Quanti pensieri hanno attraversato la sua mente in tutto quel tempo? E di che tipo erano? Questo non sei in grado di dirlo. In qualche punto, fra te e lei, questa informazione è andata perduta, tagliata via dalla realtà da processi di digitalizzazione, trasferimento, archiviazione, nuovo trasferimento per la proiezione in rosso, verde e blu. Sembrava chiaro che la perdita fosse avvenuta da qualche parte durante quel processo, ma la cosa non era sicura. Forse era accaduto proprio all’ultimo secondo, quando cioè l’informazione ha cercato di saltare fuori dallo schermo per raggiungere un’altra mente umana, che tutto è andato perduto. Tutte le differenze del mondo non sono nulla se paragonate a questa: la differenza che c’è tra l’essere te e l’essere me. Fa sembrare abbastanza insignificante l’abisso che separa uomini e dèi, uomini e donne, vivi e morti.
Tu sei tu, lei è qualcun altro e in mezzo ci sono le stelle. Tu guardi, fai ipotesi e pensi. È qualcosa che puoi fare senza sapere le risposte, senza doverti preoccupare della banale immanenza della verità. Potrebbe essere qualcosa di noioso o futile, qualcosa per cui proveresti ben poca partecipazione se ti ci imbattessi nella vita reale: un’unghia rotta, un urto frontale, l’improvvisa e vertiginosa presa di coscienza che lei si sta avvicinando ai trenta e non ha ancora un bambino. Potrebbe essere qualcos’altro, un evento più oscuro, lontano dal tuo mondo o dalla tua comprensione; una brutta esperienza con un cliente (la tua impressione è che possa essere una puttana); una brutta notizia su un amico (qualche prevedibile autodafé tramite droga); o un’altra cattiva notizia, di quelle che il nostro mondo malvagio ha sempre a disposizione. Non importa. Ecco qual è il fascino di questa webcam, di tutte le webcam e di Internet stesso — del nostro mondo come è diventato. Puoi osservare e interpretare, oppure lasciare semplicemente che le immagini scorrano davanti ai tuoi occhi, fino a quando ne hai abbastanza — dopodiché chiudi il file e la cartella nascosta dove riposa, ti alzi e te ne vai. È un po’ come ascoltare il notiziario: istantanee dell’Iraq o del Ruanda o la realtà delle star televisive. È la vita di qualcun altro, il problema di qualcun altro. Tu sei al sicuro.
O almeno così pensi — fino a un’ora e, mezzo dopo, quando due agenti dell’FBI si presentano a casa tua mentre tu e tua moglie state cenando. Allora ti rendi conto, troppo tardi, che osservare è una strada a due sensi di marcia anche su Internet. Tu stai ad ascoltare, con il volto in fiamme, in quelli che sono gli ultimi momenti di serenità del tuo matrimonio, mentre la poliziotta ti comunica che quella ragazza di nome Jessica è morta e che negli ultimi tre mesi il costoso computer del tuo studio ha fatto registrare un tempo di osservazione più lungo di qualunque altro.
In altre parole tu eri il suo più grande fan, e l’FBI vuole fare due chiacchiere con te su ciò che è accaduto alla ragazza, così come i poliziotti che aspettano fuori; e tua moglie ha un’espressione gelida come se fosse stata scolpita nel marmo bianco; e tu non puoi schiacciare nessun tasto «Chiudi», nessun tasto. «Esc».
Quaranta minuti più tardi Nina uscì dal salotto, lasciando l’ammiratore di Jessica — il cui nome era Greg McCain — seduto faccia a faccia con Doug Olbrich, e raggiunse Monroe, che era rimasto in ascolto nel corridoio. McCain se ne stava impalato in un angolo del divano di pelle graziosamente usurato della coppia. Aveva circa trentacinque anni e un costoso taglio di capelli alla Hugh Grant. Aveva richiesto la presenza del suo avvocato. Nell’attesa, forse McCain avrebbe potuto essere lasciato ai suoi aggeggi, ma Olbrich era seduto di fronte a lui in silenzio. A volte questa tattica funzionava.
Monroe si rivolse a lei. «Che ne pensi?»
«Non saprei,» rispose. «Sua moglie gli ha fornito un alibi» per il momento in cui Ryan è stato ucciso. Ha detto che il marito è uscito per andare al lavoro alle otto meno un quarto e lei è così incazzata con lui che è difficile credere che lo copra per lealtà.»
«Scoprire che a tuo marito piace guardare le donne su Internet non è la stessa cosa che scaricarlo per l’assassinio di un poliziotto. O crederlo capace di farlo. Ad ogni modo, non è impossibile andare da casa loro al Knights in un quarto d’ora.»
«No, ma sarebbe difficile, e poi penso un’altra cosa.»
«Vale a dire?»
«Noi partiamo dal presupposto che l’uomo che ha ucciso Jessica e quello che ha sparato a Ryan siano la stessa persona.»
«Be’, certo. Ma non credo che sia utile…»
«Charles, stammi a sentire. Jessica era morta forse da quarantotto ore quando l’abbiamo trovata; è difficile essere più precisi a causa del calore. Tutto quello che abbiamo è che un uomo ha ucciso una donna, in privato, e poi, il giorno dopo o poco più, esce e uccide un poliziotto in modo plateale, come se volesse dire: ‘Sono qui!’. Come ho già detto allora, mi sembra eccessivo.»
«Spiegati con altre parole.»
«Non ci riesco, per ora. Sto solo dicendo che l’unico legame tra i due eventi è la vicinanza.»
Monroe scosse la testa. «Una coincidenza bella e buona, non credi?»
«No. I due delitti potrebbero essere collegati. Ma il responsabile non è lo stesso. Il che significa che l’assassino di Jessica potrebbe essere in qualche altro angolo del paese, ora. O potrebbe essere allegramente seduto a casa con un alibi per il giorno sbagliato.»
Monroe distolse lo sguardo e parlò con insolita calma. «Perché qualcun altro avrebbe dovuto uccidere un poliziotto?»
«Non sto dicendo che sia andata così, ma che se lavoriamo con quest’idea, allora dobbiamo fare una domanda diversa a Mrs. McCain.»
Lui annuì. «E allora falla,» disse.
Gail McCain era in cucina. Era in piedi, col busto eretto e guardava fisso fuori da una finestra che dava sul cortile posteriore. Nina si chiese che cosa la donna si era aspettata dalla loro serata. La coppia non aveva figli, quindi la loro cena tranquilla e piacevole sarebbe stata molto probabilmente seguita da un po’ di televisione o da un lavoro leggero. Erano due persone abituate a condividere il loro spazio angusto certo non adatto ai bambini.
«Mio marito è in arresto?»
«No,» disse. «Non ancora.»
«Quindi non avete più alcun motivo per trattenervi ancora in casa nostra.»
«Certo, lei potrebbe chiederci di andarcene. Ma in questo caso potrebbe venire ad arrestarla la polizia di Los Angeles, e così potremmo parlare da qualche altra parte. Conoscendo quei ragazzi, sono certo che metterebbero in azione qualche lampeggiante supplementare, quelli che illuminano le finestre dei vicini.»
«Se ne aveste avuto motivo, lo avreste già fatto.»
«Lei è un avvocato, Mrs. McCain?»
«No, lavoro per la televisione.»
Qualcosa nella voce o nell’espressione della donna fece surriscaldare di mezzo grado una cellula cerebrale di Nina. Si voltò verso la poliziotta che presidiava la porta. L’agente era bassa ma di costituzione robusta e fissava il corridoio con aria impassibile. I capelli erano legati in una coda di cavallo talmente tirata che la fronte era così stirata da schiacciare il naso come se fosse fatto di stucco.
«Ma senti un po’,» disse Nina. «La signora lavora per la televisione. Fantastico, no?»
«Per me…» disse la poliziotta senza distogliere lo sguardo.
Nina fece spallucce rivolta a Mrs. McCain. «L’agente Whalen è notoriamente poco incline all’entusiasmo. Ma per quanto mi riguarda, trovo che la televisione sia fantastica.»