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“Dobbiamo parlare”, disse lui quando furono in strada.

“Di cosa? Non ho niente da dirti.”

“Solo perché abbiamo avuto dei momenti difficili — ascoltami, Rachel, ti prego — non significa che dobbiamo gettare la spugna e perdere tutto quello che avevamo, tutto quello che provavamo l’uno per l’altra. Dobbiamo parlare. Sul serio.” Le posò un bacio leggero sulla guancia. “Voglio solo il meglio per te.”

“È per questo che prima mi stavi minacciando?” ribatté Rachel.

“Mi spiace che tu abbia avuto questa impressione, mi spiace davvero. Voglio solo che tu consideri le cose dal mio punto di vista.” Lei lo fissò, sperando di comunicargli tutto il suo disprezzo. “Ho un quadro molto più chiaro della situazione adesso”, continuò lui. “Ho delle… nuove informazioni. E so — fidati di me, Rachel — che non sei al sicuro.”

“Correrò il rischio.”

“Rachel.”

“Va’ all’inferno”, gli disse lei in tono estremamente calmo.

L’autista scese dalla limousine per aprirle la portiera.

“Chiamami domani”, disse Mitchell. Lei lo ignorò. “Non abbiamo ancora finito, Rachel.”

“Può chiudere la portiera, per favore?” chiese lei all’autista che obbedì, tagliando fuori le parole di Mitchell, che rimase lì sul marciapiede, con un’espressione allo stesso tempo irritata e sconfitta.

2

Quando scese dall’auto, davanti a casa, un giovane con gli occhiali — che si era nascosto dietro uno dei cipressi davanti al palazzo — le si avvicinò.

“Signora Geary? Devo parlarle.”

Indossava quello che la madre di Rachel avrebbe definito il vestito della domenica: un completo blu; una sottile cravatta nera; scarpe lucide. Aveva i capelli biondi molto corti, ma l’austerità di quel taglio non riusciva a nascondere la dolcezza dei suoi lineamenti.

“Mi ascolti, la prego”, continuò anche se lei non aveva dato l’impressione di volerlo ignorare. “È molto importante.” Lanciò un’occhiata nervosa all’addetto della sicurezza che sorvegliava l’ingresso del palazzo ventiquattr’ore al giorno. “Non sono pazzo. E non sto chiedendo la carità. Si tratta…”

“C’è qualche problema, signora Geary?” volle sapere la guardia.

“… si tratta di Margie”, si affrettò a concludere il giovane.

“Cosa?”

“Io e lei ci conoscevamo. Mi chiamo Danny.”

“Il barman?”

“Sì, il barman.”

“Vuole entrare, signora Geary?” la invitò la guardia. “Posso occuparmi io di questo signore.”

“No, va tutto bene”, disse Rachel, poi si rivolse a Danny. “Salga da me.”

“No. Saremo più al sicuro se facciamo due passi.”

“D’accordo.”

Dopo aver attraversato la strada, cominciarono a camminare tra gli alberi che circondavano il parco.

“Perché tutta questa segretezza?” domandò Rachel. “Non penso che lei sia in pericolo.”

“Non mi fido dei Geary. Margie diceva che erano peggio della mafia.”

“Margie esagerava sempre.”

“Diceva anche che era l’unica che valesse qualcosa.”

“Mi fa piacere.”

“Le voleva molto bene, sa?”

“Anch’io gliene volevo”, disse Rachel. “Era fantastica.”

“Così le aveva parlato di me?”

“Un po’. Mi aveva detto che aveva conosciuto un uomo più giovane. Ne andava molto fiera, in effetti.”

“Stavamo così bene insieme. A lei piacevano i miei Martini, e per me… per me lei era come una star del cinema, sa? Margie era così… appassionata. Non avevo mai conosciuto una donna come lei. Non che avessi frequentato molto spesso donne più grandi di me — intendo dire, non voglio che pensi che sono una specie di gigolò o qualcosa del genere.”

“Che termine antiquato.”

“Be’, comunque io non sono così.”

“Ne sono sicura, Danny”, disse Rachel con dolcezza. “So che provava davvero qualcosa per Margie.”

“E lei provava qualcosa per me”, continuò Danny. “Lo so. Ma non voleva che la gente cominciasse a spettegolare. Sapeva cosa avrebbero pensato gli altri. Sa, del fatto che ero più giovane di lei ed ero solo un barman.”

“Mi sta chiedendo di non raccontare niente a nessuno? Non lo farò, non si preoccupi.”

“Oh, lo so. Margie si fidava di lei. E anch’io mi fido.”

“Allora che cosa vuole?”

Lui rimase a fissare il marciapiede per qualche istante. Poi rispose: “Avevo scritto alcune lettere a Margie, in cui parlavo delle cose che avevamo fatto insieme. A letto, voglio dire.” Si passò una mano sul volto e si accarezzò i baffi. “È stata una cosa stupida, lo so; ma c’erano giorni in cui ero così preso da lei che dovevo scriverle.”

“E dove sono queste lettere?”

“Nel suo appartamento, immagino.”

“E io dovrei recuperarle, giusto?”

“Sì. Se fosse possibile. E… ci sono anche alcune fotografie.”

“Quante?”

“Non più di cinque o sei. Le lettere invece saranno una dozzina. Non ho tenuto il conto. Ecco, non mi aspettavo certo…” gli si incrinò la voce; si mise una mano in tasca e prese un fazzoletto. “Dio mio, sono a pezzi.”

“Io credo che stia reagendo bene, invece”, disse Rachel.

“Probabilmente pensa che stessi con Margie solo per quello che poteva darmi, e forse all’inizio è anche stato così. Voglio essere onesto. Non mi dispiaceva il fatto che avesse tanti soldi. Ma a un certo punto ha smesso d’importarmi. Volevo solo lei.” Le lacrime gli offuscarono lo sguardo. “E quel bastardo figlio di puttana di suo marito! Gesù! Gesù! Come si può credere a quello che dice quell’uomo? Dovrebbero mandarlo sulla sedia elettrica!”

“Temo che la passerà liscia, invece”, mormorò Rachel.

“Allora non c’è giustizia. Perché lui l’ha uccisa a sangue freddo.”

“Sembra molto sicuro di quello che dice”, disse lei. Danny rimase in silenzio. “Era con Margie quella sera?”

“È meglio non parlarne.”

“A me sembra che ne stiamo già parlando.”

“E se dovesse testimoniare sotto giuramento?”

“Mentirei”, rispose Rachel.

Danny le lanciò un’occhiata obliqua. “Come mai lei è così?”

“Così come?”

“Così… gentile con me. In fondo sono solo un barman.”

“E io sono una ragazza che lavorava in una gioielleria.”

“Ma adesso è una Geary.”

“Questo è un errore a cui intendo porre rimedio.”

“Non ha paura di loro?”

“Non voglio che nessuno infanghi il nome di Margie, esattamente come lei. Non posso assicurarle che troverò le lettere e le fotografie, ma farò il possibile.”

Danny le diede il suo numero di telefono e poi si salutarono. Se non avesse avuto notizie di Rachel, disse, avrebbe capito che aveva cambiato idea, e comunque non l’avrebbe biasimata date le circostanze.

Ma Rachel non aveva alcuna intenzione di cambiare idea. Mentre tornava a casa, cominciò a riflettere sul modo migliore per introdursi nell’appartamento di Margie e Garrison alla Trump Tower senza farsi scoprire. Sarebbe stato pericoloso, senza dubbio; stava facendo un favore a qualcuno che la polizia avrebbe voluto senz’altro interrogare, se solo avesse saputo della sua esistenza. Probabilmente il suo silenzio sarebbe stato considerato un crimine; e recarsi sul luogo del delitto per sottrarre delle prove significava rischiare una condanna per intralcio alla giustizia. Ma non le importava. La posta in gioco non erano soltanto le lettere d’amore di Danny e una manciata di foto osé.