Выбрать главу

L’uomo le restituì lo sguardo come se Nina fosse il piano delle ferie di una società per cui lui non lavorava.

Quando lei si voltò, lo sguardo di Monroe era gelido. «Nina, tu credi che io sia uno stupido, vero? È così?»

«No Charles, certo che no,» rispose. «Questa è una storia vecchia. Del ritorno di Sarah Becker non so niente più di te.» Lui rimase in silenzio costringendola a proseguire. «Mi trovavo nel Montana per fare visita a John, come dissi allora e come ho ripetuto numerose volte.»

«Giusto,» disse lui con un tono distrattamente affabile che ebbe il potere di far sentire Nina ancora più sconcertata. Qualcosa nell’improvviso cambio di tono del suo superiore le aveva fatto capire che sotto c’era molto di più di quanto lei avesse creduto e che ora era sul punto di scoprire di cosa si trattasse.»

A quel punto non fu Monroe a parlare, ma l’uomo nell’angolo. La sua voce era asciutta e monotona, vagamente nasale.

«Sta parlando di John Zandt, vero?»

«Sì.» Nina teneva lo sguardo fisso su Monroe, rendendosi sconsolatamente conto che il suo capo poteva essere più astuto di quanto lei credesse. L’aveva servita su un piatto d’argento a quest’uomo, e non appariva a disagio sotto il suo sguardo.

«L’ex detective della Omicidi di Los Angeles ora coinvolto in un assassinio a Portland. La cui figlia venne rapita nel maggio 2000 e non fu mai ritrovata. Che lasciò il servizio attivo e scomparve, prima di riapparire tre mesi fa nei panni, mi sembra di capire, del suo amante.»

«Una situazione non più attuale. Ma in quali termini questo dovrebbe riguardarla?»

La pausa che Nina aveva fatto prima di porre questa domanda doveva servire, teoricamente, a farla sentire più decisa. La cosa non ebbe però molto effetto perché evidentemente la sua voce era diventata inudibile, dato che nessuno dei due uomini aveva ribattuto nulla.

Nina guardò Monroe cercando di mantenere un tono di voce disteso. «È di questo che si tratta? Una bacchettata punitiva in ritardo di tre anni? Tenni informato John sul caso del Ragazzo delle Consegne, una cosa che non avrei dovuto fare. Questo lo sai già. Sai anche che credevo che lui meritasse di sapere quanto avevamo sul caso perché la scomparsa era sua figlia — e perché in precedenza ci aveva aiutato ad arrestare un uomo che uccideva ragazzi di colore, mentre noi brancolavamo nel buio e i media ci prendevano a pesci in faccia dalla mattina alla sera. Tu mi spiegasti come il mio comportamento aveva infranto il protocollo dell’FBI, andando contro le tue idee sulla compartimentalizzazione e da allora non mi hai più trattato nello stesso modo. Ho mandato tutto a puttane. Ho ricevuto il messaggio, ma credevo che ci avessimo messo una pietra sopra. Passiamo oltre.»

Monroe guardò fuori dalla finestra.

«Non siamo qui per passare oltre, Ms. Baynam,» disse l’uomo nell’angolo. «Siamo qui per tornare indietro.»

«Che cazzo sta dicendo?»

«Nina…»

«Vaffanculo Charles. Mi avete stancato. Non so chi diavolo sia questo tizio o perché si senta in diritto di parlarmi in questo modo.»

Monroe mise sul tavolo una borsa dalla quale estrasse un computer portatile. Lo aprì e rivolse lo schermo verso Nina. Né lui né l’uomo nell’angolo fecero alcun tentativo di spostarsi in una posizione che permettesse loro di vedere, e Nina capì che avevano già visionato quello che lei stava per vedere, qualunque cosa fosse.

Lo schermo si illuminò automaticamente, mostrando al centro una finestra di dialogo nera. Monroe premette una combinazione di tasti e la finestra cominciò a mostrare una rapida successione di colori. Ci volle un secondo per capire che si trattava dell’inquadratura di una videocamera, posizionata di fronte a una strada.

La strada rimase vuota per qualche momento, rivelando il retro di una fila di case situate sul lato opposto. Poi l’inquadratura si strinse per mettere a fuoco un particolare. Una casa a due piani, in legno, dipinta in color sabbia con finiture bianche, fatte non di recente. Era ripresa di tre-quarti, e mostrava le finestre sul retro e su un lato, tutte con le tende tirate, e una porta posteriore.

Per alcuni istanti non accadde nulla. Passarono delle macchine, una da destra a sinistra e due in senso opposto. Non si sentiva l’audio, ma Nina non riusciva a capire se questo era perché mancava sul file o se il volume del computer era a zero.

L’inquadratura strinse ulteriormente. Ci volle un secondo per vedere quello che aveva attirato l’attenzione del cameraman: la porta posteriore della casa. Era aperta di qualche centimetro, sufficiente per rivelare l’oscurità all’interno. Si richiuse, per un secondo, e poi si riaprì quel tanto che bastava per permettere che ne uscisse un uomo. Era di altezza leggermente superiore alla media e di spalle larghe. Chiuse la porta e seguì il lato posteriore della casa. Si muoveva in modo tale che un osservatore casuale non avrebbe colto i lineamenti del suo viso e probabilmente non avrebbe nemmeno notato la sua presenza.

Evidentemente, però, il cameramen non era un osservatore di quel tipo, e ingrandì l’inquadratura. Nina si morse il labbro.

L’uomo era John Zandt.

Uscì sulla strada e il video lo seguì fino a una macchina che Nina riconobbe, un’auto che lui non possedeva più, ma che qualche anno prima aveva passato alcuni pomeriggi parcheggiata fuori da casa sua.

Zandt aprì la portiera dal lato del guidatore e, proprio prima che entrasse, il video fece un primo piano del suo viso al di sopra dell’auto. Era pallido e con gli occhi socchiusi. Assomigliava a molti uomini che lei aveva visto in fotografia, mentre camminavano con le mani ammanettate davanti a loro. Non aveva praticamente più nulla in comune con l’uomo che lei per breve tempo aveva creduto di amare.

L’inquadratura del video si allargò lentamente fino a mostrare metà della strada, poi si interruppe bruscamente.

Con il viso studiatamente inespressivo, Nina si appoggiò nuovamente allo schienale. «Da dove arriva questo?»

«Ci è stato trasmesso via e-mail,» disse Monroe. «È arrivato nelle prime ore di questa mattina.»

«Ma che strana coincidenza,» disse lei. «È arrivato giusto dopo il ritrovamento del cadavere a Portland.»

I due uomini la stavano osservando attentamente. Vaffanculo, pensò Nina. Se è questo che volete, cavatevela. «Quindi, qual è il punto?»

«Il nostro punto,» disse il tizio nell’angolo, «è che questo video mostra il suo amico mentre fa visita alla casa di un uomo che è stato interrogato in relazione ai rapimenti del Ragazzo delle Consegne — un’indagine nella quale lei era direttamente coinvolta. Stephen DeLong fu interrogato, fornì un alibi di ferro e venne cancellato dall’inchiesta.»

«Elementi circostanziali provenienti dalla scena permettono di far risalire il filmato al periodo del caso,» disse Monroe.

«Ci avrei scommesso,» disse Nina. «Così come quel bel campo lungo alla fine significa che qualsiasi idiota potrebbe capire dove è stato girato.»

Monroe batté le palpebre. L’uomo nell’angolo la ignorò. «Circa una settimana dopo, i vicini denunciarono un odore insopportabile che proveniva dalla casa che abbiamo appena visto. DeLong fu ritrovato nella sua camera da letto, morto per un’unica ferita di arma da fuoco. C’erano tracce di una ripetuta violenza fisica esercitata sulla sua persona. La casa esibiva un completo repertorio di oggetti per uno spaccio di stupefacenti in piccola scala, il che portò gli agenti a ritenere la morte come il risultato di un affare andato storto. DeLong venne schedato e dimenticato. Nessuno se ne interessò e tantomeno mise in relazione la sua morte con l’indagine in corso.»

«Perché avrebbero dovuto?»

«In quel momento non c’era nessuna ragione. Ma come lei ha visto, c’è una motivazione inequivocabile per farlo ora. Ci serve semplicemente il suo contributo su un dettaglio, Ms. Baynam,» disse l’uomo. «Vorremmo parlare con John Zandt.»