“Davvero? Parigi. Pensavo che Nicodemus la odiasse.”
“Sì, ma questo è accaduto solo più tardi. Sai, è a Parigi che ho conosciuto il signor Jefferson.”
“Non lo sapevo.”
“Ci sono molte cose che ignori di lui; molte cose che il mondo non sa. Potrei raccontarti abbastanza da riempire cinque libri. Era così affascinante. E non alzava mai la voce, tanto che certe volte si faticava a udirlo. Ricordo che la prima volta che ci siamo visti, gli avevano appena dato un’albicocca, un frutto che lui non aveva mai assaggiato prima. E oh, che gioia c’era sul suo viso! Avrei voluto fare l’amore con lui, lì dov’eravamo.”
“E lo avete fatto?”
“Oh no. Si è dimostrato molto difficile da conquistare. A quel tempo, era innamorato di un’attrice inglese. Che combinazione sciagurata: inglese e perdipiù attrice. Il peggiore dei mondi possibili. Comunque, Thomas ha giocato con il mio amore per qualche settimana. C’era una rivoluzione attorno a noi, ma ti giuro che ero talmente presa da lui che stentavo ad accorgermene. C’erano teste che venivano ghigliottinate ogni ora e io mi aggiravo per la città come un’adolescente innamorata, in cerca del modo per conquistare quel piccolo diplomatico americano.”
“E come hai fatto?”
“Non sono sicura di esserci mai riuscita. Se risuscitassi ora, se lo facessi levare dalla sua tomba a Monticello, e gli chiedessi: mi hai mai amata?, penso che nel migliore dei casi risponderebbe: per un giorno o due, per un’ora o due, il pomeriggio in cui mi hai mostrato il tempio.”
“Lo hai portato al tempio di mio padre?”
“Ogni donna sa che, se non si riesce a conquistare un uomo con le parole, deve mostrargli un luogo sacro.” È scoppiata a ridere. “Di solito è un posto che si trova in mezzo alle gambe. Non essere così imbarazzato, Maddox. È un fatto della vita. Se una donna vuole mettere in ginocchio un uomo, deve dargli qualcosa da adorare. E io sapevo che, anche se mi fossi sollevata la gonna, per Jefferson non sarebbe stato abbastanza. Per quello gli bastava quella stupida attricetta, la signorina Cosway. Io dovevo mostrargli qualcosa che lei non avrebbe mai potuto dargli. Così l’ho portato al tempio di tuo padre.”
“E cos’è successo?”
“Lui è rimasto molto colpito. Mi ha chiesto come sapevo di quel luogo. Quello di tuo padre, all’epoca, era un culto assolutamente segreto, riservato alle famiglie nobili perlopiù. E ormai i suoi adoratori o erano stati ghigliottinati oppure erano fuggiti. Quindi il tempio era deserto. Lo abbiamo visitato mentre la folla ruggiva nelle strade, e penso che in quel breve momento lui sia stato davvero innamorato di me.
“Mi ha chiesto chi avesse progettato quel luogo, e io l’ho portato all’altare dove c’era una statua di tuo padre. Era coperta da un panno di velluto rosso. Ho detto a Jefferson: prima che te la mostri, puoi farmi una promessa? Lui ha risposto di sì, nei limiti del possibile. Così gli ho detto: progetta una casa per me dove potrò vivere felice perché mi farà pensare a te.”
“Ed è così che lo hai convinto a progettare l’Enfant?”
“Gliel’ho fatto giurare. Su sua moglie. Sui suoi sogni su Monticello. Sulle sue più nobili speranze di democrazia. Gliel’ho fatto giurare su tutto questo.”
“Non ti fidavi di lui?”
“Neanche un po’.”
“Così lui ha giurato…”
“… e io ho scoperto la statua di tuo padre. Ed eccolo, in tutta la sua gloriosa virilità!” È scoppiata a ridere di nuovo. “Oh, Thomas era l’immagine stessa del disagio. Ma è riuscito a non perdere il suo aplomb e, con grande serietà, mi ha chiesto quanto fosse vicina alla realtà quella rappresentazione. Io l’ho rassicurato, dicendogli che era un’esagerazione, anche se non di molto. Ricordo esattamentele sue parole: ‘Allora sono certo che lei, signora, sia una moglie molto soddisfatta’. Ah! ‘Una moglie molto soddisfatta.’
“A quel punto gli ho mostrato quanto fossi soddisfatta. Con gli occhi dipinti di tuo padre che ci guardavano, ho mostrato a Jefferson quanto poco m’importasse del matrimonio.
“Non l’abbiamo fatto mai più. Nessuno dei due lo avrebbe voluto. La sua storia con l’attrice è finita in tragedia e lui è tornato dalla moglie.”
“Ma lui ha mantenuto la sua promessa e ha costruito questa casa.”
“Oh, ha fatto molto di più”, ha detto Cesaria. “Ha costruito anche una copia esatta del tempio. Perfetta fin nei minimi particolari.”
“Perché?”
“Questa è un’altra domanda che dovremmo porre al suo fantasma. Non lo so. Era un uomo strano. Ossessionato dalla bellezza. E il tempio era splendido.”
“E ci ha messo anche un altare?”
“Vuoi sapere se ci ha messo anche una statua di tuo padre? Non ne sarei sorpresa.”
“Dov’era questo tempio?”
“Dov’è, vuoi dire.”
“Esiste ancora?”
“Credo di sì. È uno dei segreti meglio custoditi di Washington.”
“Washington…” Il pensiero che vi fosse un luogo consacrato a mio padre e alla sua perpetua virilità nel cuore della capitale era sconvolgente. “Voglio vederlo.”
“Ti farò una lettera di presentazione”, ha promesso Cesaria. “Per chi?”
Lei ha sorriso. “Per colui che detiene il potere più alto. Non sono stata del tutto dimenticata. Jefferson ha fatto in modo che non mi mancasse mai una certa influenza.”
“Così sapeva che gli saresti sopravvissuta?”
“Oh sì, lo capiva perfettamente, anche se non me lo ha mai detto a parole. Credo che sarebbe stato troppo per lui.”
“Madre… sono sbalordito.”
“Davvero?” ha detto lei in tono quasi amorevole. “Be’, mi fa piacere.” Ha scosso la testa. “Ma ora basta, ho parlato anche troppo.” Mi ha indicato con un dito. “E tu fa’ attenzione a citarmi correttamente”, ha continuato. “Non voglio che il mio passato venga frainteso, nemmeno in un libro che non leggerà nessuno.”
Dopodiché si è voltata e, seguita dai suoi porcospini, si è incamminata lungo il corridoio. Io le ho chiesto: “Cosa devo fare con Marietta?”
“Niente”, ha ringhiato lei. “Lasciala giocare. Si pentirà di quello che ha fatto. Magari non stanotte, ma molto presto.” Anche se ero sollevato al pensiero di non dovermi più mettere in cerca di Marietta, la curiosità riguardo a ciò che aveva fatto mia sorella non mi ha abbandonato. Sono stato tentato di andare a cercarla comunque e chiederglielo di persona. Ma Cesaria mi aveva fornito un carico di informazioni così prezioso che non volevo rischiare di dimenticarmene nemmeno una parola. Così sono tornato in camera mia, mi sono versato un bicchiere di gin e ho cominciato a scrivere. Mi sono fermato solo una volta a riflettere su cosa potesse significare il fatto che Thomas Jefferson, uno dei più importanti artefici della Dichiarazione d’Indipendenza, il padre della democrazia americana, avesse eretto una replica del tempio di mio padre. L’idea che avesse fatto tanta fatica soltanto per amore della bellezza mi sembrava improbabile. Il che generava due domande: primo, perché lo aveva fatto? e, secondo, se aveva avuto un fine segreto, c’era qualcuno a Capitol Hill che ne era a conoscenza?
Otto
1
Vi parlerò del furto di Marietta a tempo debito, non temete. Come vedrete, diverse tessere di questo mosaico sono collegate al suo crimine. E — come previsto da Cesaria — ci saranno delle conseguenze.
Ma prima, devo tornare alla Samarcanda e alla coppia che vi ha trascorso la notte.
Quando Rachel si svegliò, l’alba stava filtrando nella piccola cabina, e in quella luce soffusa vide Galilee addormentato accanto a lei. Con un braccio si copriva il volto, e teneva l’altro abbandonato sul corpo di Rachel. Confortata da quella vista, chiuse gli occhi e tornò a dormire. Quando si svegliò la seconda volta, lui le stava accarezzando teneramente i seni mentre le baciava il viso. Ancora mezza addormentata, Rachel fece scivolare una mano tra i loro corpi e sollevò leggermente una gamba per guidarlo dentro di lei. Galilee le mormorò qualcosa contro il collo, che lei non riuscì ad afferrare ma era in uno stato troppo sognante per chiedergli di ripeterlo. Tutto quello che voleva adesso era sentirlo dentro di sé; i suoi movimenti gentili, il suo tocco. Non aveva nemmeno bisogno di guardarlo: era là, nell’occhio della sua mente, quando abbassava le palpebre; il suo amante perfetto che le aveva donato più piacere in una sola notte di quanto ne avesse provato in tutta la vita. Allungò una mano per toccargli il petto, i capezzoli, e poi le spalle, indugiando sulla superficie liscia dei suoi muscoli. Con una mano, Galilee le accarezzò il viso e le fece scivolare l’altra in mezzo alle gambe, aprendola e massaggiandola per facilitare la penetrazione.