“Tutti, fino all’ultimo. Nessuno degli operai che si trovavano nella cattedrale quel giorno sopravvisse. ”
“Dov’era Jerusha in quel momento?”
“Nel palazzo di suo padre che da quando erano iniziati i lavori della cattedrale era caduto in rovina. ”
“Così sopravvisse?”
“Sì, lei e alcuni servi. Incluso il bambino che aveva trovato l’uomo del fiume.
“Il bambino che aveva condotto l’uomo del fiume fino al suo letto.”
Galilee si fermò, con grande sorpresa di Rachel.
“Tutto qui?” chiese lei.
“Tutto qui”, replicò lui. “Cos’altro ci potrebbe essere?”
“Non lo so… qualcosa di più…” Rimase a riflettere per qualche istante. “Un finale…”
Galilee scrollò le spalle. “Mi dispiace. Se c’è qualche altro fatto da narrare, io non lo conosco.”
Rachel era un po’ irritata; era come se lui l’avesse sedotta, stuzzicandola con indizi che sembravano avere un significato, ma ora che il racconto era finito niente era più così chiaro.
“È solo un piccola storia.”
“Ma manca un finale.”
“Come ti ho già detto, puoi inventarlo tu.”
“Ti ho detto che volevo che fossi tu a raccontarmelo.”
“Ti ho narrato tutto ciò che so”, replicò Galilee. Lanciò un’occhiata verso la finestra. “Penso che sia ora che vada.”
“Dove?”
“Alla mia barca. Si chiama Samarcanda. È ancorata nella baia.”
Lei non gli chiese per quale motivo dovesse andarsene, in parte perché ancora infastidita, in parte perché non voleva che Galilee capisse che lei lo desiderava. Tuttavia non poté impedirsi di domandargli:
“Tornerai?”
“Dipende da te”, disse lui. “Se lo vuoi, tornerò.”
Quelle ultime parole furono pronunciate con tanta naturalezza e con tanta dolcezza che l’irritazione di Rachel evaporò in un istante.
“Naturalmente, voglio che torni”, disse.
“Allora tornerò”, promise lui, e se ne andò. Lei cercò di sentire i suoi passi attraverso la casa, ma non udì niente — non un respiro, non uno scricchiolio. Scivolò fuori dal letto e raggiunse la finestra.
Le nubi avevano coperto la luna e le stelle; il prato era immerso in un’oscurità quasi assoluta. Ma i suoi occhi lo scorsero comunque, mentre raggiungeva velocemente la spiaggia. Rachel lo guardò finché non scomparve dalla vista. Poi tornò a letto, dove rimase sveglia per più di un’ora, ad ascoltare il doppio ritmo del suo cuore e delle onde, chiedendosi se non avesse per caso perso la ragione.
Tre
1
Si svegliò alle prime luci dell’alba e subito si recò alla spiaggia. Sperava di trovare la Samarcanda ormeggiata vicino alla riva e di vedere Galilee, ma la baia era deserta. Scrutò l’orizzonte in cerca di una vela ma non vide nemmeno una barca. Dove diavolo era andato? Non più tardi di qualche ora prima le aveva detto che sarebbe tornato se lei lo avesse voluto. Era solo un modo per liberarsi di lei senza doverle dire addio? Se era così, allora era un codardo.
Voltò le spalle all’oceano e si diresse verso casa. A pochi metri dal sentiero, vide i resti del falò acceso da Galilee la notte precedente: un cerchio annerito di cenere che a poco a poco veniva sparsa dal vento sulla spiaggia. Rachel si accovacciò accanto a quella pozza nera e maledisse Galilee per la sua incostanza. Dalle ceneri si levava un odore acre e dolce allo stesso tempo: il profumo del fuoco spento mescolato alle ultime tracce della fragranza che l’aveva seguita in casa la notte precedente: l’aroma che le aveva fatto girare la testa e aveva evocato strane immagini dietro i suoi occhi.
Era possibile, si chiese, che la sua prima sensazione fosse stata giusta e che Galilee non fosse stato altro che una sorta di allucinazione, un sogno a occhi aperti indotto dal fumo che aveva respirato?
Si alzò in piedi e spostò lo sguardo verso la baia deserta. Il suo ricordo della presenza di Galilee era ancora intatto: il modo in cui era comparso, il suono della sua voce, la strana storia che le aveva narrato. Se esisteva un prova che dimostrava la realtà del loro incontro era proprio quel racconto. Non era stata lei a inventarlo e a raccontarlo a se stessa; era stato qualcun altro a comunicarle quelle immagini e quelle idee.
Galilee non era un parto della sua fantasia. Era solo un altro maschio inaffidabile.
Si preparò un caffè forte e la colazione che mangiò svogliatamente, si fece una doccia, poi mise sul fuoco un altro caffè e telefonò a Margie.
“Hai tempo per fare due chiacchiere?” le chiese.
“Giusto un paio di minuti”, disse Margie. “Poi dovrò uscire. Voglio essere puntuale oggi.”
Rachel rimase sorpresa; la puntualità non era certo il suo forte. “È un’occasione speciale?”
“È una persona speciale”, spiegò Margie.
“Oh… scommetto che si tratta del barman.”
“Danny”, le rammentò l’altra. “È davvero buono con me, tesoro. Parlo sul serio. La settimana scorsa mi ha detto che non avrebbe fatto l’amore con me se ero ubriaca, così sono un paio di sere che non tocco una goccia d’alcool. Abbiamo scopato. Oh Dio, se abbiamo scopato! E sai una cosa? Dopo non ho nemmeno voglia di bere. Voglio solo addormentarmi tra le sue braccia. Oh Dio, ma mi senti? Sembro una ragazzina.”
“È meraviglioso, Margie.”
“Sì, infatti. Così meraviglioso che me la faccio sotto. Comunque… tra poco dovrò scappare, quindi dimmi qualcosa di te. Come va la vita?”
“Questo posto è proprio come me l’avevi descritto: è magico.” Avrebbe voluto parlarle del suo visitatore ma non c’era abbastanza tempo così non disse nulla in proposito. Invece chiese: “Quando sei stata qui l’ultima volta?”
“Oh… sedici o diciassette anni fa. Sono stata molto felice lì, per un po’. Sono stata molto consolata.” La stranezza di quel termine non sfuggì a Rachel. “È stato uno di quei rari periodi in cui ho visto la mia vita esattamente per quello che era. Sai cosa voglio dire?”
“Per la verità no…”
“Be’, per me è stato così. Ho visto la mia vita. E invece di cercare di cambiarla, ho semplicemente preso la strada più comoda. Oh Dio, tesoro, adesso devo proprio andare. Non voglio far aspettare il mio ragazzo.”
“Certo.”
“Sentiamoci di nuovo domani.”
“Ancora un’ultima cosa…”
“Sì?”
“Mentre eri qui ti è successo per caso qualcosa di molto strano?”
Seguì un lungo silenzio.
Alla fine Margie mormorò: “Quando avremo un po’ più di tempo, tesoro. Comunque la risposta è sì, sono accadute strane cose”.
“E tu come ti sei comportata?”
“Te l’ho già detto. Ho scelto la strada più comoda. E me ne sono sempre pentita. Credimi, non ci sarà un altro momento come questo, tesoro. Sono cose che accadono una volta sola nella vita, e se sei pronta, non voltarti indietro, non preoccuparti di quello che dirà la gente, non pensare alle conseguenze di quello che stai per fare. Va’ e basta.” Abbassò la voce. “Saremo tutte gelose di te, sai? Ti malediremo perché avrai fatto quello che noi non abbiamo fatto, quello che forse non avremmo mai potuto fare. Ma in fondo al cuore saremo felici per te.”
“Noi chi?” domandò Rachel.
“Noi donne Geary, tesoro”, rispose Margie. “Tutte noi donne Geary tristi, misere e senza speranza.”
2
Dopo pranzo, Rachel andò a fare una passeggiata, non lungo la spiaggia questa volta, ma nell’entroterra. Quella mattina c’era stata una leggera brezza, ma ora era scomparsa, e l’aria di mezzogiorno era calda e immobile. Quell’atmosfera si adattava alla perfezione all’umore di Rachel. Si sentiva bloccata, incapace di allontanarsi troppo dalla casa per paura che Galilee tornasse e non la trovasse, incapace di pensare ad altro che non fosse lui; lui o la sua storia.