“Probabilmente è una buona idea”, disse Loretta. “Rachel… Potresti trattenerti ancora per un paio di minuti? Dovrei parlarti.”
Quando furono sole, Loretta osservò: “Non hai toccato cibo”.
“Non avevo fame.”
“Pene d’amore?” Rachel non rispose. “Passeranno”, continuò Loretta. “Nei prossimi giorni, non ti mancheranno i motivi di distrazione.” Bevve un sorso di vino bianco. “Non hai niente da nascondere. Ci siamo passate tutte.”
“Non so di cosa tu stia parlando.”
“Di lui”, replicò Loretta. “Di Galilee. Sto parlando di Galilee.” Rachel alzò lo sguardo e trovò gli occhi di Loretta pronti a scrutarla. “È stato come lo volevi?” le chiese.
“Te l’ho detto… Non so…”
Loretta sembrò addolorata. “Non hai bisogno di mentire”, sospirò. “Mentì pure a Mitchell. Ma non a me.” Continuò a fissare Rachel come in attesa di sentire il suo dolore. Anzi, ansiosa di percepirlo.
“Perché dovrei mentire a Mitchell?” chiese Rachel, decisa a sottrarsi a quello sguardo inquisitorio.
“Perché non si merita altro”, disse Loretta in tono piatto. “È nato con tutte le fortune di questo mondo. E questo lo ha reso stupido. Se avesse avuto un labbro leporino sarebbe stato due volte l’uomo che è.”
“Quindi devo pensare che ritieni stupida anche me.”
“E perché?”
“Perché l’ho sposato.”
“Accade ogni giorno che donne brillanti sposino perfetti idioti. A volte è una necessità. Se sei una ragazza che lavora in un negozio di scarpe e non hai altre prospettive nella vita, allora è naturale che tu faccia tutto ciò che è in tuo potere per cambiare la situazione. Non c’è niente di cui vergognarsi. Hai fatto quello che dovevi fare. E adesso fra voi è finita. Non c’è ragione di vergognarsi nemmeno di questo.” Fece una pausa, come per dare a Rachel il tempo di replicare ma quel breve discorso l’aveva confusa. “È davvero così difficile da ammettere?” continuò. “Se fossi al tuo posto, sarei fiera di me.”
“Fiera di cosa?”
“Non fare l’ottusa”, disse Loretta, “non ti si addice. Di cosa hai paura?”
“Non capisco… Non capisco perché mi parli in questo modo quando ci conosciamo a malapena e… be’, per la verità pensavo di non piacerti affatto.”
“Oh, invece mi piaci. Ma ormai il punto non è più questo. Abbiamo bisogno l’una dell’altra, Rachel.”
“Per cosa?”
“Per proteggerci. Qualunque cosa pensi tuo marito, non sarà lui a guidare l’impero Geary.”
“Perché no?”
“Perché erediterà più di quanto sia in grado di gestire. Si sgretolerà. Sta già andando in pezzi adesso che non c’è più Garrison a tenergli la mano.”
“E se Garrison uscisse?”
“Non credo che sia una questione di ‘se’. Uscirà. Ma verranno alla luce altre cose. Le sue donne, per esempio.”
“E allora? Ha un’amante? Non importerà a nessuno.”
“Lo sai cosa gli piace fare?” disse Loretta. “Paga delle donne perché fingano di essere morte. Le fa truccare come se fossero cadaveri e poi se le scopa. E questa è una delle sue ossessioni meno preoccupanti.”
“Oh, mio Dio…”
“Sta diventando sempre meno cauto. Credo che voglia essere scoperto, in effetti. Ci sono alcune fotografie…”
“Di cosa?”
“Non c’è bisogno che tu lo sappia. Ma fidati di me; se anche la meno disgustosa diventasse di dominio pubblico, tutta l’influenza di Garrison svanirebbe all’istante.”
“E chi ha queste fotografie?” Loretta sorrise. “Le hai tu?”
Loretta lisciò una piega della tovaglia, e parlò in tono completamente distaccato: “Non ho intenzione di restarmene con le mani in mano a guardare un necrofilo e un idiota prendere il controllo di tutto ciò che la famiglia possiede. Di tutto ciò che la famiglia rappresenta”. Alzò lo sguardo dalla tovaglia. “Il punto è: tutti dobbiamo prendere una posizione. Tu puoi lavorare con me per assicurarti che non perderemo tutto quando Cadmus morirà, oppure puoi precipitarti da Mitchell e dirgli che sto tramando contro di lui e contro Garrison, e correre i tuoi rischi con lui. Sta a te decidere.”
“Perché ti fidi di me adesso?” chiese Rachel. “Solo perché Margie è morta?”
“Oh Dio, no. Lei non mi sarebbe stata di alcuna utilità. E bisogna ringraziare Garrison anche per questo. Dio solo sa cosa le avrà fatto passare.”
“Lei non avrebbe mai accettato di…”
“Di interpretare la parte del cadavere il sabato sera? Penso che un sacco di donne farebbero anche di peggio per rendere felici i loro mariti.”
“Comunque non hai ancora risposto alla mia domanda: perché mi stai raccontando tutto questo?”
“Perché c’è qualcosa che vuoi e io posso aiutarti a ottenerlo.”
Vi fu un lungo silenzio. Alla fine Rachel disse: “Galilee?”
Loretta annuì. “Chi altri? Alla fine, tutto ritorna a Galilee.”
Quattro
1
In circostanze normali, Rachel avrebbe odiato il galà di beneficenza per l’ospedale. Era proprio uno di quegli eventi sfarzosi che, dopo qualche mese di matrimonio, avevano cominciato ad apparirle come uno sgradevole dovere coniugale: sguardi vitrei e sorrisi gelidi. Ma le cose erano cambiate. Prima di tutto Mitchell la guardava con sospetto e questo le faceva piacere. Ogni volta che Rachel si allontanava per una qualche banale ragione, lui la raggiungeva immediatamente e le sussurrava di stargli vicino. Quando lei gli chiese perché, lui rispose che voleva evitare che qualche ficcanaso figlio di puttana cercasse di carpirle informazioni su Garrison, e lei rispose che era perfettamente in grado di cavarsela da sola. E comunque lei non sapeva niente di interessante per gli appassionati del pettegolezzo.
“Mi stai facendo fare la figura dell’idiota”, le disse, quando la raggiunse la quarta volta. I suoi occhi erano pieni di rabbia e contrastavano con l’espressione di assoluta calma dipinta sul suo viso; quell’accusa era emersa da un sorriso smagliante. “Non voglio che parli con nessuno — mi hai capito?, con nessuno — senza che ci sia anch’io insieme a te. Parlo sul serio, Rachel.”
“Vado dove diavolo mi pare e dico quello che mi va, Mitchell, e né tu né tuo fratello né Cecil né Cadmus né nessun dannatissimo Geary potrà impedirmelo.”
“Garrison ti distruggerà, lo sai”, replicò Mitchell. Ora il suo sorriso era scomparso.
Rachel era incredula. “Sembri la brutta imitazione di un gangster.”
“Ma sai che è la verità. Non te la farà passare liscia.”
“Dio mio, come sei infantile. Vai a chiedere aiuto al fratello maggiore?”
“Sto solo cercando di metterti in guardia.”
“No. Stai cercando di spaventarmi. E non funziona.”
Lui distolse lo sguardo per un attimo, per controllare che non ci fosse nessuno vicino a loro. “Chi credi che vorrà aiutarti quando sarai nei guai?” sibilò. “Noi siamo l’unica vera famiglia che hai, piccola. Siamo i soli a cui ti potrai rivolgere se le cose si metteranno male.”
Rachel cominciava ad avvertire un leggero senso di nausea. Le parole di Mitchell erano inequivocabili.
“Penso che tornerò a casa”, gli disse.
“Sei rossa in faccia, sai?” notò lui, accarezzandole una guancia. “Va tutto bene?”
“Sono solo stanca”, rispose lei.
“Ti accompagno a prendere una boccata d’aria.”
“Sto bene, non è necessario.”
“No”, insistette lui prendendola sottobraccio. “Vengo con te.”
Insieme attraversarono la sala affollata di invitati, fermandosi un paio di volte perché Mitchell doveva salutare qualcuno che conosceva. Rachel non tentò nemmeno di interpretare la parte della moglie devota; si allontanò da lui dopo pochi secondi, costringendolo a seguirla.