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“E ti ha anche spiegato di cosa si tratta?”

“No. Ma lo scoprirò”, ha risposto lei con noncuranza. Poi ha aggiunto in un sussurro: “E se dovrò profanare la sua tomba per farmelo rivelare da lui, non esiterò a farlo. Resterò con Alice fino alla fine del mondo”.

Che posso dire? A essere sincero, sto facendo del mio meglio per non pensare troppo alle parole di Marietta. Mi mettono a disagio. Oltretutto, ho altre storie da raccontare: Garrison è in prigione, Margie all’obitorio e Loretta sta tramando un’insurrezione. Abbastanza da tenermi occupato e da non pensare alle ossessioni di Marietta.

Detto questo, sono sicuro che ci sia un po’ di verità in quello che mi ha raccontato. Mio padre possedeva indubbiamente delle capacità straordinarie. Era un essere divino, a suo modo, e la divinità porta con sé abilità e ambizioni che non riguardano il resto di noi. Così sembra abbastanza plausibile che a un certo punto della sua relazione con mia madre, che penso amasse molto, abbia preso in considerazione l’idea di donarle l’immortalità.

Ma se mia sorella crede di poter convincere le ossa di nostro padre a rivelarle quel segreto avrà una grande delusione. L’anima di nostro padre si trova in un luogo in cui Marietta, per quanto possa ostentare sicurezza, non oserebbe mai avventurarsi.

Sei

1

Il funerale fu celebrato il giorno dopo l’incontro di Rachel con Danny. Qualche anno prima, Margie aveva detto ai suoi avvocati in che modo avrebbe voluto essere sepolta: accanto a suo fratello Sam — che era morto in un incidente stradale all’età di ventidue anni — e a sua madre e a suo padre, nel piccolo cimitero di Wilmington, in Pennsylvania. Il significato di una simile disposizione testamentaria non sfuggì a nessuno. Si trattava dell’ultimo rifiuto di Margie. Quali che fossero state le scelte che aveva fatto in vita, aveva saputo esattamente dove avrebbe voluto essere da morta: lontana dai Geary.

La mattina presto, Rachel ricevette una telefonata da Mitchell che le proponeva di andare al funerale insieme ma lei declinò quell’offerta e si recò a Wilmington da sola. Quel giorno il tempo era pessimo e solo i curiosi più incalliti avevano sfidato la pioggia per raggiungere il cimitero. Ma i giornalisti erano arrivati in forze: non capitava spesso di vedere così tante celebrità tutte insieme. Rachel si rese conto solo in quel momento di quanti personaggi famosi e influenti avessero conosciuto Margie e fossero rimasti così colpiti e affascinati da lei da lasciare le loro case calde e lussuose, il loro eleganti uffici, i loro ricchi cottage al mare o in montagna, per venire a porgerle l’estremo saluto. Si sorprese a chiedersi se per caso lo spirito di Margie non fosse lì, ad aggirarsi tra tutti quei potenti. In tal caso, era molto probabile che stesse facendo commenti poco caritatevoli su lifting malriusciti e chili di troppo. Ma sicuramente era anche fiera della vita che aveva vissuto e che le aveva fatto guadagnare l’affetto, la gratitudine e le lacrime di così tanta gente.

Mitchell non era ancora arrivato, ma Loretta era già seduta nel banco in prima fila e stava fissando la bara coperta di fiori. Rachel non aveva voglia di parlare con lei ma non voleva neanche dare adito a chiacchiere tenendosi troppo in disparte, così percorse la navata, restò per qualche istante davanti alla bara e andò a sedersi accanto a Loretta.

La matrigna di Mitchell aveva il volto impeccabilmente truccato rigato di lacrime e tra le mani stringeva un fazzoletto fradicio. Quella non era la donna fredda e calcolatrice che qualche sera prima aveva presieduto la riunione di famiglia. La sua tristezza sembrava sincera: aveva gli occhi gonfi e le colava il naso. Rachel le strinse la mano per confortarla. Loretta soffocò un singhiozzo.

“Mi chiedevo se saresti venuta”, disse poi a bassa voce.

“Non ho intenzione di lasciare la città”, replicò Rachel.

“Non potrei biasimarti se lo facessi”, disse Loretta. “È un tale disastro.” Continuò a tenere lo sguardo fisso sulla bara. “Almeno ora Margie è in pace. E ora siamo rimaste solo noi.” Seguì un lungo silenzio. Poi: “Mi odiava”.

Rachel pensò che fosse meglio dire la verità: “Lo so”.

“Sai perché?”

“No.”

“A causa di Galilee.”

Quello era l’ultimo argomento che Rachel si sarebbe aspettata di affrontare in circostanze simili. Galilee apparteneva a un altro mondo; un mondo caldo, incantato, dove l’aria aveva il profumo del mare. Chiuse gli occhi e per un attimo tornò in quel luogo con la mente. Il ponte della Samarcanda di sera: l’oceano che accarezzava lo scafo con onde sonnolente, lo scricchiolio delle funi che chiamava le stelle e Galilee che l’abbracciava. Desiderava tornare in quel mondo con tutta se stessa; ascoltare le promesse di Galilee anche sapendo che non le avrebbe mantenute.

Fu riportata alla realtà quando udì Loretta mormorare oh Signore, ci mancava anche questa. Aprì gli occhi, si girò e in fondo alla chiesa notò subito Cecil e dopo un istante si accorse che l’uomo in piedi accanto a lui era Garrison. Era diverso dall’ultima volta che lo aveva visto: aveva i capelli corti e il volto tirato. Aveva un aspetto quasi fragile.

Qualcosa cambiò nell’atmosfera che regnava nella chiesa. Il responsabile della morte della donna che tutti i presenti erano venuti a piangere era là e si stava avvicinando alla bara, accompagnato da Mitchell che lo sosteneva, tenendolo per un braccio.

“Quando è uscito?” chiese Rachel a Loretta in un sussurro.

“Questa mattina. Avevo detto a Cecil di impedirgli di presentarsi.” Scosse la testa. “È una situazione grottesca.”

Garrison ora era davanti alla bara di Margie. Si avvicinò al fratello e gli sussurrò qualcosa. Mitchell fece un passo indietro. A quel punto Garrison appoggiò entrambe le mani sul coperchio. Non c’era niente di teatrale in quel gesto, e lui non sembrava consapevole della presenza di coloro che lo circondavano. Si limitò a rimanere lì, la testa china, come se stesse cercando di comunicare con il cadavere. Rachel si guardò attorno. Tutti, anche coloro che in un primo momento avevano distolto lo sguardo, ora stavano fissando Garrison. Quanti di loro, si chiese, credevano alla sua innocenza? La maggior parte, probabilmente.

Quando tornò a voltarsi, si accorse che Mitchell la stava guardando. Aveva un’aria esausta. Per la prima volta da quando lo aveva conosciuto si accorse in cosa somigliasse a Garrison: nella fierezza dello sguardo e nella stanca forma delle spalle. In altre circostanze, Rachel avrebbe pensato che dopo un paio di settimane ai Caraibi sarebbe tornato quello di sempre, ma ora sapeva che non era così. Mitchell si stava distaccando dalla levigata illusione di sé che presentava al mondo; stava scivolando via verso il triste luogo di ombre in cui Garrison viveva ormai da anni.

Come li aveva definiti Loretta? Un necrofilo e un idiota? Una definizione forse eccessiva ma non troppo lontana dalla realtà. I due fratelli erano inestricabilmente legati l’uno all’altro, i frutti avvelenati di un albero avvelenato.

Mitchell aveva smesso di fissarla e ora stava allontanando con gentilezza Garrison dalla bara. Il fratello lo seguì docile come un agnellino. Presero posto sulla stessa panca su cui sedevano Rachel e Loretta. Mitchell si voltò a guardarla, lei abbassò gli occhi.

Quando la cerimonia funebre terminò, il feretro venne portato al cimitero. Quella era la parte che Rachel aveva temuto di più; ma quando la bara venne calata nella terra e scomparve alla sua vista, si rese conto che l’angoscia e il dolore avevano lasciato il posto a una pace profonda. Ci furono altre preghiere, fiori gettati nella fossa. E poi fu tutto finito.