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La dottoressa trasse un profondo respiro ed abbassò la voce. — Parliamoci chiaro, signor Graf. I quad non li ho inventati io. Sono stata assegnata qui sei anni fa: sono le direttive della GalacTech che richiedono il massimo della socializzazione. Ma li ho ereditati e mi stanno a cuore. Non è suo compito, né tantomeno suo dovere, capire la loro posizione legale, ma questa è una cosa che mi riguarda molto. La loro salvezza sta nella loro socializzazione.

«Lei sembra essere libero dai normali pregiudizi nei confronti dei prodotti dell’ingegneria genetica, ma molti altri non lo sono. Vi sono giurisdizioni planetarie dove questo livello di manipolazione dei geni umani sarebbe persino fuori legge. E se questa gente, anche una sola volta, si sentisse minacciata dai quad, e… — strinse le labbra per evitare di aggiungere altro e si trincerò di nuovo dietro la propria autorità. — Mettiamola così, signor Graf. Il potere di dare o non dare l’approvazione agli istruttori che vengono assegnati al progetto Cay è mia. Il signor Van Atta può averla nominata, ma io posso farla licenziare. E lo farò senza alcuna esitazione, se nelle sue parole e nel suo comportamento lei non si atterrà strettamente alle direttive del dipartimento di psicologia. Penso che non potrei essere più chiara di così.

— No, direi che è stata chiarissima — rispose Leo.

— Mi dispiace — disse lei con sincerità, — ma finché non avrà passato un po’ di tempo qui all’Habitat, dovrà astenersi dal dare giudizi avventati.

Io sono un ingegnere addetto ai controlli, signora mia, pensò Leo. È mio compito dare giudizi ogni giorno. Ma non lo disse ad alta voce. Si separarono con una cordialità lievemente forzata.

Il video si intitolava «Animali, animali, animali». Per la terza volta Silver predispose la sequenza dedicata ai gatti.

— Di nuovo? — chiese debolmente Claire che era con lei nella stanza di visione.

— Una volta sola — la pregò Silver. Quando il persiano nero comparve sullo schermo, socchiuse le labbra affascinata, ma per rispetto verso Claire, abbassò la musica e il commento. La creatura era accucciata, intenta a leccare il latte da una scodella, che la gravità faceva aderire al pavimento. Le goccioline bianche che scivolavano via dalla linguetta rosa ricadevano nella scodella compiendo un arco, come se fossero magnetizzate.

— Vorrei avere un gatto: sembrano tanto morbidi… — La mano sinistra inferiore di Silver si tese in un accenno di carezza verso l’immagine a grandezza naturale. Ma non ne ricavò alcuna sensazione tattile, solo le luci colorate dell’olovideo che le sfioravano la pelle senza un vero contatto. Con un sospiro, lasciò cadere la mano attraverso il gatto. — Guarda, puoi prenderlo in braccio come un bambino. — Il video mostrava la proprietaria terrestre del gatto che se ne andava portandolo in braccio: tutti e due avevano un’espressione soddisfatta.

— Be’, magari tra non molto ti lasceranno avere un bambino — la consolò Claire.

— Non è la stessa cosa — disse Silver, ma non poté trattenersi dal lanciare un’occhiata nostalgica ad Andy, che dormiva raggomitolato a mezz’aria accanto alla madre. — Chissà se avrò mai la possibilità di scendere a terra?

— Ma chi vuole andarci? — domandò Claire. — Sembra così scomodo e anche pericoloso.

— I terricoli se la cavano. E poi tutte le cose interessanti sembra che… vengano dai pianeti. — E anche tutte le persone interessanti, aggiunse tra sé. Pensò all’ex-insegnante di Van Atta, il signor Graf, che aveva incontrato il giorno prima in Idroponica durante il suo ultimo turno. Un altro individuo dotato di gambe che poteva andare dove voleva e far succedere delle cose. Era persino nato sulla vecchia Terra, aveva detto Van Atta.

Si udì un sommesso bussare alla porta della bolla insonorizzata e Silver toccò il comando a distanza per aprire. Siggy, con la divisa gialla della Manutenzione Sistemi di Aerazione, cacciò dentro la testa. — Nessuno in vista, Silver.

— Bene, entra.

Siggy scivolò all’interno. Silver sfiorò il comando e richiuse la porta, mentre Siggy frugò nella borsa degli attrezzi che portava alla cintura e scassinò una piastra sulla parete, mandando in corto circuito il meccanismo di apertura della porta. Lasciò aperta la piastra nel caso fosse stato necessario riattivare l’apertura con urgenza, per esempio se la dottoressa Yei fosse entrata per chiedere tutta allegra che cosa facessero lì. Silver aveva tolto la copertura posteriore dell’olovideo. Siggy si sporse delicatamente per agganciare al cavo di alimentazione il dispositivo di disturbo dei segnali da lui stesso costruito. In quel modo, chiunque si fosse trovato a sorvegliare quello che stavano vedendo, avrebbe ricevuto solo scariche statiche.

— Questa è una grande idea — disse Siggy entusiasta.

Claire era più dubbiosa. — Siete sicuri che non ci troveremo in un mare di guai se ci scoprono?

— Non vedo perché — rispose Silver. — Il signor Van Atta stacca il rivelatore di fumo del suo ufficio tutte le volte che si fa uno spinello.

— Pensavo che ai terrestri non fosse permesso fumare a bordo — disse Siggy stupito.

— Il signor Van Atta dice che sono i privilegi del grado — rispose Silver. Vorrei tanto avere un grado…

— Non ti ha mai offerto uno dei suoi spinelli? — chiese Claire in tono affascinato e inorridito al tempo stesso.

— Una volta — rispose Silver.

— Accidenti — sorrise ammirato Siggy. — E com’è?

Silver assunse una strana espressione. — Non è un granché.

Aveva un pessimo sapore e mi ha fatto venire gli occhi rossi. Non capisco proprio che cosa ci trovi. Forse i terrestri hanno qualche reazione chimica che noi non abbiamo. L’ho chiesto al signor Van Atta, ma lui si è messo a ridere.

— Oh — disse Siggy, e riportò la propria attenzione allo schermo dell’olovideo. Tutti e tre i quad si disposero attorno ad esso. Un silenzio carico di aspettativa scese nella stanza quando venne inondata dalla musica e le lettere rosse dei titoli di testa sfilarono davanti ai loro occhi… Il prigioniero di Zenda.

La scena mostrava tutti i particolari di una strada agli albori della civiltà, prima dei viaggi spaziali e persino dell’elettricità. Quattro cavalli luccicanti, con i finimenti che tintinnavano, trainavano una complicata scatola montata su ruote attraverso il terreno.

— Non puoi avere qualche altro episodio della serie «I Ninja delle Stelle Gemelle»? Questo è un altro di quei tuoi maledetti video che parlano di quella palla di terra. Voglio qualcosa di realistico, come quella scena dell’inseguimento attraverso la cintura degli asteroidi… — E le sue mani si inseguirono mentre con la bocca produceva suoni nasali ad imitazione di macchinari sottoposti ad alta accelerazione.

— Stai zitto e guarda tutti quegli animali — disse Silver. — Sono così tanti, e non è nemmeno uno zoo. Quel posto ne è letteralmente pieno.

— Imbrattato, sarebbe la parola giusta — ridacchiò Claire. — Non portano pannolini, sapete. Pensateci.

Siggy tirò su con il naso. — Ai vecchi tempi la Terra doveva essere proprio un posto disgustoso in cui vivere. Non mi stupisce che alla gente siano cresciute le gambe. Qualunque cosa pur di sollevarsi in aria lontano da…