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«È un lavoro come un altro.»

«Ma è un lavoro importante, no? Un mio amico, un certo Ward, ha una teoria secondo la quale i produttori sarebbero i sacerdoti del nostro tempo, e il loro lavoro consiste nel fare da tramite tra l’uomo comune e il regno celeste che è dall’altro lato dello schermo. Basta che diciate le parole giuste, che vi comportiate nel modo giusto e vi ritrovate in un reality show, in una soap o nel nuovo Friends, e potete essere catapultati dritto agli Emmy seduti alla destra di Whoopi Goldberg. Lei si è mai sentita come un sacerdote?»

«Non ho la minima idea di cosa lei stia dicendo.»

«Non la biasimo. Anch’io non capisco Ward per la metà del tempo. Ma quello che voglio dire è che essere un avvocato le sarebbe molto più utile, in questo momento. È sicura di avere inquadrato la situazione?»

«Credo di sì.»

«Lei è al corrente del fatto che noi stiamo indagando sull’assassinio di una donna di nome Jessica Jones, trovata morta mercoledì mattina, che questa Jessica era una web-girl, e che suo marito era iscritto al suo sito? Questo gli permetteva di accedere a una webcam nell’appartamento di Jessica, che la mostrava spesso come mamma l’aveva fatta.»

La donna parlò attraverso i denti stretti. «So tutto.»

«Bene. Lei considera suo marito competente dal punto di vista tecnico?»

«Cosa intende dire?»

«Parlo di computer. Vedo che ce ne sono molti nel suo studio. È bravo?»

«Credo di sì. Saprebbe riparare il mio se ci fosse un problema. Ma…»

«Grazie. Ora, in termini generali suo marito non sembra un probabile sospetto. Il che spiega perché siamo lieti di avere la vostra collaborazione volontaria e perché siamo venuti qui senza sirene e senza lampeggianti. Per il momento le voglio solo fare qualche domanda e poi abbiamo finito. Va bene? Lei ha detto al tenente Olbrich che martedì mattina suo marito è uscito per andare al lavoro intorno alle sette e quarantacinque, è esatto?»

«No,» disse la donna freddamente. «Gli ho detto che Greg se n’è andato esattamente a quell’ora.»

«Come fa a esserne così sicura?»

«Greg se ne va sempre alle otto meno un quarto. È quella l’ora a cui esce di casa.»

«Ma è presumibile che qualche volta esca un po’ dopo o un po’ prima? Mi sembra di capire che anche suo marito lavora per la televisione, vero? Suppongo che a volte debba essere lì prima. Non è come timbrare il cartellino, o sbaglio?»

«No, però…»

«Quindi, di tanto in tanto, ha delle riunioni alla mattina presto.»

«Sì, certo.»

«E se è vero che di solito se ne va alle sette e quarantacinque, ci saranno state volte in cui può essere uscito un quarto d’ora dopo o anche un po’ più tardi. Che cosa la rende certa che la mattina in questione lui se n’è andato all’ora programmata?»

La donna apparve irritata. «Perché lo so e basta. Senta, Ms. Baynam, lei è sposata?»

Nina si sentì avvampare. «No, non lo sono.»

«Si vede. Se lo fosse, saprebbe di cosa sto parlando. Quando sei sposata con qualcuno, sai cosa sta succedendo nel suo mondo. Forse lo sai anche troppo. Hai la tua vita e anche metà di quella dell’altra persona. So quando Greg è oberato, quando ha dei problemi sul lavoro, quando qualcosa va storto e le riunioni cominciano a saltar fuori come funghi. No, non conosco perfettamente il suo diario e non posso sempre citare a memoria capitolo e verso. Ma so quello che accade nella sua vita.»

«Ma allora… mi scusi: lei sapeva della webcam? Sapeva che suo marito passava il tempo a guardare su Internet ragazze che si spogliano e fanno sesso dal vivo?»

«No, non lo sapevo, ma questo è…»

Nina la interruppe con dolcezza. «… diverso, naturalmente. Lei sa tutto di Greg, eccetto questo, il che è perfettamente ragionevole. Gli uomini sono subdoli in questo genere di cose. Non ci si può aspettare che lei lo sappia. Probabilmente anche sul suo conto c’è un dettaglio o due che suo marito non sa, vero? Anche questo va bene. La vita matrimoniale è così, da quello che mi sembra di capire — ma, sa, io sto solo lavorando di immaginazione. Getto uno sguardo dalle fredde e oscure lande desolate della solitudine.»

«Non intendevo…»

«Certo che no, Gail. A parte questo, senza cioè considerare questi dettagli irrilevanti, lei direbbe di avere un’idea precisa di Greg, dei suoi impegni e della sua vita.»

«Sì, certo.»

«Benissimo. Lei mi è stata di grande aiuto.» Nina sentì il suono del campanello all’altro lato della casa. «Sembra che sia arrivata la cavalleria. Credo che il tenente stia comunque terminando con suo marito, quindi fra non molto ce ne andremo.»

Nina sorrise cordialmente e fece per allontanarsi.

Poi si voltò e, come se stesse chiedendo alla donna il nome del suo arredatore di interni, disse: «Che cosa ha fatto suo marito lunedì sera?»

La donna la fissava. «Prego?»

«Dato che lei è conoscenza dei suoi impegni, che cosa ha fatto suo marito lunedì sera?»

«Lui…»

Nina la guardava mentre la donna si rendeva conto di aver esitato troppo, che la domanda, posta in maniera inattesa e quasi casualmente, aveva aperto una breccia nella fragile difesa che lei non si era resa conto di dover fortificare. «Era fuori quella sera?»

«Sì. Aveva… aveva una riunione. Una riunione serale.»

«Che ore potevano essere?»

«Non ricordo. Era tardi.»

«Era una riunione di lavoro?»

La donna vide Nina che la fissava.

«Sì,» disse. «Credo.»

«Possiamo andarcene,» disse Olbrich tranquillamente. Lui, Monroe e Nina adesso erano soli nella cucina. «Due persone della sua ditta confermano che si trovava in ufficio o nei paraggi alla solita ora. La sera prima era rimasto fuori fino a tardi, come hai scoperto, ma non si trattava di una riunione. Dice di avere accompagnato un cliente in un locale notturno. Il presunto cliente è già tornato in Inghilterra.» Guardò l’orologio. «McCain non ha nessun indirizzo personale dove trovare quest’uomo, e quindi dovremo aspettare che torni nel suo ufficio in Inghilterra per verificare, ma francamente…»

Si interruppe.

Nina fece uno sbadiglio enorme. «Non abbiamo un cazzo per trattenerlo e non sembra assomigliare al tizio con cui Jessica è stata vista al Jimmy’s. D’accordo, è vero, spiava Jessica. Sì, occasionalmente va nei locali di spogliarello. Per ‘dovere’ d’ufficio. Bel lavoro. Ma a parte questo, siamo in un vicolo cieco. Il suo avvocato è con loro adesso, pronto al combattimento, e ha anche un’argomentazione valida. O rendiamo la cosa ufficiale oppure per ora lasciamo perdere.»

Monroe scosse la testa e uscì in corridoio.

Olbrich si rivolse verso Nina. «Che problema ha?»

«Non gli piace andarsene a mani vuote dopo che siamo arrivati con questo spiegamento di forze.»

«È colpa sua. Io gliel’avevo detto che doveva usare più astuzia.»

«Monroe è più il tipo di giocatore che va avanti come un rullo compressore.»

Seguirono il capo di Nina lungo il corridoio e si fermarono fuori dalla porta che conduceva nel salotto. Nina si aspettava una qualche reazione, in particolare dall’avvocato — sembrava che al giorno d’oggi in televisione tutti ribattessero alla polizia e quindi tutti, nella vita reale, si sentissero autorizzati a farlo, come per rimanere nel ruolo — ma non accadde nulla.

Olbrich si scusò senza in realtà scusarsi. Monroe invitò i McCain a non lasciare la città per qualche giorno. Nina stava per andarsene senza neanche guardarsi indietro quando si sentì chiamare per nome da una voce femminile.

Vai, sorella, pensò, mentre si voltava. Metti loro addosso ancora un po’ di pressione e guarda cosa succede.