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“Sei grottesca, lo sai, vero?”

“E perché?” Ho fatto una smorfia. “Non dobbiamo vivere seguendo le regole che seguono tutti gli altri”, ha detto Marietta. “Perché non siamo come tutti gli altri.”

“Forse saremmo un po’ più felici se lo fossimo.”

“Felici? Io sono in estasi. Sono innamorata. E dico sul serio questa volta. Sono innamorata. Di una ragazza di campagna, nientemeno.”

“Una ragazza di campagna.”

“So che non sembra molto promettente ma lei è straordinaria, Maddox. Si chiama Alice Pennstrom, l’ho conosciuta a un ballo in un granaio a Raleigh.”

“Ci sono balli nei granai per lesbiche oggigiorno?”

“No, era un ballo aperto a uomini e donne. Ma sai come sono fatta. Mi è sempre piaciuto aiutare le ragazze etero a scoprire la loro vera natura. Comunque, Alice è meravigliosa. E io volevo indossare qualcosa di particolare per festeggiare la nostra terza settimana insieme.”

“È per questo che stavi frugando tra gli abiti di papà?”

“Già. Speravo di trovare qualcosa di speciale. Qualcosa di eccitante per Alice”, ha risposto lei. “Comunque grazie per esserti occupato di Cesaria. Ricambierò la cortesia uno di questi giorni.”

“Lo terrò a mente.”

“Nessun problema. So mantenere le promesse.” Ha controllato l’orologio. “Ehi, devo andare. Ho appuntamento con Alice tra mezz’ora. Sono venuta qui a cercare un libro di poesie.”

“Poesie?”

“Mi piacerebbe recitarle qualcosa. Qualcosa di sexy e di romantico, che la metta dell’umore giusto.”

“Fai pure”, ho detto io indicando la libreria. “A proposito, immagino che questo significhi che abbiamo fatto pace?”

“Perché, abbiamo litigato?” ha detto Marietta, quasi stupita dalla mia domanda. “Dove sono i libri di poesie?”

“Sono sparsi qua e là.”

“Hai bisogno di un po’ di organizzazione qui dentro.”

“Grazie, ma la mia stanza mi va bene così com’è.”

“Allora consigliami un libro di poesie.”

“Ne vuoi uno di una poetessa lesbica? Là, sullo scaffale in alto c’è Saffo, e anche un libro di Marina Tsvetaeva.”

“Ma sono abbastanza eccitanti? Voglio dire, faranno bagnare la mia Alice?”

“Oh, certe volte sei così volgare.”

“Allora, sì o no?”

“Non lo so”, ho risposto stizzito. “Comunque pensavo che l’avessi già sedotta.”

“Infatti”, ha risposto Marietta scrutando gli scaffali. “Ed è stato favoloso. Così favoloso che ho deciso di chiederle di sposarmi.”

“Stai scherzando?”

“No. Voglio sposare la mia Alice. Voglio vivere con lei e adottare dei bambini. Decine di bambini. Ma prima mi serve una poesia, per farla sentire… sai cosa intendo… no, adesso che ci penso, probabilmente non lo sai… voglio farla innamorare così tanto da farla soffrire.”

Le ho indicato un punto della libreria. “Alla tua sinistra…”

“Cosa?”

“… quel libriccino con la copertina turchese.” Marietta l’ha preso.

“Sono poesie scritte da una monaca.”

“Da una monaca?” Marietta ha fatto per metterlo giù.

“Aspetta”, le ho detto, “dagli un’occhiata prima. Ecco.” ho raggiunto mia sorella e le ho preso il libro, che lei non aveva ancora aperto. “Lascia che te ne trovi una, poi potrai andartene e lasciarmi in pace.” Ho sfogliato le pagine che odoravano di muffa. Erano passati molti anni dall’ultima volta che lo avevo letto, ma ricordavo una poesia che mi aveva colpito in modo particolare.

“Chi è l’autrice?” ha chiesto Marietta.

“Te l’ho già detto: una monaca. Si chiamava Mary-Elizabeth Bowen. È morta negli anni Quaranta all’età di centoun anni.”

“Era vergine?”

“Ha importanza?”

“Ne ha, se devo trovare qualcosa di sexy.”

“Prova questa”, le ho detto, restituendole il libro.

“Quale?”

Ero una piccola creatura.”

Marietta l’ha letta ad alta voce.

“Ero una piccola creatura nel cuore Prima di incontrarti, Niente entrava e usciva facilmente da me; Eppure quando hai pronunciato il mio nome Sono stata liberata, come il mondo…”

Marietta ha alzato lo sguardo su di me. “Oh, mi piace. Sei proprio sicuro che fosse una monaca?”

“Leggila e basta…”

“Sono stata liberata, come il mondo. Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti, Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. Stupidamente sono scappata da te; Ho cercato in ogni angolo un riparo. Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto, Restituendomi Al tuo abbraccio.”

“Oh mio Dio”, ha detto Marietta.

“Ti piace?”

“Per chi l’ha scritta?”

“Per Cristo, immagino. Ma non devi per forza dirlo ad Alice.”

2

Marietta se n’è andata soddisfatta e io, nonostante tutto, mi sono accorto che la sua visita mi aveva rinfrancato. La sua idea di sposare Alice Pennstrom mi sembrava ancora assurda, ma in fondo chi ero io per giudicare? Era passato così tanto tempo da quando avevo provato un amore come quello che provava ora lei; e probabilmente una parte di me la invidiava.

Non c’è niente di più personale, credo, della forma assunta dal vuoto che è dentro di noi; e non c’è niente di più intimo dei metodi con cui lo riempiamo. Questo libro è il mio metodo: quando racconto il dolore delle altre persone e l’imminenza del disastro, mi sento confortato. Grazie a Dio, non sta succedendo a me, penso, e mi lecco le labbra pregustando la prossima catastrofe.

Ma prima di narrarvi la prossima catastrofe, devo finire di parlarvi di Marietta. Il giorno dopo, verso mezzogiorno, è tornata a farmi visita. Era chiaro che non aveva chiuso occhio la notte precedente — aveva profonde occhiaie attorno agli occhi e la voce rauca — ma era raggiante. La poesia aveva funzionato. Alice aveva accettato di sposarla.

“Non ha avuto un attimo di esitazione. Mi ha detto che mi ama più di quanto abbia mai amato qualcuno in vita sua e che vuole stare con me per tutta la vita.”

“E tu le hai detto che la tua vita sarà dannatamente più lunga della sua?”

“Non me ne importa niente.”

“Ma prima o poi dovrai dirglielo.”

“Lo farò non appena sarà pronta. Anzi, dopo che ci saremo sposate, voglio portarla qui. Voglio mostrarle tutto. E sai una cosa, fratellino?”

“Cosa?”

“Troverò il modo di tenerla con me. Gli anni non potranno portarmi via Alice. Non permetterò che succeda.”

“È un processo naturale, Marietta. Come pensi di poterlo fermare?”

“Una volta papà mi ha detto che esiste un modo.”

“Quando?”

“Poco prima che Galilee tornasse a casa.”

Ero davvero colpito. Mia sorella non stava scherzando. “Cosa ti ha detto?”

“Che aveva pensato di usare quel metodo per tenere con sé tua madre, ma che Cesaria gliel’aveva proibito.”