelly guardò la donna e sollevò un sopracciglio.
«Ero io, nella foresta,» disse.
Tom la fissò. «Cosa intende dire?»
La donna scosse la testa. «Mi dispiace tanto. Io cammino molto. Partecipo a due programmi nazionali per il monitoraggio della fauna e tengo ufficiosamente il conto di cosa gira qui intorno in ogni stagione dell’anno. Non so se a lungo termine questo sia di qualche utilità, non è molto scientifico. Non credo, ma…» Scrollò le spalle. «A ogni modo, questo è quello che faccio. E l’altra mattina, di buon’ora, ero là fuori, e ho visto qualcosa che giaceva sul fondo della gola. Quest’ultima non è lontanissima dall’estremità del mio terreno, in linea d’aria. Be’, a piedi è un bel tragitto, sa mi piace camminare. Comunque, scesi giù e vidi che si trattava di uno zaino. Non sapevo se qualcuno sarebbe tornato indietro a riprenderlo così lo lasciai lì.»
Tom guardò Connelly. «Okay, e allora?»
«Le impronte che lèi ha visto appartengono a Mrs. Anders.»
«Stronzate. Lei non mi ascolta quando parlo? Quelle erano enormi.»
«Con un’ora di sole i contorni cominciano a sciogliersi e saranno sembrate più grandi di quanto fossero realmente.»
Per un secondo Tom pensò di lanciarsi al di là della scrivania e afferrare l’uomo alla gola. Sapeva che sarebbe stata una pessima idea e non solo perché quell’individuo rappresentava la legge. Così, si limitò a controllare la sua voce. Dopo tutto era lui ad avere l’asso nella manica.
«Già. E il sole avrà fatto in modo che le impronte avessero cinque grosse dita, vero? Se è così, allora avete un sole ben strano da queste parti.»
Per un attimo ci fu silenzio, poi si udì un leggero tramestio. La donna che si chiamava Patrice tirò fuori qualcosa dalla borsa.