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— È stato Bruce a ordinarle di tenerlo a terra? — chiese Leo.

— Esatto — e guardò Leo aggrottando la fronte. — Non mi piace che si interferisca con le mie responsabilità mediche. È meglio che mi dia una spiegazione molto convincente. Daryl Cay non avrebbe mai permesso un’interferenza del genere.

— Allora lei… uhm, non ha ancora sentito i nuovi ordini? — chiese cauto Leo, gettando un’occhiata ammonitrice a Claire… ssst…

— Quali nuovi ordini? Ho intenzione di andare direttamente da quel piccolo sciocco… ehm, da Bruce. Voglio andare in fondo alla faccenda… — Si rivolse a Claire, assumendo un tono più gentile. — Stai tranquilla, risolveremo tutto. Tutte le emorragie interne di Tony sono cessate e non ci sono più segni di infezione. Voi quad siete robusti. Vi mantenete in salute in presenza di gravità molto meglio di quanto non facciano i terricoli in assenza di peso. Be’, vi abbiamo progettati proprio per non sottoporvi a decondizionamento. Vorrei solo che l’esperimento di conferma non fosse avvenuto in circostanze così spiacevoli. Naturalmente… — sospirò, — anche la giovinezza ha il suo peso… Parlando di giovinezza, come sta Andy? Dorme meglio, ora?

Claire quasi scoppiò in lacrime. — Non lo so — disse con voce tremula, deglutendo.

— Cosa?

— Non me lo lasciano vedere.

— Che cosa?

Leo, che si stava studiando le unghie con sguardo assente, intervenne. — Andy è stato sottratto alle cure di Claire. Con l’accusa che ella metteva in pericolo il bambino o qualcosa di simile. Bruce non le ha detto nemmeno questo?

Il viso del dottor Minchenko stava assumendo una tonalità color mattone. — Sottratto? A una madre che lo allattava ancora? È una vergogna! — Riportò lo sguardo su Claire.

— Mi hanno dato una medicina per togliermi il latte — spiegò Claire

— Be’, è già qualcosa… — Ma non era per niente raddolcito. — Chi te l’ha data?

— Il dottor Curry.

— Non me l’ha riferito.

— Lei era in licenza.

— «In licenza» non significa «segregato». Lei, Graf! Sputi fuori. Che cosa diavolo sta succedendo, qui? Quel caporale in sedicesima ha perso del tutto la testa?

— Allora lei non sa proprio niente. Be’, è meglio che lo chieda a Bruce. Ho ricevuto ordini espliciti di non discutere la cosa.

Minchenko rivolse a Leo un’occhiata di fuoco. — Lo farò. — Si staccò dalla maniglia della porta stagna ed entrò nel corridoio, borbottando tra sé.

Leo e Claire rimasero a guardarsi costernati.

— E adesso come faremo a riportare qui Tony? — esclamò Claire. — Mancano meno di ventiquattr’ore al segnale di Silver.

— Non lo so… ma non cedere adesso! Ricordati di Andy. Lui ha bisogno di te.

— Non ho intenzione di cedere — affermò con decisione Claire, traendo un profondo respiro per rinfrancarsi. — Mai più. Che cosa possiamo fare?

— Be’, vedrò cosa mi sarà possibile fare per cercare di riportare qui Tony… inventerò una balla per Bruce, gli dirò che ho bisogno di Tony per dirigere la squadra di saldatura, o qualcosa del genere, non lo so. Forse tra me e il dottor Minchenko riusciremo ad inventare qualcosa, anche se non voglio rischiare di destare i sospetti del dottore. Se non ci riesco, dovremo escogitare qualcosa d’altro.

— Non mentirmi, Leo — disse Claire in tono pericoloso.

— Non saltare alle conclusioni. Sì, certo… tu lo sai, c’è la possibilità di non riuscire a portarlo qui, va bene… l’ho detto ad alta voce. Ma per favore, renditi conto che un piano alternativo richiede che Ti piloti una navetta per noi, e dovrà aspettare finché non sarà tornata la squadra dei sequestratori. A quel punto avremo catturato una supernave e comincerò a credere che tutto sia possibile. — Inarcò le sopracciglia e poi le distese. — E se è possibile, ci proveremo, te lo prometto.

C’era una freddezza crescente nell’atteggiamento di Claire. Strinse le labbra perché non tremassero. — Non puoi rischiare tutto per una sola persona. Non è giusto.

— Be’… ci sono un migliaio di cose che possono andare male a partire da adesso fino a un… punto di non ritorno per Tony. Potrebbe rivelarsi una faccenda del tutto accademica. So perfettamente che dividere le nostre energie tra un migliaio di «se», invece di concentrarle tutte su un passo successivo sicuro, è una specie di autosabotaggio. Non è quello che faremo la settimana prossima che conta, ma quello che faremo come mossa seguente. Che cosa devi fare tu, adesso?

Claire deglutì, cercando di ricomporsi. — Tornare al lavoro… fingendo che non stia succedendo niente. Continuare l’inventario segreto di tutte le riserve di semi. Uh, terminare il progetto per mantenere le luci di crescita delle piante mentre l’Habitat si allontana dal sole. E appena l’Habitat sarà in mano nostra, iniziare le nuove talee e mettere in funzione i tubi di riserva, per provvedere alla crescita di scorte di cibo extra per i casi di emergenza. E, uh, preparare campioni criogenici di ogni variante genetica che abbiamo a bordo, per poter rifornire le scorte in caso di disastro…

— Basta così! — Leo sorrise incoraggiante. — Solo il prossimo passo! E tu sai che puoi farlo.

Lei annuì.

— Abbiamo bisogno di te, Claire — aggiunse. — Tutti noi, non solo Andy. La produzione di cibo è una delle cose fondamentali per la nostra sopravvivenza. Anche un solo paio… ehm, serie di braccia in più può essere prezioso. E dovrete cominciare a istruire i più giovani, impartendo loro quelle conoscenze che la biblioteca, per quanto completa tecnicamente, non è in grado di duplicare.

— Non cederò — ripeté Claire a denti stretti, rispondendo alla domanda implicita nel suo discorso.

— Mi hai spaventato a morte, quel giorno nel portello stagno — si scusò lui imbarazzato.

— Mi sono spaventata anch’io — ammise lei.

— Avevi il diritto di essere arrabbiata. Ricorda solo che il tuo vero bersaglio non è qui — e le sfiorò la maglietta, all’altezza del cuore, — è là fuori.

Così lui aveva capito che era stata la rabbia, una rabbia compressa e rivolta all’interno, non la disperazione, che l’aveva spinta nel portello stagno, quel giorno. In un certo senso, era un sollievo poter dare il nome giusto alla sua emozione. E in un altro senso non lo era.

— Leo… là fuori spaventa anche me.

Egli fece un sorriso enigmatico. — Benvenuta nel club degli esseri umani.

— Il prossimo passo — mormorò Claire; — giusto, la prossima meta. - Agitò la mano e si avviò nel corridoio.

Con un sospiro, Leo riportò lo sguardo verso la stiva merci. Parlare del prossimo passo era una bella cosa, tranne che quando la gente e il mutare delle condizioni non facevano altro che spostarti il sentiero nel momento in cui avevi un piede a mezz’aria. Il suo sguardo indugiò sulla squadra di quad della stiva, che aveva collegato il tubo flessibile al grande portello della navetta e stava ora sistemando il carico nella stiva con i sollevatori elettrici. Il carico consisteva in una serie di cilindri grigi alti quanto un uomo, che Leo a tutta prima non riconobbe.

Ma avrebbe dovuto invece essere riconoscibile, trattandosi di un ingente numero di barre di carburante per rimorchiatori. — Per smantellare l’Habitat — aveva detto Leo a Van Atta in tono mellifluo quando aveva inoltrato l’ordine. — Così non dovrò riordinarli. E se anche ce ne restano, potranno andare alla Stazione di Trasferimento con i rimorchiatori quando questi verranno nuovamente smistati. Li faremo passare come parte del recupero.