Bill e Patrice sedettero sulla terrazza del bar prima di cena, sorseggiando i loro drink: una rara birra per lui e un ancora più raro Sweet Manhattan per lei. Patrice sentiva una tristezza come da molto tempo non le accadeva. Perché la vita doveva essere così? Era come se, di anno in anno, il mondo accettasse sempre più cose che per lei non significavano nulla, innovazioni che apparivano insignificanti o poco chiare, ma che erano annunciate come l’alba di una nuova era. Si era rassegnata a tatto ciò, aveva fatto del suo meglio per comprendere le attrattive dei cellulari, di Windows e di Eminem. Ma perché le cose che interessavano a lei nel frattempo dovevano essere spazzate via? Anche Bill stava in silenzio. Sul viso aveva dipinta l’espressione di quando cercava di non pensare a una data cosa. Per tutta la durata della cena fu poco comunicativo, non preoccupandosi nemmeno di dare un’occhiata alla lista dei vini, cosa che — da quando aveva quasi smesso di bere birra — era diventata un’abitudine. Patrice si convinse che lui provasse i suoi stessi sentimenti, che si ponesse le sue stesse domande, soprattutto una che lei era troppo triste per poterla esprimere a parole: sarebbero tornati a Verona?
Senza più le Lodgettes, scomparse sotto un altro hotel del tipo che abbonda in quelle guide che spiegano alle coppie di una certa età dove andare per riaccendere il sentimento (o, più probabilmente, per avere delle relazioni con i loro consulenti finanziari o con i vicini), dove sarebbero andati? C’era già un hotel un po’ più su sulla 101, nella zona nord della città, ma era un’accozzaglia indefinita di mattoni, con un prato senza alberi, un posto dove uno non sarebbe andato di proposito o una seconda volta. Avrebbero potuto provare con il nuovo albergo una volta costruito, ma sarebbe stata una slealtà commessa verso qualcosa di importante, un’infedeltà per il vecchio posto. Patrice conosceva i sentieri tra gli alberi, non avrebbe potuto alzarsi al mattino e fare colazione su un terrazzino con vista su un parcheggio dove un tempo sorgeva la loro casetta.
Quindi cosa avrebbero fatto? Cercare da un’altra parte? Lei non voleva. Non voleva dover ricominciare. Conoscevano ogni chilometro di strada, sia all’andata che al ritorno si fermavano a pranzare sempre negli stessi posti. Avrebbero perso tutto quello, insieme a innumerevoli altri rituali troppo piccoli per avere un nome, compreso l’appellativo che avevano dato all’anziana coppia di gay con i quali si scambiavano cenni di saluto sulla spiaggia («I due gentiluomini di Verona»). Naturalmente, c’erano altri posti lungo la costa, e Verona non era certo il paradiso sulla terra (la drogheria funzionava per modo di dire, così loro facevano provviste a Cannon Beach), ma non si riesce a trovare un’alternativa solo perché la cerchi. Uno dei muri della casa dell’anima di Patrice era stato portato via e lei non riusciva a farsene una ragione.
Mentre camminavano mano nella mano lungo la strada dopo cena, sempre in silenzio, Bill la colse di sorpresa, proponendo un bicchierino della staffa. I primi tempi avevano preso l’abitudine di osservare la gente nei locali, con Bill che si fumava una sigaretta in tranquillità, sul molo che dava sulla baia. A poco a poco, scoprirono che la cena li lasciava piacevolmente affaticati e si accontentavano semplicemente di tornare nel loro bungalow.
Patrice sorrise e accettò con gioia. Le piaceva vederlo così. Non capitava spesso che esprimesse a chiare lettere le cose (nel corso degli anni questo fatto l’aveva anzi irritata in più di un’occasione), ma capiva sempre. Patrice sedette nella veranda mentre lui andava a prendere le birre. Al di là della baia, poteva vedere, come al solito, alcune delle casette illuminate. Ai suoi occhi erano come stelle, punti di riferimento grazie ai quali navigare attraverso la vita. Si rese conto che la prossima volta quelle luci sarebbero state spente e in quel momento capì che quella era la loro ultima visita. Quando si voltò, sentendo Bill che ritornava con un drink in ciascuna mano, i suoi occhi erano umidi.
«Lo so,» disse lui mentre si sedeva di fronte a lei.
Posò le sue mani su quelle della moglie e per un momento osservò le luci lontane. Poi prese il suo bicchiere e lo alzò invitandola a brindare con lui. Patrice scrollò le spalle, non ne aveva voglia. Non c’era niente da festeggiare.
Bill insistette, tenendo alto il bicchiere. Ancora più strano fu notare che aveva in mano una sigaretta — lui che aveva praticamente smesso di fumare. Patrice cominciò a credere che il suo sguardo assente non significava ciò che lei aveva pensato. La donna alzò un sopracciglio, e poi anche il bicchiere.
«Ho un’idea,» disse lui.
Mentre stava ancora lì in piedi davanti alla finestra a fissare la foresta, Patrice riuscì a ricordare quella serata con una chiarezza che non aveva più ritrovato da allora. L’ultima grande decisione. L’ultima cosa che le era apparsa come un passo in avanti, piuttosto che come una battuta d’arresto o, peggio, una sbandata verso qualche posto in cui non era mai stata.
«Ricordi che avevamo parlato di comprare un po’ di terra, con degli alberi, in qualche posto dove non costasse molto?» disse Bill.
Era vero, ne avevano parlato. O forse l’aveva fatto Bill. Comunque, lei lo aveva ascoltato, annuendo con un atteggiamento timidamente positivo, senza mai pensare veramente che quella cosa si sarebbe realizzata. Non avevano bisogno di andare da qualche altra parte, avevano Verona.
Salvo che… ora non ce l’avevano più.
«Sì,» rispose lei.
«Allora magari lo faremo adesso.»
«Ma non abbiamo abbastanza…»
«Soldi. Sì che li abbiamo. Almeno per il terreno.»
«Ma non per costruire una casa.»
«Giusto.» Fece una pausa per prendere fiato. «Allora che ne diresti se domani mattina andassi da Ralph e gli facessi un’offerta per una di queste baite?»
Lei lo fissava, contenta che lui avesse detto una cosa del genere.
«La numero 2,» disse lui, e in quel momento gli occhi della moglie erano di nuovo umidi. «Ci mettiamo d’accordo con Ralph. All’operatore immobiliare non interessano — sono solo un intralcio. Non dovranno abbatterla e noi la faremo trasportare da un’altra parte.»
«Potresti fare una cosa del genere?»
Ne discussero per un’ora, fino a che entrambi non ebbero gli occhi rossi e cominciarono a farfugliare. Il mattino dopo, Bill fece come aveva detto.
Ralph fece una telefonata e mezz’ora dopo l’affare fu concluso. Lo sguardo assente, tuttavia, non lasciò gli occhi di Bilclass="underline" quel pomeriggio le cose avevano preso una nuova piega e loro si erano ritrovati proprietari non di una, ma di tre casette. Bill le disse che avrebbero potuto tenerne una per loro, una usarla come ufficio-studio, e una per gli ospiti. Per i ragazzi, forse. A Patrice non importava granché. La cosa importante era che la casa numero 2 fosse salva. Desiderava ancora che potesse rimanere a Verona, che le Lodgettes restassero lì per sempre e che nulla dovesse cambiare, ma se le cose non potevano andare così, loro non avrebbero subito passivamente. Patrice voleva attaccare degli adesivi che dicessero che ora quella era proprietà loro.
Una volta proprietari di tre casette cui trovare una collocazione, comprare un appezzamento di terra smise di essere un’idea vaga per diventare il loro prossimo passo. Trascorsero qualche weekend alla ricerca di un posto e la scelta ricadde su un’area poco più a nord di Sheffer, sulla sponda est delle Cascades. Distava un pomeriggio di macchina da Pordand, prima sulla 5 e poi sulla 90; era una cittadina graziosa, gradevole senza essere artefatta, e la terra aveva ancora dei prezzi ragionevoli. Gli operatori immobiliari avevano messo a disposizione dei lotti sulle strade fuori città, ma fino a quel momento non c’erano stati acquirenti, e alcuni dei cartelli con la scritta «Vendesi» stavano cominciando a sbiadire. Comprarono un appezzamento di quaranta acri proprio all’uscita della strada di accesso, con una gran quantità di alberi a disposizione e con il suo bel laghetto gelido. Scavalcando la loro staccionata posteriore si entrava nella National Forest e nessuno avrebbe mai potuto cambiare questo fatto. Questa volta la casetta numero 2 aveva una sistemazione permanente.