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Van Atta imprecò un’ultima volta nel microfono e poi rifilò un colpo rabbioso al pulsante di accensione. Da ore ormai aveva terminato il suo repertorio di improperi e sapeva di ripetersi. Volse le spalle alla consolle delle comunicazioni e lanciò un’occhiata infuriata alla cabina di controllo della navetta della Sicurezza.

Nella parte anteriore, il pilota e il copilota erano immersi nel loro lavoro. Bannerji, al comando delle forze di attacco e la dottoressa Yei (ma come aveva fatto a infiltrarsi in quella spedizione?), erano legati nelle cuccette di accelerazione, Yei in quella del tecnico e Bannerji in quella della postazione armamenti dall’altra parte della corsia, davanti a Van Atta.

— Allora ci siamo — sbottò Van Atta. — Siamo già a distanza per il laser?

Bannerji controllò uno strumento: — Non proprio.

— La prego — disse la dottoressa, — mi lasci parlare con loro ancora una volta…

— Se sono nauseati dal suono della sua voce solo la metà di quanto lo sono io, allora non risponderanno — ringhiò Van Atta. — Gli ha parlato per ore, cerchi di rendersene conto: non la ascoltano più, Yei. Ecco dove va a finire la psicologia.

Fors, il sergente della Sicurezza, sporse la testa dallo scompartimento in cui viaggiava con le altre ventisei guardie della GalacTech. — Quali sono gli ordini, capitano Bannerji? Dobbiamo infilarci le tute per l’attacco?

Bannerji sollevò un sopracciglio in direzione di Van Atta. — Be’, signor Van Atta? Qual è il piano? Mi sembra che dobbiamo cancellare tutti quelli che prevedevano la loro resa.

— L’ha detto. — Van Atta guardò cupo lo schermo comunicazioni che restava grigio e vuoto. — Appena sono a tiro, aprite il fuoco su di loro. Per prima cosa mettete fuori uso le barre Necklin, poi, se ci riuscite, i propulsori normali. Poi spariamo, apriamo un varco, entriamo e iniziamo il rastrellamento.

Il sergente Fors si schiarì la gola. — Lei ha detto che c’erano mille di quei mutanti a bordo, vero signor Van Atta? Che ne direbbe di lasciar perdere la parte relativa all’abbordaggio e limitarci a prendere a rimorchio l’intera nave, riportandola dove vuole lei? Le probabilità di riuscita di un abbordaggio non sono un tantino… uhm, sproporzionate?

— Se la prenda con Chalopin. È stata lei a rifiutarsi di reclutare gente al di fuori della Sicurezza. Ma le proporzioni non sono quelle che sembrano. I quad sono degli smidollati. Per l’amor del cielo, la metà di loro sono bambini al di sotto dei dodici anni. Entrate e stordite tutto quello che si muove. Quante ragazze di cinque anni pensa di riuscire a tenere a bada, lei, Fors?

— Non lo so, signore — rispose Fors sbattendo le palpebre. — Non mi sono mai immaginato a combattere contro delle bambine di cinque anni.

Bannerji tamburellò sulla consolle e guardò la dottoressa Yei. — Quella ragazza con il bambino, quella a cui per poco non sparavo quel giorno nel magazzino, è a bordo, dottoressa Yei?

— Claire? Sì — rispose la dottoressa in tono neutro.

— Ah! — Bannerji distolse lo sguardo dagli occhi penetranti della donna e si agitò sul sedile.

— Speriamo che la sua mira sia migliore questa volta, Bannerji — disse Van Atta.

Bannerji fece ruotare sul video i disegni di una supernave, facendo dei brevi calcoli. — Lei si rende conto — disse lentamente, — che nella realtà ci saranno un certo numero di fattori imponderabili… ci sono buone probabilità che finiremo con fare dei buchi anche nei moduli abitati mentre cerchiamo di centrare le barre Necklin.

— Non importa — disse Van Atta. Bannerji fece una smorfia dubbiosa. — Senta, capitano — aggiunse Van Atta in tono impaziente, — I quad sono… si sono resi sacrificabili, trasformandosi in criminali. Non è diverso da sparare a un ladro in fuga o a qualunque altro scassinatore. E poi non si può fare una frittata senza rompere le uova.

La dottoressa Yei si passò le mani sul viso. — Per Krishna! — gemette, rivolgendo un sorriso tirato e molto particolare a Van Atta. — Mi chiedevo quando lo avrebbe detto. Avrei potuto scommetterci…

Van Atta assunse un atteggiamento difensivo. — Se lei avesse fatto bene il suo lavoro — ribatté sullo stesso tono, — adesso non saremmo qui a rompere le uova. Ci saremmo potuti limitare a farle bollire con tutto il guscio giù a Rodeo. E non mancherò di farlo notare all’amministrazione, quando sarà il momento, mi creda. Ma non devo più discutere con lei. Per tutto quello che intendo fare, ho l’autorizzazione necessaria.

— Che non mi ha mostrato.

— Chalopin e il capitano Bannerji l’hanno vista. Se potessi fare a modo mio, lei da questo ne uscirebbe con un licenziamento, Yei.

La dottoressa tacque, ma riconobbe la minaccia con un ironico cenno del capo. Si appoggiò allo schienale incrociando le braccia, apparentemente ammutolita, finalmente. Grazie a Dio, aggiunse tra sé Van Atta.

— Indossate le tute, Fors — ordinò al sergente.

La cabina di pilotaggio del D-620 era una stanza affollata. Ti, sulla poltrona di comando, troneggiava sotto il suo casco sospeso in aria; Silver era alle comunicazioni, e Leo… be’, forse occupava il posto del tecnico-capo di bordo. A quel punto la catena di comando si faceva un tantino confusa. Forse il suo grado doveva essere quello di Pessimista Ufficiale della Nave. Ora che tutte le sue azioni erano confluite nel punto di non ritorno, aveva lo stomaco sottosopra e la gola chiusa.

— La navetta ha smesso di trasmettere — riferì Silver.

— È un sollievo — rispose Ti. — Puoi alzare il volume, adesso.

— Non è un sollievo — disse Leo. — Se hanno smesso di parlare, forse sono pronti ad aprire il fuoco. — Ed era troppo tardi, erano troppo vicini al punto di balzo per far uscire una squadra con le saldatrici laser per rispondere al fuoco.

Ti accennò a una smorfia, sconfortato, e chiuse gli occhi: il D-620 sembrò inclinarsi sotto la spinta dell’accelerazione. — Siamo quasi al punto di balzo — disse.

Leo controllò un monitor. — E loro sono quasi a distanza di tiro… — tacque, e poi aggiunse: — sono a distanza di tiro.

Ti emise un suono acuto e si infilò il casco. — Accendo il campo Necklin…

— Dolcemente - esclamò Leo. — Il mio riflettore di vortice…

La mano di Silver cercò quella di Leo, il quale venne sopraffatto dal desiderio di chiedere scusa a Silver, ai quad, a Dio, a non sapeva chi altro. Sono stato io a trascinarvi in questo… mi spiace.

— Se apri una frequenza, Silver — disse disperatamente, con la testa annebbiata dal panico… tutti quei bambini… — possiamo ancora arrenderci.

— Mai — disse Silver e gli strinse con forza la mano, mentre i suoi occhi azzurri cercavano quelli di Leo. — E io scelgo per tutti, non solo per me stessa. Noi andiamo.

Leo digrignò i denti e annuì brevemente. I secondi rimbombarono nella sua mente, scandendo i battiti del suo cuore. Nel monitor, la navetta della Sicurezza ingrandiva rapidamente.

— Perché non fanno fuoco ora? — chiese Silver.

— Fuoco — ordinò Van Atta.

Le immagini schematizzate e luminose sul computer di Bannerji si avvicinarono all’allineamento, i numeri lampeggiarono, le luci cominciarono a convergere. Van Atta notò che la dottoressa Yei non era più al suo posto. Probabilmente si era nascosta nel gabinetto. Quella dose massiccia di vita reale e di conseguenze altrettanto reali erano state troppo per lei. Proprio come uno di quei politici codardi, pensò Van Atta con disprezzo, che con le loro parole portano la gente verso il disastro e poi scompaiono quando si comincia a sparare…