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C’era qualcuno in piedi lì davanti, che osservava la finestra centrale. Sembrava che avesse freddo. Aveva infilato le mani nelle tasche della giacca jeans, e dopo qualche minuto tirò fuori qualcosa e la lanciò verso la finestra.

È inutile, pensò Elizabeth, lei non verrà.

Aveva fatto un ultimo tentativo per parlarle. Era il trimestre di primavera. Aveva piovuto di nuovo. Il viale era coperto di vermi. Tib indossava l’uniforme degli Angel Flight, e sembrava che avesse freddo.

Tib aveva fermato Elizabeth appena fuori dal dormitorio e le aveva detto: «Ho visto Tupper l’altro giorno. Mi ha chiesto di te, e gli ho detto che stavi alla casa degli Alpha Phi.»

«Oh,» aveva fatto Elizabeth, e aveva provato ad andarsene, ma Tib l’aveva trattenuta, continuando a parlarle come se niente fosse successo, come se fossero ancora compagne di stanza. «Esco con questo tipo del CAUR. Jim Scates. È fantastico!» aveva detto, come se fossero ancora amiche.

«Sono in ritardo per la lezione,» disse. Tib lanciò nervosa uno sguardo giù per il viale, e anche Elizabeth lo fece, e vide Tupper che si stava avvicinando sulla bicicletta. «Grazie tante,» disse con rabbia.

«Vuole solo parlarti.»

«Di cosa? Di come ti porterà al ballo serale degli Alpha Sig?» aveva detto, voltando poi le spalle ed entrando nel dormitorio prima che lui potesse raggiungerla. Le aveva telefonato per quasi un’ora, ma lei non aveva risposto, e dopo un po’ aveva lasciato perdere.

Tuttavia non si era dato per vinto. Era ancora là, sotto la sua finestra, che le tirava tagliaananas e separauova, e lei, dopo tutti questi anni, ancora non si affacciava. Lui sarebbe rimasto là per sempre, e lei non sarebbe mai, mai venuta.

Si alzò in piedi. La punta di gomma di una delle stampelle scivolò sul ghiaccio sotto la panchina, e per poco non cadde. Ritrovò l’equilibrio appoggiandosi sul duro cemento.

Paul strombazzò col clacson e accostò al marciapiede, con i lampeggianti accesi. Uscì dall’auto. «Per l’amor di Dio, i Brubaker saranno già arrivati,» disse. Le prese le stampelle e la trascinò in tutta fretta verso la macchina, sostenendola sotto un’ascella con la mano.

Quando ripartirono, il ragazzo stava ancora là, con lo sguardo alla finestra, in attesa.

I Brubaker erano già arrivati, e aspettavano nel vialetto. Paul la lasciò in auto per andare ad aprire la porta di casa. Il dottor Brubaker le aprì lo sportello e provò ad aiutarla a mettersi sulle stampelle. Geraldine continuava a dire: «Oh, veramente, avremmo capito.» Rimasero entrambi da una parte con l’aria disorientata, mentre Elizabeth entrava in casa zoppicando.

Geraldine si offrì di preparare il caffè, ed Elizabeth la lasciò fare, seduta al tavolo della cucina con ancora la giacca addosso. Paul aveva preparato tazzine, piatti e il vassoio di biscotti prima di uscire di casa.

«Lei era alla riunione Tupperware, no?» disse Geraldine, aprendo la credenza per cercare i filtri del caffè. «Non ho avuto proprio la possibilità di conoscerla. Ho visto che Sandy Konkel le aveva messo le grinfie addosso.»

«Alla riunione ha detto che le piace Gesù.» disse Elizabeth. «È cristiana?»

Geraldine aveva cominciato ad aprire un filtro del caffè. Si interruppe e fissò Elizabeth negli occhi. «Certo,» rispose. «Lo sono. Vede, Sandy Konkel mi ha detto che una riunione Tuppervvare non era luogo per la religione, e io le ho ribattuto che qualunque posto può essere l’occasione per una testimonianza cristiana. E avevo ragione, perché quella testimonianza le ha parlato, no, Elizabeth?»

«Che succede se si è fatto qualcosa, tanto tempo fa, e si scopre poi che si è rovinato tutto?»

«“Perché riconoscendo il tuo peccato ti sarà possibile liberartene,”» declamò Geraldine, con la caffettiera sotto il rubinetto.

«Non parlo di peccato,» disse Elizabeth. «Parlo delle piccole cose che si pensa non siano troppo importanti, come mettere un piede in una pozzanghera o litigare con qualcuno. Che succede se si parte e si lascia qualcuno in piedi sulla strada perché ci aveva fatto arrabbiare e questo gli cambia per sempre la vita, lo trasforma in un’altra persona? O se si volta le spalle a qualcuno e ci si allontana da lui perché si è feriti nell’animo oppure non si vuole aprire la finestra, e grazie a quest’unica piccola cosa tutte le loro vite sono cambiate e ora lei beve troppo, lui si è suicidato e non ci si rende nemmeno conto di averlo fatto.»

Geraldine aveva aperto la borsetta e ne stava tirando fuori una Bibbia. Si fermò con la Bibbia ancora dentro per metà, con lo sguardo fisso su Elizabeth. «Ha fatto suicidare qualcuno?»

«No,» disse Elizabeth. «Non l’ho fatto suicidare e non l’ho fatta divorziare, ma se quel giorno non mi fossi voltata e allontanata da loro, tutto sarebbe stato diverso.»

«Divorziare?» chiese Geraldine.

«Sandy aveva ragione. Quando si è giovani si pensa solo a se stessi. Io riuscivo solo a pensare a quanto lei fosse più carina di me e quanto fosse il tipo di ragazza che aveva decine di appuntamenti, e quando lui la invitò a uscire, pensavo che in realtà gli fosse sempre piaciuta, e ci soffrivo moltissimo. Buttai via il separauova, e stavo tanto male, ed ecco perché non gli ho voluto parlare quel giorno, ma non sapevo quanto fosse importante! Non sapevo che c’era una pozzanghera là che mi avrebbe trascinato giù nella fogna.»

Geraldine appoggiò la Bibbia sul tavolo. «Non so cosa lei abbia fatto, Elizabeth, ma qualunque cosa sia, Nostro Signore la perdonerà. Vorrei leggerle qualcosa.» Aprì la Bibbia al punto in cui c’era un segnalibro a forma di croce. «“Perché Dio amava così tanto il mondo che rinunciò al suo unico Figlio cosicché chiunque creda in Lui non perirà, ma avrà la vita eterna”. Gesù, l’unico figlio di Dio, è morto sulla croce e resuscitato perché ci fossero perdonati i nostri peccati.»

«E se non fosse resuscitato?» disse Elizabeth spazientita. «E se fosse rimasto lì nella tomba sempre più fredda, fino a ricoprirsi di cristalli di ghiaccio, senza mai sapere se li aveva salvati oppure no?»

«È pronto il caffè?» chiese Paul, entrando in cucina col dottor Brubaker. «O voi donne vi siete messe a chiacchierare e ve ne siete scordate del tutto?»

«E se avessero aspettato che Gesù li salvasse, e avessero aspettato per tutti quegli anni senza che lui lo sapesse? Avrebbe dovuto tentare di salvarli, no? O poteva semplicemente lasciarli là, in piedi e al freddo con lo sguardo verso la sua finestra? E forse non ce l’avrebbe fatta. Forse avrebbero divorziato e si sarebbero suicidati in ogni caso.» Cominciò a battere i denti. «E anche se li avesse salvati, non sarebbe riuscito a salvare se stesso. Perché era troppo tardi. Era già morto.»

Paul girò intorno al tavolo verso di lei. Geraldine stava sfogliando la Bibbia, alla frenetica ricerca del versetto adatto alla situazione. Paul prese il braccio di Elizabeth, ma lei si divincolò, insofferente. «In Matteo vediamo che fu resuscitato dai morti e oggi è vivo. Proprio adesso,» disse Geraldine, con la voce spaventata. «E qualunque sia il peccato che lei serba nel cuore, Lui la perdonerà se lo accetta come suo personale Salvatore.»

Elizabeth sbatté un pugno sul tavolo con tanta forza che il vassoio dei biscotti tremò. «Non parlo di peccato. Parlo di aprire una finestra. Lei ha messo un piede nella pozzanghera e il verme è stato trascinato giù nella fogna ed è affogato. Non avrei dovuto lasciarlo sul marciapiede.» Diede un altro pugno al tavolo. Il dottor Brubaker prese la pila di tazzine da caffè e le poggiò sul ripiano, come se temesse che lei avrebbe potuto cominciare a scagliarle contro il muro. «Avrei dovuto metterlo nell’erba.»