Un’altra ironia, naturalmente: la forza per fare questo mi è stata donata dalla mia matrigna; è lei la responsabile della mia resurrezione. E anche se non vuole essere ripagata, so di essere in debito; e con ogni frase, con ogni paragrafo, il Maddox che si sdebiterà è sempre più a fuoco.
È questo che vedo: un uomo che ha appena confessato la sua colpa e che col tempo si farà perdonare. Un uomo che ama raccontare storie e che col tempo troverà il modo di capire ciò che sta raccontando. Un uomo capace di amare e che col tempo troverà qualcuno da amare ancora; col tempo.
Dieci
Rachel poté intravedere Kaua’i solo per qualche breve ma meraviglioso istante; abbastanza per scorgere una serie di spiagge luminose e di colline morbide e rigogliose. Poi l’aereo iniziò la discesa verso l’aeroporto di Lihu’e e atterrò poco dopo. L’aeroporto era piccolo e tranquillo. Rachel andò a ritirare i bagagli tenendo gli occhi aperti in cerca del custode della casa. Ed eccolo, in piedi vicino al minuscolo nastro trasportatore, con un carrello per i suoi bagagli. Si riconobbero nello stesso istante.
“Signora Geary…” disse l’uomo, abbandonando il carrello per andare a presentarsi. “Sono Jimmy Hornbeck.”
“Sì. Ho immaginato che fosse lei. Margie mi ha detto di cercare l’uomo con i vestiti meglio stirati di tutta Kaua’i.”
Jimmy scoppiò a ridere. “È la mia reputazione”, disse. “Be’, immagino che potrei averne anche una peggiore.”
Quando arrivarono le valigie, lui l’accompagnò fuori, nel sole.
“Se vuole aspettarmi qui”, disse, “vado a prendere l’auto. Preferisco risparmiarle il tragitto fino al parcheggio.”
Lei non fece obiezioni; era felice di aspettare lì e sentire la brezza dell’oceano accarezzarle il viso. Aveva la sensazione che la sporcizia e l’angoscia di New York la stessero abbandonando col trascorrere di ogni istante.
Di lì a qualche minuto Hornbeck tornò con il veicolo — che sembrava abbastanza solido per esplorare una giungla. Un altro minuto per caricare le valigie di Rachel e poi, superato il piccolo labirinto di strade attorno all’aeroporto, l’auto imboccò la cosa più simile a un’autostrada che ci fosse su un’isola.
“Mi dispiace”, disse Jimmy. “Avrei voluto venire a prenderla con qualcosa di più elegante, ma la strada che porta alla casa è molto peggiorata negli ultimi mesi.”
“Oh, davvero?”
“È piovuto parecchio ultimamente ed è per questo che l’isola è così rigogliosa in questo periodo.”
Era ben più che rigogliosa. Alla sinistra dell’autostrada, verso l’interno dell’isola, c’erano enormi campi di terra rossa e verdi piantagioni di canne da zucchero. E oltre, colline vellutate che si innalzavano fino a diventare picchi scoscesi dalle cime ammantate di nuvole sontuose.
“Il problema è che nessuno si occupa più della manutenzione delle strade minori”, stava spiegando Hornbeck. “E ora come ora c’è una piccola disputa per decidere chi si debba occupare della strada che porta alla casa. Secondo il consiglio locale fa parte della proprietà e quindi io dovrei farmi dare dei soldi da voi per rimetterla a nuovo. Ma non ha senso. E proprietà pubblica. Toccherebbe al consiglio riempire le buche, non ai privati.”
Rachel lo stava ascoltando distrattamente. La bellezza dei campi, delle montagne e dell’oceano calanutava la sua attenzione.
“E così sono due anni che si continua a discutere”, disse Hornbeck. “Due anni! E naturalmente nessuno rimetterà a posto la strada finché non avremo trovato un accordo. Il che significa che continuerà a peggiorare ogni volta che piove. È molto frustrante, devo rivolgerle le mie scuse.”
“Davvero, non ce n’è bisogno…” disse Rachel con voce sognante.
“Per l’auto.”
“Davvero”, disse lei, “va benissimo così.”
“È solo che non vorrei che pensasse che sto trascurando i miei doveri.”
“Mmm?”
“Aspetti di vedere la strada.”
Lei si voltò a guardarlo e si rese conto dai suoi modi nervosi che Hornbeck era sinceramente preoccupato per il futuro del suo lavoro.
“Non si preoccupi, James. Di solito la chiamano James o Jim?”
“In genere Jimmy”, disse lui.
“Lei è inglese, vero?”
“Sono nato e cresciuto a Londra. Ma poi mi sono trasferito qui. Il prossimo novembre saranno trent’anni. Quando sono arrivato, mi sono detto: questo posto è perfetto. E non sono più tornato in Inghilterra.”
“Pensa ancora che sia perfetto?”
“Talvolta ho dei dubbi”, ammise Jimmy. “Ma poi, in una giornata così mi chiedo: dove altro vorrei essere? Insomma, si guardi attorno.”
Rachel spostò lo sguardo in direzione delle montagne. Le nuvole si erano divise sulle alture e i raggi del sole stavano filtrando attraverso quella coltre bianca.
“Riesce a vedere le cascate?” chiese Jimmy. Rachel le vedeva. Fili di acqua argentea che sgorgavano dalle spaccature nella montagna. “Quello è il posto più umido del pianeta”, la informò. “Sul Monte Waialeale cadono milleduecento centimetri di pioggia all’anno. Sta piovendo anche in questo momento.”
“È mai stato lassù?”
“Ci sono stato in elicottero un paio di volte. È spettacolare. Se vuole posso organizzarle un’escursione. A Po’ipu ho un amico che guida gli elicotteri.”
“Non mi fido molto degli elicotteri.”
“Ma è il modo migliore per vedere l’isola. E, se vuole, Tom può portarla sull’oceano a vedere le balene.”
“Oh, sarebbe magnifico.”
“Le piacciono le balene?”
“Non ne ho mai vista una da vicino.”
“Ci penso io a organizzare tutto”, disse Jimmy. “Con un preavviso di un giorno posso prenotarle una barca.”
“È molto gentile, Jimmy. Grazie.”
“Nessun problema. Sono qui per questo. Se ha bisogno di qualcosa non deve fare altro che chiedere.”
Si stavano avvicinando a una piccola città, Kapa’a, dove cominciavano a notarsi i primi segni della cattiva influenza del turismo. Accanto a piccoli empori malconci sorgeva un enorme fast-food.
“C’è un ottimo ristorante qui a Kapa’a, è sempre tutto prenotato ma…”
“Mi lasci indovinare, ha un amico.”
Jimmy scoppiò a ridere. “Infatti. Tengono sempre un tavolo libero per gli ospiti speciali. In effetti penso che la matrigna di suo marito abbia investito un bel po’ di soldi nel ristorante.”
“Loretta?”
“Esatto.”
“Quando è stata qui l’ultima volta?”
“Oh… una decina di anni fa, forse di più.”
“È venuta con Cadmus?”
“No, no. Da sola. È una vera signora.”
“Sì, è vero.”
Jimmy si voltò a guardare Rachel. Era chiaro che aveva altro da dire sull’argomento ma temeva di essere inopportuno.
“Continui pure…” disse Rachel.
“Stavo solo pensando che… be’, lei è molto diversa dalle altre signore che ho conosciuto. Voglio dire, dalle altre signore Geary.”
“In che senso?”
“Be’, lei è meno… come posso dire?”
“Imperiosa.”
L’uomo ridacchiò. “Sì. Esatto. Meno imperiosa.”