Mitchell si alzò e andò a prendersi la bottiglia.
“A proposito del vecchio”, disse, “Jocelyn mi ha detto che sei stato a tenergli compagnia l’altra sera.”
“Già. Sono stato seduto accanto al suo letto per qualche ora quando lo hanno riportato dall’ospedale. Credimi, è un osso duro. I dottori non pensavano che sarebbe mai più potuto tornare a casa.”
“E ti ha parlato?”
Garrison scosse la testa. “Perlopiù delirava… devono essere gli antidolorifici che gli hanno prescritto.” Rimase in silenzio per un lungo istante. “Sai cosa mi è venuto in mente?”
“Cosa?”
“Se gli togliessimo le medicine…”
“Ma non possiamo.”
“Voglio dire, se gli togliessimo solo le pillole.”
“Waxman non lo permetterebbe mai.”
“Non dovremmo dirlo a Waxman. Dovremmo farlo e basta.”
“Cadmus soffrirebbe terribilmente.”
Sul volto di Garrison comparve un sorrisetto. “Sì, ma potremmo fargli dire qualcosa di sensato, potremmo avere delle risposte.”
“Cazzo…” mormorò Mitchel.
“So che non è un’idea molto piacevole”, continuò Garrison, “ma che alternative abbiamo? Non può vivere per sempre. Quando se ne sarà andato…”
“Ci dev’essere un altro modo. Fammi provare a parlare con lui.”
“Non riuscirai a cavargli niente. Non si fida più di nessuno di noi. Se si è mai fidato. Credo che si fidi solo di se stesso.” Garrison rimase a pensare per un attimo. “Non è uno stupido.”
“Allora, come fai a sapere che quel diario esiste veramente?”
“Perché è stata Kitty a parlarmene. È stata l’unica che mi abbia mai parlato dei Barbarossa. E aveva visto il diario.”
“Quindi, il vecchio si fidava di lei.”
“Penso di sì. All’inizio, almeno. Penso che tutti noi all’inizio ci fidiamo delle nostre mogli…”
“Aspetta”, disse Mitchell. “Stavo pensando a una cosa.”
“Margie.”
“Già.”
“È venuto in mente anche a me, fratello.”
“Lei piaceva a Cadmus.”
“E quindi pensi che le abbia dato il diario? Già, come ti ho detto è venuto in mente anche a me.” Sprofondò ancora di più nella poltrona, in un bozzolo d’ombra. “Ma se lo avesse avuto, non me lo avrebbe detto di certo. Neanche se le avessi puntato una pistola alla testa.”
“Hai cercato nell’appartamento?”
“I poliziotti lo hanno già setacciato da cima a fondo.”
“Magari lo hanno preso loro.”
“Certo, è possibile…” disse Garrison senza troppa convinzione. “Cecil sta cercando di scoprire che cos’hanno preso da casa mentre io ero in prigione. Ma non credo che a loro possa interessare un vecchio diario.”
Mitchell sospirò. “Sono così stanco”, sussurrò.
“Di cosa?”
“Di tutte queste stronzate sui Barbarossa. Non so proprio perché non possiamo semplicemente dimenticarci di loro. Se fossero stati un vero problema per noi, il vecchio l’avrebbe risolto già da molto tempo.”
“Non avrebbe potuto”, obiettò Garrison, sorseggiando il liquore. “Sono troppo potenti.”
“Se sono così potenti, perché non li ho mai sentiti nominare?”
“Perché non vogliono che la gente sappia di loro.”
“E che cos’hanno da nascondere? Magari qualcosa che potremmo usare contro di loro.”
“Non credo”, disse Garrison. Mitchell fissò il fratello in attesa che continuasse, ma Garrison non disse niente. Trascorsero alcuni secondi. Infine mormorò: “Le donne ne sanno molto più di noi”.
“Perché si fanno scopare da quel figlio di puttana?”
“Penso che ci sia dell’altro”, disse Garrison.
“Voglio ammazzare quel bastardo”, fece Mitchell.
“Non voglio che tu faccia niente”, disse Garrison scandendo le parole con calma. “Sono stato chiaro, Mitch?”
“Si è scopato mia moglie.”
“Sapevi che prima o poi avresti dovuto permetterle di andare da lui.”
“Stronzate…”
“Non succederà più”, sentenziò Garrison in tono incolore. “Lei è stata l’ultima.” Guardò il fratello dritto negli occhi. “Li distruggeremo, Mitch. Lui e tutta la sua famiglia. È per questo che non voglio che provi a vendicarti. Non devono sospettare niente. Voglio scoprire tutto quello che posso sul loro conto, poi faremo la nostra mossa.”
“E questo ci riporta al diario”, disse Mitchell. Posò il bicchiere sul davanzale. “Sai, forse dovrei davvero parlare con Cadmus.”
Garrison non fece commenti. Svuotò il bicchiere, poi — la sua voce ora poco più di un sussurro — disse: “Sai che cosa mi ha raccontato Kitty?”
“Cosa?”
“Che non sono umani.”
Mitchell scoppiò a ridere; un suono duro e rauco.
Garrison attese che il fratello si calmasse, infine replicò: “Penso che avesse ragione”.
“Sono solo cazzate”, disse Mitchell, scoprendo i denti per il disgusto. “Come fai a berti delle stronzate del genere?”
“Credo che mi abbia portato nella casa dei Barbarossa quando ero molto piccolo.”
“Che si fotta la casa”, disse Mitchell. “Non voglio sentire una parola di più! D’accordo?”
“Dovremo affrontare la realtà prima o poi.”
“No”, replicò Mitchell con decisione. “Se hai intenzione di continuare a parlare di queste cose, preferisco andarmene.”
“Non possiamo più nasconderei”, continuò Garrison con calma. “Fa parte della nostra vita. È così da sempre. Solo che non lo sapevamo.”
Mitchell si fermò vicino alla porta. Intontito dall’alcool, non riuscì a mettere insieme una risposta coerente. Tutto ciò che poté dire fu: “Sono cazzate”.
Garrison lo ignorò. “Sai una cosa? Forse è meglio così. Siamo andati avanti in questo modo per troppo tempo. E arrivato il momento di provare qualcosa di nuovo.” Stava parlando alla stanza vuota, adesso; Mitchell se n’era già andato. Comunque finì il suo pensiero. “Qualcosa di nuovo”, ripeté, “o qualcosa di molto antico.”
Undici
Quella notte Garrison non dormì. Non aveva mai avuto bisogno di più di tre o quattro ore di sonno, e dalla morte di Margie quel numero era sceso a due e talvolta a una sola. Naturalmente era esausto e lo sapeva. Non avrebbe potuto continuare a negare al suo corpo il riposo di cui aveva bisogno senza risentirne. Tuttavia, insieme allo sfinimento era arrivato uno strano senso di lucidità. La conversazione con suo fratello, per esempio, sarebbe stata impensabile fino a poche settimane prima: la sua mente avrebbe rifiutato le idee che aveva esposto con la stessa veemenza con cui le aveva rifiutate Mitchell. Ma adesso le cose erano cambiate. Vìveva in un mondo di misteri ed era stata solo la paura a spingerlo a ignorarne la presenza. Ora gli sembrava che l’unico modo possibile per andare avanti fosse allungare una mano verso quei misteri e toccarli; scoprire che cos’erano, capirne il significato; lasciare che operassero su di lui le trasformazioni che desideravano.
Alla fine Mitchell avrebbe visto le cose come le vedeva lui. Non avrebbe avuto altra scelta. Il vecchio impero stava sparendo nell’oblio: i vecchi poteri stavano morendo e così le vecchie certezze. Qualcosa avrebbe dovuto prendere il posto di quei poteri, e non sarebbe stata una democrazia basata sull’amore e sulla verità; di questo Garrison era assolutamente certo. La nuova era, quando fosse giunta, sarebbe stata elitaria quanto quella che stava per concludersi. Solo pochi avrebbero avuto i mezzi e il coraggio per vivere esistenze superiori. Tutti gli altri avrebbero continuato a vivere e a morire inutilmente. A cambiare sarebbe stata solo la forma del potere. L’era delle ferrovie, del legname e del petrolio avrebbe ceduto il posto a un’epoca in cui il potere sarebbe stato misurato con altri sistemi; sistemi che Garrison non aveva ancora le parole per descrivere. Ne avvertiva l’imminenza come a volte, nei suoi sogni, sentiva di possedere una conoscenza che andava al di là dei suoi cinque sensi, al di là di ogni misurazione e persino al di là della materia. Non sapeva quale fosse l’origine del suo desiderio per quelle nuove possibilità ma era sempre stato in lui. Il giorno in cui sua nonna Kitty gli aveva parlato dei Barbarossa, Garrison aveva avuto la netta sensazione che una parte assopita della sua natura si fosse risvegliata. Ricordava ancora tutto di quella conversazione. Il modo in cui lei lo aveva fissato mentre parlava, attenta a ogni sua espressione, a ogni sfumatura; il modo in cui gli aveva accarezzato il viso, il suo tocco più gentile di qualunque cosa lui avesse mai conosciuto; il momento in cui gli aveva promesso di raccontargli segreti che un giorno avrebbero cambiato la sua vita per sempre. Era stata lei a parlargli del diario. C’era un libro, aveva detto Kitty, che svelava il modo per raggiungere il cuore della terra dei Barbarossa e gli orrori che celava. Orrori capaci di portare alla follia chiunque li avesse affrontati impreparato. Era quello il motivo per cui era essenziale entrare in possesso del diario: le informazioni che conteneva erano di vitale importanza per sfidare i Barbarossa.