Era Loretta la vera star della serata: non c’erano dubbi. Quando tutti ebbero preso posto attorno al tavolo, esordì con una dichiarazione d’intenti.
“Dobbiamo ricominciare a comportarci come una famiglia”, disse. “Questa faccenda di Garrison è un richiamo all’ordine per tutti noi. È tempo che mettiamo da parte le nostre differenze. È tempo che dimostriamo alla gente di cosa siamo fatti. Cadmus, sono sicura che lo sapete tutti, in questo momento è costretto a letto e temo che sia molto debole. Da qualche giorno non riesce nemmeno a ricordarsi chi sono, il che naturalmente è molto doloroso. Ma ha degli improvvisi periodi di lucidità, in cui sa ancora essere eccezionalmente acuto. Oggi, nel tardo pomeriggio, mi ha detto che sentiva delle voci nella casa. E io gli ho risposto che sì, stavamo facendo una piccola riunione di famiglia. Com’è naturale, non gli ho detto il motivo. Non sa niente di quello… che è successo… e io non ho alcuna intenzione di raccontarglielo. Ma quando gli ho parlato della riunione, lui mi ha detto che vi avrebbe senz’altro partecipato. E sono sicura che in un certo senso lui sia qui con noi. Dovrebbe esserci d’ispirazione, in questo difficile momento.” Seguirono alcuni mormorii di assenso, soprattutto da parte di Richard. “Sappiamo tutti che cosa direbbe Cadmus se sapesse quello che sta accadendo”, continuò Loretta.
“Sì, direbbe: vadano tutti a farsi fottere”, intervenne Mitch. Norah scoppiò a ridere nel suo bicchiere di vino.
Loretta riprese senza nemmeno voltarsi verso Mitchell. “Direbbe: gli affari devono continuare come sempre. Dobbiamo dimostrare la forza della nostra famiglia. L’unità della nostra famiglia. Ed è per questo che sono particolarmente grata a te, Rachel, per averci raggiunto così prontamente. So che le cose tra te e Mitchell non sono facili in questo momento, quindi devo ammettere che mi fa ancora più piacere che tu sia qui. Ora, Cecil, saresti così gentile da aggiornarci sulla situazione di Garrison?”
L’ora successiva fu interamente dedicata alle questioni di carattere legale: la storia del giudice che avrebbe presieduto l’udienza, raccontata da Richard; alcune valutazioni del pubblico ministero, riferite da Cecil; e poi i problemi lavorativi dovuti all’assenza temporanea di Garrison. Era evidente che non era facile gestire gli affari di famiglia ora che non c’era Garrison a dare ordini.
Alla fine, la conversazione si spostò su Rachel.
“Mitchell ti ha già parlato del galà di beneficenza di venerdì sera?” le chiese Loretta.
“No, io…”
Loretta gettò a Mitchell un’occhiata stanca. “E per l’ospedale. Il reparto di pediatria. Era l’unica attività di beneficenza a cui Margaret sembrava interessarsi, e penso che sia importante per noi essere presenti.”
“Volevo parlarne a Rachel più tardi”, s’intromise Mitchell.
“Non più tardi, Mitchell, adesso”, ribatté Loretta. “Ci sono già stati fin troppi ‘più tardi’ in questa famiglia. Cose che sono state rimandate all’infinito…” Di cosa diavolo stava parlando?, si chiese Rachel. “Dobbiamo andare avanti e fare ciò che dobbiamo fare. Anche se questo ci può mettere a disagio o…”
“D’accordo, Loretta”, disse Mitchell. “Calmati adesso.”
“Non parlarmi con quel tono condiscendente”, replicò Loretta con voce priva d’inflessione. “Farai meglio ad ascoltarmi per una volta nella tua viziatissima vita. Siamo nei guai. Mi capisci?” Mitchell si limitò a fissarla e questo infiammò Loretta ancora di più. “MI CAPISCI?” gridò, sbattendo la mano sul tavolo. Le posate d’argento tintinnarono.
“Loretta”, disse Cecil a bassa voce.
“Lascia perdere, Cecil, è inutile. Questo non è il momento di fare i carini. Siamo in guai terribili. Tutti noi. Tutta la famiglia. In guai veramente terribili.”
“Garrison uscirà entro una settimana”, disse Mitchell.
“Sei solo testardo oppure sei troppo stupido per capire cosa sta succedendo sotto il tuo naso?” continuò Loretta in tono più controllato ma tutt’altro che conciliante. “Non si tratta solo di quello che è successo alla povera Margie…”
“Oh, non cominciare a fare la Cassandra, Cristo santo”, la interruppe Mitchell con voce carica di disprezzo.
“Mitchell”, disse Cecil, “un po’ di rispetto…”
“Se Loretta vuole che la rispetti, deve cominciare a essere pratica e smetterla di ripeterci che è tutto scritto nelle fottutissime stelle.”
“Non sto dicendo questo”, ribatté Loretta.
“Oh, scusami. Allora oggi è il giorno dei tarocchi?”
“Se tuo padre potesse sentirti…”
“Mio padre ti considerava una pazza”, proseguì Mitchell, alzandosi di scatto. “E io non ho intenzione di sprecare il mio tempo ad ascoltarti blaterare degli affari di famiglia come se ci capissi qualcosa.”
“Quello che non capisce sei tu”, disse Loretta.
“Io capisco benissimo”, gridò Mitchell. “Credi che non sappia che stai cercando di portare Rachel dalla tua parte?”
“Oh, per l’amor di Dio.”
“L’hai mandata su quell’isola del cazzo, come se fosse una specie di segreto.”
Rachel gli posò la mano sul braccio. “Mitch”, mormorò. “Ti stai rendendo ridicolo. Sta’ zitto.”
Lui la guardò come se lei gli avesse appena dato uno schiaffo. Ritrasse bruscamente il braccio. “Allora sei dalla sua parte?” disse, guardando Rachel e indicando Loretta. “Questa è una specie di congiura? Cecil, aiutami tu. Voglio sapere cosa sta succedendo.”
“Non sta succedendo niente”, rispose Cecil in tono stanco. “Siamo solo tutti sfiniti e nervosi. E tristi.”
“Lei non è triste”, replicò Mitchell, tornando a guardare Loretta che aveva assunto un’espressione altera e distaccata. “Lei è fottutamente contenta che Margie sia morta e che mio fratello sia in prigione.”
“Credo che dovresti farle le tue scuse”, disse Cecil.
“Ma è la verità”, protestò Mitchell.
Ora fu Cecil ad alzarsi in piedi. “Mi dispiace, Mitchell, ma non posso permetterti di parlare a Loretta in questo modo.”
“Siediti!” gridò Mitchell. “Chi diavolo credi di essere?” Cecil tornò a sedersi e rimase zitto. “Sai cosa succederà quando il vecchio morirà? Ci saremo solo io e Garrison. Saremo noi a capo di tutto. E se Garrison resterà in prigione, ci sarò solo io.” Fece un sorriso privo di allegria. “Quindi ti consiglio di stare attento, Cecil. Ho intenzione di soppesare con grande attenzione il sostegno che riceverò. E se noterò una mancanza di lealtà nei miei confronti, non ci penserò due volte.” Cecil abbassò lo sguardo. “Benissimo”, concluse. “Rachel, noi ce ne andiamo.”
“Vai pure, allora”, disse lei, “ci sentiamo domani.” Mitchell esitò. “Non vengo con te”, aggiunse.
“È una tua decisione”, replicò Mitchell, ostentando indifferenza in modo poco convincente.
“Lo so”, disse lei. “E voglio restare.”
Mitchell non tentò di convincerla. Se ne andò senza aggiungere altro.
“Moccioso”, commentò Loretta a bassa voce.
“Forse dovrei andare da lui e provare a calmarlo”, propose Richard.
“Perché non ce ne andiamo tutti, invece?” intervenne Norah.