“Il bambino lo prese per mano e insieme si allontanarono dagli alberi.”
“Nessuno cercò di fermarli?” chiese Rachel.
“Il capitano prese in considerazione quell’idea. Ma non era un uomo superstizioso. Condivideva la fede del suo padrone nella razionalità, era certo che un giorno la scienza avrebbe spiegato ogni cosa. Così li seguì, mantenendosi a una certa distanza.
“Nel frattempo, Jerusha era sempre più vicina alla morte. Aveva la febbre così alta che sembrava prossima a prendere fuoco.
“A un certo punto, suo padre udì un rumore, come se qualcuno stesse lavando le scale fuori dalla camera da letto con uno straccio bagnato; uno straccio bagnato che cadeva sul marmo, che veniva trascinato per un po’ e poi cadeva di nuovo. Lasciò per un attimo la mano della figlia e andò ad aprire la porta. Sulle scale c’era l’uomo del fiume che saliva i gradini sempre più faticosamente. A ogni passo, il suo corpo sembrava sfaldarsi. Più si allontanava dalla sua dimora, più energia vitale consumava.
“Naturalmente il padre di Jerusha volle sapere chi fosse quella creatura e che cosa ci facesse in casa sua. Ma l’uomo del fiume non poteva sprecare altre energie per rispondere a quelle domande. Fu il bambino a spiegare.
“ ‘E venuto per aiutare Jerusha’, disse.
“Il padre della ragazza non sapeva cosa pensare. La sua parte razionale diceva: non aver paura. Mentre la parte di lui che aveva implorato Dio ora stava sussurrando: questo è un dono del cielo. E proprio quella parte era profondamente terrorizzata perché se quello era un angelo — quella forma argentea che ondeggiava davanti a lui — allora quale tipo di Dio poteva aver inviato un simile messaggero ? Che genere di salvezza avrebbe concesso a sua figlia?
“Stava ancora riflettendo sul da farsi, quando sentì Jerusha che mormorava:
“ ‘Tiprego, papà… lascialo… entrare…’ “Meravigliato nel sentir parlare sua figlia, l’uomo spalancò la porta, e con impeto improvviso, come una diga crollata, la creatura del fiume entrò e andò a fermarsi ai piedi del letto di Jerusha.
“La ragazza aveva ancora gli occhi chiusi ma sapeva che il suo salvatore era arrivato. Cominciò a spogliarsi, i vestiti macchiati orrendamente di pus e sangue e fluidi corporei. Si strappò di dosso le vesti con tanta ferocia che rimase nuda nel giro di pochi istanti, il suo corpo ferito esposto alla vista di suo padre e dell’uomo del fiume.
“Poi tese le braccia, come per accogliere il suo amante…
“Il silenzio avvolse all’improvviso la stanza e per qualche secondo tutti rimasero immobili. Poi, senza dire una parola, l’uomo del fiume si gettò sulla ragazza. Quando la toccò si infranse come un’onda, bagnandole il volto, le braccia, i seni, il ventre e le cosce. In quell’istante la creatura perse ogni traccia della sua forma umana. Jerusha lanciò un grido per il dolore e per la sorpresa, mentre l’acqua sibilava e sfrigolava sul suo corpo quasi che stesse spegnendo un incendio. Dal letto si levò una cortina di vapore e un fetore spaventoso riempì l’aria.
“Ma quando il vapore si diradò… ”
“Jerusha era guarita?” domandò Rachel.
“Jerusha era guarita. Tutte le sue ferite erano scomparse. Ogni piaga, ogni pustola. Era guarita dalla testa ai piedi. Anche del morso dello scarabeo sulla sua coscia non restava alcuna traccia. ”
“E l’uomo del fiume?”
“Be’, naturalmente anche lui era scomparso”, disse Galilee in tono leggero, come se quella parte della storia non gli interessasse poi molto.
Ma Rachel insistette: “Si era sacrificato per lei”.
“Immagino di sì”, rispose Galilee. Poi, come se gli fosse più facile spiegare quel fatto attraverso il racconto, continuò:
“Il padre di Jerusha pensò che la malattia di sua figlia fosse stata una punizione per la sua mancanza di fede, che Dio avesse colpito Jerusha con quei tormenti per far sì che lui si rendesse conto della necessità dell’intervento divino”.
“Per convincerlo a pregare, in altre parole.”
“Proprio così.
“E se si era trattato veramente dell’opera di Dio, era stata un’opera davvero efficace perché da quel momento il padre di Jerusha divenne un uomo molto religioso. Spese tutto il denaro che possedeva per costruire una cattedrale proprio sulla riva del fiume dove la creatura era stata vista per la prima volta. Se fosse stata completata, sarebbe stata l’ottava meraviglia del mondo.
“Perché non venne completata?”
“Be’… questa parte della storia è molto strana”, l’avvertì Galilee.
“Più strana del resto?”
“Penso di sì. Vedi, il vecchio era convinto che l’acqua del fiume dovesse alimentare il fonte battesimale della cattedrale. Quell’idea non fu bene accolta dai vescovi del luogo che insistevano nell’affermare che quell’acqua non poteva essere usata per battezzare i bambini perché non era acqua consacrata. A quelle obiezioni il padre di Jerusha rispose così… be’, puoi immaginarlo. Quelle acque erano già consacrate, disse ai vescovi. Avevano guarito la sua Jerusha. Non c’era bisogno che qualcuno blaterasse qualche formula in latino per renderle sacre. I vescovi si lamentarono con Roma, Il Papa promise che avrebbe risolto la questione personalmente.
“Nel frattempo vennero sistemate le tubature che andavano dal fiume alla navata dove si trovava uno splendido fonte battesimale, scolpito a Firenze.
“Questo accadeva all’inizio della primavera. Durante l’inverno le montagne si erano coperte di neve, e ora che quella neve si stava sciogliendo il fiume era in piena e le acque scorrevano tanto violente e impetuose che gli operai che lavoravano alla cattedrale faticavano a sentirsi l’un l’altro, penino quando gridavano. E questo potrebbe spiegare ciò che accadde in seguito…”
“Il padre di Jerusha stava facendo un giro per la cattedrale e si avvicinò al fonte quando qualcuno — forse fraintendendo un ordine che aveva ricevuto — fece scorrere le acque del fiume attraverso le tubature per la prima volta.
“Si udì un rumore simile al rombo di un terremoto. La cattedrale tremò, dalle fondamenta fino ai più alti pinnacoli. Le pietre che coprivano le tubature — ciascuna delle quali pesava più di una tonnellata — vennero scagliate nell’aria come carte da gioco, mentre le acque del fiume scorrevano inarrestabili verso il fonte…”
Rachel poteva vedere la scena come se fosse stata presente: la sua testa era colma di rumore e caos. Sentiva le pareti scuotersi, udiva le persone gridare e pregare, le guardava correre in tutte le direzioni nel vano tentativo di sfuggire al cataclisma. Sapeva che non ce l’avrebbero fatta, anche prima che glielo dicesse Galilee.
“… e quando l’acqua sgorgò dal fonte, lo fece con una tale forza, con un tale violenza che il fonte andò in mille pezzi. Un migliaio di schegge di pietra volarono nell’aria, alcune grandi come pallottole, altre come palle di cannone — frantumando crani, lacerando cuori, amputando braccia e gambe. E tutto in una manciata di secondi.
“Il padre di Jerusha si trovava davanti al fonte e così fu il più fortunato, perché fu il primo a morire. Un’enorme scaglia di marmo, decorata con l’immagine di un cherubino, lo investì e scaraventò il suo corpo fuori, nel fiume. Il suo cadavere non venne mai recuperato. ”
“E gli altri?”
“Puoi immaginare.”
“Morirono tutti.