Выбрать главу

“Quell’uomo è un Geary”, le aveva detto una volta Cadmus. Celeste non era certa che il vecchio stesse scherzando e non aveva avuto il coraggio di chiedergli se dicesse sul serio. Ma ora, guardando il suo viso mentre tentava di mettere a fuoco il dipinto, si rese conto che era proprio il pioniere ciò che gli occhi di Cadmus stavano cercando disperatamente. Non i bisonti, non le montagne, ma l’uomo che scrutava il paesaggio, pronto alla conquista. Alla fine, Cadmus rinunciò: quello sforzo era troppo per lui. Emise un breve gemito di frustrazione e arricciò leggermente il labbro superiore, come disprezzando la sua stessa incapacità. “Va tutto bene…” gli disse Celeste, scostandogli dalla fronte una ciocca di capelli bianco-argentei. “Stanno arrivando, li sento.”

Era la verità. Celeste sentiva davvero i medici che stavano percorrendo il corridoio. Un istante più tardi erano accanto a lui: lo sollevarono con dolcezza dal pavimento e lo fecero sdraiare sulla barella, avvolgendolo con alcune coperte e sussurrandogli parole di rassicurazione.

Alla fine, mentre sollevavano la barella, gli occhi del vecchio tornarono alla tela. Celeste sperò che almeno ora riuscissero a intravedere il dipinto, ma ne dubitava. Celeste lo sapeva: non c’erano molte possibilità che Cadmus potesse tornare ancora una volta in quella stanza a osservare il pioniere.

Cinque

Rachel guardava con occhi diversi la casa, ora che sapeva che era stato Galilee a costruirla. Quanta fatica per un uomo solo; scavare e gettare le fondamenta, erigere i muri, modellare porte e finestre, costruire il tetto, i pavimenti. Senza dubbio, in quel legno c’erano il suo sudore, le sue imprecazioni e il suo strano genio che aveva ideato e creato una casa così confortevole. Nessuna meraviglia che la madre di Niolopua l’avesse voluta con tutta se stessa. Non potendo avere il suo costruttore, aveva dovuto accontentarsi del suo capolavoro.

La conversazione sulla veranda convinse Rachel che Galilee sarebbe tornato, ma col passare delle ore, mentre ripensava a tutto ciò che sapeva di lui, il suo umore diventò sempre più cupo. Forse stava solo ingannando se stessa, e la notte precedente in realtà non era accaduto niente di splendido e prezioso tra loro due; forse Galilee sarebbe ritornato per una sorta di bizzarro senso del dovere. Dopotutto era solo la moglie di un altro Geary, per quanto ne sapeva lui; un’altra stronza annoiata venuta a farsi una dose di paradiso. Non aveva idea di quanto lei si sentisse prigioniera. E non avrebbe potuto biasimarlo se l’avesse considerata spregevole per aver occupato la sua casa dei sogni come se ne fosse stata la padrona, mentre suo figlio Niolopua era costretto a occuparsi del giardino.

E poi, come se non bastasse, il modo in cui si era comportata la notte precedente! L’imbarazzo che provava era quasi insopportabile. La spudoratezza con cui gli si era mostrata; cosa diavolo le aveva preso? Se avesse visto un’altra donna comportarsi così, l’avrebbe sicuramente considerata una puttana; e avrebbe avuto le sue buone ragioni. Avrebbe dovuto cacciarlo nell’istante in cui si era resa conto della piega che stava prendendo il racconto. Avrebbe dovuto dirgli: non voglio più ascoltarti, e poi avrebbe dovuto mandarlo via con decisione. Allora forse sarebbe tornato perché lo voleva; non perché…

“Oh mio Dio…” mormorò Rachel con un filo di voce.

Eccolo, là sulla spiaggia.

Eccolo, e il cuore d’improvviso prese a batterle così forte che poteva persino sentirlo nelle tempie, e le mani le si ricoprirono di sudore e lo stomaco le si torse. Eccolo, e Rachel pensò che tutto quello che poteva fare era andare da lui, spiegargli che lei non era una Geary, che non era nemmeno la moglie di un Geary, che era stato tutto uno stupido malinteso. Poteva perdonarla, fingere di non averla mai vista prima così che potessero ricominciare dal principio, come se si fossero appena conosciuti?

Ma lei non fece niente di tutto questo, naturalmente. Si limitò a guardarlo avvicinarsi alla casa. La vide anche lui; la salutò con la mano e sorrise. Rachel andò alla portafinestra, l’aprì e uscì sulla veranda. Lui era a metà del prato e stava ancora sorridendo. Aveva i pantaloni bagnati fino alle ginocchia e la T-shirt umida, appiccicata al petto. Le porse la mano.

“Vuoi venire con me?” disse.

“Dove andiamo?”

“Voglio mostrarti qualcosa.”

“Aspetta, prendo le scarpe.”

“Non ne avrai bisogno. Dobbiamo solo andare lungo la spiaggia.”

Rachel chiuse la portafinestra e lo raggiunse sul prato. Lui le prese la mano, un gesto così disinvolto da sembrare un rituale quotidiano per loro, come se lui avesse attraversato il prato per andarla a chiamare, le avesse sorriso e le avesse preso la mano in quel modo centinaia di volte.

“Voglio mostrarti la mia barca”, le spiegò, mentre percorrevano il breve sentiero che conduceva alla sabbia. “È ormeggiata in una baia qui vicino.”

“Fantastico”, disse lei. “Oh… a proposito… credo di dovermi scusare per ieri notte. Non è da me… comportarmi così…”

“No?”

Lei non riuscì a capire se Galilee stesse facendo del sarcasmo o meno. A giudicare dal suo sorriso era assolutamente sincero.

“Be’, ieri notte sono stato benissimo”, continuò lui, “quindi se vuoi comportarti di nuovo così, fa’ pure.” Lei gli rivolse un sorrisetto imbarazzato. “Vuoi camminare nell’acqua?” continuò Galilee, come se le sue scuse fossero ormai un discorso chiuso. “Non è fredda.”

“Non mi dispiace l’acqua fredda”, disse lei. “Avevamo degli inverni terribili nella mia città natale.”

“E sarebbe?”

“Dansky, Ohio.”

“Dansky, Ohio”, ripeté lui, rigirandosi le parole sulla lingua come assaporandole. “Sono stato nell’Ohio una volta. Prima che decidessi di prendere il mare. In una città chiamata Bellefontaine. Ma non ci sono rimasto a lungo.”

“Cosa intendi con ‘prendere il mare’?”

“Solo questo. Ho abbandonato la terra. E le persone che la abitano. In effetti, è proprio le persone che ho abbandonato, non tanto la terra.”

“Non ti piacciano le persone?”

“Qualcuna mi piace”, rispose lui, lanciandole un’occhiata obliqua. “Ma non molte.”

“Per esempio, non ti piacciono i Geary.”

Il sorriso di Galilee sbiadì all’istante. “Chi te l’ha detto?”

“Niolopua.”

“Ah. Be’, avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa.”

“Non prendertela con lui. Era molto agitato. E da quello che mi ha detto, mi sembra che la famiglia non sia stata molto gentile con nessuno.”

Galilee scosse la testa. “Questo è un mondo crudele e talvolta rende la gente crudele. C’è ben di peggio dei Geary. E comunque… tu sei una Geary.” Il sorriso ricomparve. “E non sei così male.”

“Sto per divorziare”, disse Rachel.

“Davvero? Non lo ami più?”

“No.”

“Lo hai mai amato?”

“Non lo so. È difficile esserne sicuri quando incontri qualcuno come Mitchell. Soprattutto quando sei solo una ragazza del Midwest, e ti senti sperduta e non sei certa di quello che vuoi. E poi compare lui e ti dice di non preoccuparti più di niente. Che prowederà lui a ogni cosa.”

“E non lo ha fatto?” chiese Galilee.

Lei rimase a riflettere per un istante. “Ha fatto del suo meglio”, ammise. “Ma con il passare del tempo…”

“Le cose che volevi sono cambiate”, disse Galilee.