Galilee si fece da parte e lei salì la stretta passerella che univa il molo al ponte della barca. Poi la seguì. “Benvenuta a bordo della mia Samarcanda”, disse alla fine con evidente orgoglio.
Non ci volle molto per farle visitare la barca; era sotto ogni aspetto un’imbarcazione tutt’altro che insolita. Fu solo quando scesero sottocoperta che Rachel si accorse di quanto Galilee ci avesse lavorato. Le pareti della piccola cabina erano ricoperte da pannelli di legno; i colori, le venature e persino i nodi delle assi erano stati scelti e affiancati in modo da suggerire delle immagini.
“È solo un’impressione”, si stupì Rachel, “o vedo davvero delle forme nelle pareti?”
“Qualcosa in particolare?”
“Be’… là mi sembra di vedere una specie di paesaggio, delle rovine, forse anche degli alberi. Quello potrebbe essere un albero o forse una persona…”
“Io penso che sia una persona.”
“Ce l’hai messa tu?”
“No. Mentre lavoravo, pensavo soltanto di creare degli accostamenti. Ma una settimana dopo l’inizio del mio primo viaggio ho cominciato a intravedere delle forme.”
“È come guardare delle macchie d’inchiostro…” disse Rachel.
“… o delle nuvole.”
“… o delle nuvole. Più a lungo le osservi, più cose ci vedi.”
“È utile per i lunghi viaggi”, spiegò Galilee, “quando sono stanco di guardare il mare e i pesci, vengo qui a fumare e osservo le pareti. Noto sempre qualcosa di nuovo.” Le posò le mani sulle spalle e la fece voltare con delicatezza. “Vedi quello?” le chiese, indicando la porta in fondo alla cabina che era stata costruita esattamente come le pareti.
“Il disegno sulla porta?”
“Sì. A cosa ti fa pensare?”
Lei si avvicinò alla porta e Galilee la seguì tenendole sempre le mani sulle spalle. “Ti darò un indizio”, le disse abbassando la voce fino a ridurlo a un sussurro. “L’erba sembra molto morbida…”
“L’erba?”
Rachel si fermò e studiò le striature del legno. C’erano sagome scure verso la cima della porta; una scheggia di legno sbiadito che la tagliava orizzontalmente, e altre forme a cui non riusciva a dare un senso, sistemate senza uno schema preciso qua e là. Ma dov’era l’erba? E perché era morbida?
“Non la vedo”, disse lei.
“Cerca la vergine”, le suggerì Galilee.
“La vergine? Quale vergine?” Lui prese fiato come per darle un altro indizio ma prima che potesse parlare, Rachel aggiunse: “Vuoi dire Jerusha?”
Lui le premette sul collo le labbra stirate in un sorriso e restò in silenzio.
Lei continuò a guardare e a poco a poco l’immagine emerse davanti ai suoi occhi. L’erba — quel tappeto morbido sul quale Jerusha si era sdraiata — era là al centro della porta, una sezione di legno coperto di minuscole macchie. Più in alto, le sagome scure, che poco prima le erano sembrate indistinte, adesso erano alberi antichi carichi di foglie. E quella scheggia chiara orizzontale che attraversava la porta? Era il fiume, in lontananza.
Ora fu lei a sorridere, mentre il mistero si svelava davanti ai suoi occhi. Aveva solo una domanda: “Dove sono le persone?”
“Quelle devi aggiungerle tu”, rispose lui. “A meno che…” Con un dito indicò una sagoma stretta tra le venature di una delle assi. “Questo non potrebbe essere l’uomo del fiume?”
“No. Era molto più bello.”
Galilee scoppiò a ridere. “Allora può darsi che questa non sia nemmeno la foresta di Jerusha. Dovrò inventare una nuova storia.”
“Ti piace raccontare storie, vero?”
“Mi piace l’effetto che hanno sugli altri”, rispose lui con un piccolo sorriso colpevole. “Li fanno sentire al sicuro.”
“Nel tuo mondo? Dove i potenti erano giusti e i poveri avevano Dio.”
“Sì, direi che è proprio il mio mondo. Non ci avevo mai pensato prima.” In qualche modo quell’idea sembrò turbarlo. Per un attimo, solo per un attimo, si fece pensoso. Poi alzò lo sguardo e chiese: “Hai fame?”
“Sì, un po’.”
“Bene. Allora cucinerò qualcosa. Ci vorranno un paio d’ore. Ce la fai ad aspettare?”
“Un paio d’ore?” chiese lei. “E che cosa vuoi cucinare?”
“Oh, non è tanto la preparazione del cibo che richiede tempo”, rispose Galilee. “È procurarselo.”
2
Il sole era tramontato quando la Samarcanda lasciò il molo; non c’era traccia della luna. C’erano solo le stelle, luminose. Rachel era seduta sul ponte mentre la barca si allontanava dall’isola. Più si allontanavano, più il cielo si faceva scintillante, o almeno così le sembrava. Non aveva mai visto così tante stelle, né aveva mai visto la Via Lattea così chiaramente; un’ampia fascia irregolare di cielo punteggiato di luci.
“A cosa stai pensando?” le domandò Galilee.
“Una volta lavoravo in una gioielleria di Boston”, rispose lei. “Avevamo una collana chiamata Via Lattea. In teoria avrebbe dovuto essere così.” Indicò il cielo. “Se non sbaglio costava ottocentocinquantamila dollari. Non ho mai visto tanti diamanti in vita mia.”
“Avresti voluto rubarla?” chiese Galilee.
“Non sono una ladra.”
“Ma avresti voluto?”
Rachel sogghignò. “Una volta che ero sola in negozio l’ho provata. Ed era molto bella. Ma l’originale è molto meglio.”
“Avrei potuto rubarla per te”, disse Galilee. “Nessun problema. Avresti dovuto semplicemente dirmi la voglio, e sarebbe stata tua.”
“E se ti avessero preso?”
“Non mi faccio mai prendere.”
“Allora che cos’hai rubato?”
“Oh mio Dio… Da dove comincio?”
“Stai scherzando?”
“No. Prendo il furto molto seriamente.”
“Sì, stai scherzando.”
“Ho rubato questa barca.”
“Non è vero.”
“E come avrei potuto averla altrimenti?”
“Comprandola.”
“Ma sai quanto costa una barca come questa?” disse Galilee in tono pacato. Rachel non era ancora convinta che stesse parlando sul serio. “Avrei dovuto rubare o il denaro per comprarla o la barca stessa. Mi è sembrato più semplice rubare la barca.” Lei scoppiò a ridere. “Oltretutto il tizio a cui apparteneva non l’amava veramente. La lasciava ancorata tutto il tempo. Io l’ho portata fuori, le ho mostrato il mondo.”
“Da come ne parli sembra che tu l’abbia sposata.”
“Non sono così pazzo”, replicò Galilee. “Mi piace andare in barca ma scopare mi piace molto di più.” Sul volto di Rachel comparve un’espressione sorpresa e lui si affrettò a dire: “Scusami. Sono stato volgare. Voglio dire che…”
“No, se è questo che volevi dire, hai fatto bene.”
Lui le lanciò un’occhiata obliqua, gli occhi che scintillavano alla luce della lampada. Nonostante ciò che aveva appena detto, sembrava veramente pazzo, in quel momento: pazzo in modo sublime, squisito.
“Ti rendi conto di quello che hai detto?” le chiese.
“No.”
“Mi hai dato il permesso di dire quello che voglio. È un invito pericoloso.”
“Correrò il rischio.”
“D’accordo”, disse lui, scrollando le spalle. “Ma ricordati…”
“… Che ti ho dato io il permesso.”
Galilee continuò a guardarla.
“Ti ho portata su questa barca perché voglio fare l’amore con te.”
“Adesso è diventato fare l’amore?”
“No, scopare. Voglio scoparti.”
“Usi sempre questa strategia?” volle sapere Rachel. “Porti sempre le ragazze in mare aperto dove non hanno scelta?”