“Non sai di cosa stai parlando”, ribatté lei, sperando che a Mitchell non sfuggisse la fermezza nella sua voce.
“Se non torni, la polizia verrà a cercarti. È questo che vuoi?”
“È inutile che provi a minacciarmi. Non funziona più.”
“Rachel.”
“Ti richiamo io.”
“Non osare riappendere.”
Rachel riagganciò. “Bastardo”, mormorò. Poi a voce ancora più bassa: “Povera Margie”.
“Qualcosa di brutto?” chiese Niolopua. Era in piedi sulla soglia con la tazza di tè.
“Qualcosa di molto brutto”, rispose lei. Lui le portò il tè e lo appoggiò sul tavolo accanto a lei. “Mia cognata è stata assassinata ieri notte.”
“Come?”
“Le hanno sparato. È stato… suo marito.” Lo disse più per se stessa che per Niolopua; per esprimere a parole ciò che era inconcepibile.
“Vuoi che vada ad avvisare mio padre?”
“Sì, se non ti dispiace. Potresti chiedergli di fare in fretta? Digli che ho bisogno di lui.”
“Posso fare qualcos’altro per te?”
“No, ti ringrazio.”
“Mi dispiace”, disse lui. “Era una donna gentile.” Dopodiché la lasciò sola.
Sorseggiò il tè che Niolopua aveva dolcificato col miele. Poi si alzò e andò alla credenza. Se la memoria non la ingannava, aveva visto una mezza stecca di sigarette in uno dei cassetti. Era proprio ciò di cui aveva bisogno ora: una boccata aspra di fumo in ricordo di Margie. Anzi, diverse boccate.
La stecca era là dove sperava che fosse, ma non c’erano fiammiferi. Prese il tè e le sigarette e andò in cucina. Aveva ancora un po’ di mal di terra; la nausea le era passata ma non la sensazione che il pavimento sotto i suoi piedi continuasse a muoversi. Trovò dei fiammiferi e poi uscì in veranda ad aspettare Galilee.
La sigaretta aveva un sapore stantio ma la fumò comunque, ripensando alle innumerevoli occasioni in cui era stata avvolta dalla nuvola di fumo che aleggiava intorno a Margie, mentre parlavano allegramente di sciocchezze. Se la vittima fosse stata qualcun altro, Margie sarebbe stata affascinata da un avvenimento simile, Rachel ne era certa; sarebbe stata ansiosa di immaginare ogni possibile scenario, ogni possibile soluzione. Una volta le aveva confessato di non avere alcun senso della tragedia. Le tragedie accadevano alle persone a cui importava e lei non ne aveva mai conosciuta nemmeno una. Rachel le aveva detto che il suo era un discorso assurdo. Tra le molte persone importanti che Margie aveva conosciuto, non poteva non esserci stato qualcuno sinceramente deciso a cambiare le cose. Nessuno, aveva insistito Margie; traditori, bugiardi e ladri, tutti, fino all’ultimo. Lei non aveva dimenticato quella conversazione, non per il cinismo di Margie ma per la delusione che aveva avvertito nella sua voce. Sotto quella maschera dura, si era nascosta una donna che voleva solo che qualcuno le dimostrasse che si sbagliava sul mondo, che non esistevano soltanto bastardi senza cuore.
Il che portava inevitabilmente a Garrison, sul quale Margie non aveva mai detto una buona parola. Secondo lei, Garrison era — tra le altre cose — egoista, pomposo e incapace a letto. Ma quelli erano mali minori in confronto al crimine di cui ora era accusato. Rachel trovava comunque difficile immaginarlo prendere una pistola e sparare alla sua stessa moglie. Sì, molto probabilmente si erano detestati; ma avevano vissuto per anni in quella condizione di mutuo disprezzo. Questo non faceva di lui un assassino. Se avesse voluto porre fine al suo matrimonio, avrebbe potuto farlo in modo molto più facile.
Ripensò a quello che le aveva detto Mitchell, sul fatto che la polizia sarebbe andata a prenderla, se non fosse tornata di sua spontanea volontà. Non aveva alcun senso. Non era nella cerchia dei sospetti, e quindi alla polizia non poteva dare altro che informazioni aneddòtiche. Se gli investigatori avessero avuto bisogno di parlarle, avrebbero potuto farlo per telefono. Non doveva tornare per forza se non voleva; e lei non voleva. Specialmente ora, che c’erano tante cose da chiarire tra lei e Galilee.
Aveva finito la sigaretta ormai e aveva quasi finito anche il tè. Tornò in casa per cambiarsi. Passando dalla cucina prese qualche biscotto, poi andò in bagno a fare la doccia.
Fu solo quando si vide riflessa nello specchio — la pelle arrossata dal vento e dal sole — che si accorse dello strano senso di calma che provava. Possibile che fosse ancora stordita da tutto quello che era accaduto nelle ultime ore? Perché non stava piangendo?
Cristo santo, la sua migliore amica era morta e lei si stava guardando allo specchio senza versare neanche una lacrima. Continuò a scrutarsi, come se il suo riflesso avesse potuto parlarle e svelare quel mistero; ma il suo volto non le mostrò nulla.
Entrò nella doccia, aprì l’acqua e si spogliò sotto il debole getto. Lavandosi via il sale dalla pelle, ripensò al tocco di Galilee, alle sue mani sul suo viso, sui suoi seni, sul suo ventre, alla sua lingua tra le sue gambe. Lo voleva ancora, adesso. Voleva che le parlasse come aveva fatto quella prima notte, che le raccontasse una storia d’acqua e d’amore. Sarebbe stata disposta ad ascoltare anche una storia di squali, se lui avesse voluto narrargliela. Aveva voglia di essere divorata.
Senza fretta, si lavò i capelli e si sciacquò. Non si era preoccupata di preparare un asciugamano, così uscì ancora gocciolante dalla doccia e lui era lì, in piedi sulla soglia del bagno e la stava guardando.
Il suo primo istinto fu quello di coprirsi, ma gli occhi di Galilee fissi su di lei subito le fecero apparire assurda quell’idea. Non c’era niente di lascivo nel suo sguardo, e anzi aveva un’espressione quasi infantile nella sua semplicità.
“Così hanno iniziato a uccidersi fra loro”, mormorò Galilee. “Avrei dovuto immaginare che prima o poi sarebbe successo.” Scosse la testa. “Questo è l’inizio della fine, Rachel.”
“Cosa vuoi dire?”
“Mio fratello Luman ha profetizzato tutto questo.”
“Sapeva che ci sarebbe stato un omicidio?”
“L’omicidio è il meno. Margie era una creatura triste e forse è stato meglio così per lei.”
“Non dire così.”
“Ma è la verità. Lo sappiamo entrambi.”
“Volevo bene a Margie.”
“Ne sono sicuro.”
“Quindi non dire che è meglio che sia morta perché non è giusto.”
“Nessuno avrebbe potuto guarirla. Stava nuotando in quel veleno ormai da troppo tempo.”
“Quindi la sua morte dovrebbe lasciarmi indifferente?”
“Oh no. Tutt’altro. Ma non aspettarti che sia fatta giustizia.”
“La polizia sospetta di suo marito.”
“Non lo tratterranno a lungo.”
“Un’altra delle profezie di tuo fratello?”
“No, questa è mia”, rispose lui. “Garrison la passerà liscia. E un Geary. E loro trovano sempre qualcuno su cui scaricare la colpa.”
“Come fai a sapere così tante cose su di loro?”
“Perché loro sono i nostri nemici.”
“E questo mi rende diversa?” domandò Rachel. “Anch’io ho nuotato in quel veleno.”
Lui annuì. “Lo so”, disse. “Ne ho sentito il sapore.”
In quel momento, Rachel si ricordò di essere nuda. Non fu un caso; mentre parlava del sapore del veleno, Galilee aveva spostato lo sguardo sui suoi seni, sul suo sesso.
“Mi passeresti un asciugamano?” gli chiese.
Lui prese la spugna più grande dal portasciugamani. Lei si avvicinò per prendere il telo, ma, invece di passarglielo, Galilee disse: “Ti prego, lascia fare a me….” e glielo avvolse attorno al corpo, cominciando ad asciugarla. Nonostante i loro ultimi aspri scambi di battute, prima sulla barca e adesso lì, Rachel si sentì subito confortata dalle sue attenzioni; l’intimità del tocco di Galilee smorzata dalla spugna ma comunque eccitante. Quando lui le asciugò i seni, lei non riuscì a impedirsi un sospiro di piacere.