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— Fu solo quando scoppiò la seconda, diciotto mesi dopo, che l’intera faccenda venne finalmente scoperta. Non vi sto riferendo semplicemente delle voci; facevo parte della commissione che doveva fare luce sulle cause probabili dello scoppio. E fui proprio io a scoprirlo, con il controllo più vecchio del mondo: l’ispezione fatta con gli occhi e il cervello. Ero seduto in quella sedia a scorrere una per una quelle registrazioni olovideo e riconobbi il pezzo quando lo rividi una volta, due, tre, perché il computer era in grado di rilevare solo che quella serie era scevra di difetti, e a quel punto capii cosa avevano fatto quei bastardi… — Gli tremavano le mani, come sempre a quel punto del racconto, quando i vecchi ricordi si ripresentavano. Leo strinse i pugni lungo i fianchi.

— Il giudizio della mappa era falsato in quelle immagini elettroniche ingannevoli. Ma le leggi universali della fisica offrirono la possibilità di emettere un giudizio assolutamente reale. Ottantasei persone erano morte. Quella - Leo indicò di nuovo con un dito, — non fu solo una frode, ma un assassinio tra i più freddi e spietati.

Riprese fiato. — Questa è la cosa più importante che vi dirò. La mente umana è il supremo apparecchio di controllo. Potete prendere tutti gli appunti che volete sui dati tecnici, tutto quello che dimenticherete potrete sempre ripassarlo, ma questo dovrà essere scolpito a lettere di fuoco nei vostri cuori.

«Non c’è nulla, nulla, nulla che per me sia più importante in chiunque segua le mie lezioni della sua assoluta integrità personale. Non importa se siete saldatori o ispettori, le leggi della fisica sono implacabili macchine della verità. Potrete ingannare gli uomini, ma non ingannerete mai il metallo. Questo è tutto.

Espirò a fondo, riacquistando il proprio buonumore, e si guardò intorno. Gli studenti quad lo stavano prendendo con la dovuta serietà, e non c’era nessun lavativo nelle ultime file che faceva battutine idiote. In effetti sembravano piuttosto sconvolti mentre lo fissavano con malcelato stupore.

— E adesso — disse, battendo le mani e sfregandole per spezzare l’incantesimo, — andiamo in laboratorio e smontiamo un saldatore per vedere che cosa può non funzionare…

Obbedienti, uscirono in fila indiana, chiacchierando tra loro. Leo seguì la classe e trovò la dottoressa Yei che lo aspettava accanto alla porta, sorridendo.

— Un’impressionante esordio, signor Graf. Lei diventa molto eloquente quando parla del suo lavoro. Ieri avevo avuto l’impressione che fosse uno di quei tipi musoni e silenziosi.

Leo scosse le spalle, arrossendo un poco. — Non è difficile, quando si ha qualcosa di interessante di cui parlare.

— Non avrei mai immaginato che la tecnica di saldatura potesse essere una materia tanto interessante. Lei ha una passione sincera oltre ad essere ricco di talento.

— Spero che anche i suoi quad siano rimasti ugualmente impressionati. È bello quando trovo qualcuno che si entusiasma. È il più bel lavoro del mondo.

— Comincio a crederlo. La sua storia… — si interruppe, esitante. — La sua storia di quella frode ha avuto un grande impatto. Non avevano mai sentito nulla di simile. E nemmeno io l’avevo mai sentita.

— È stato tanti anni fa.

— Ma è ugualmente molto sconvolgente. — Sul suo viso si disegnò un’espressione assorta. — Spero non troppo sconvolgente.

— Be’, io spero che lo sia, si tratta di una storia vera. Io c’ero. — La fissò. — Un giorno, là potranno esserci loro. Sarebbe un peccato di negligenza da parte mia, se non li istruissi come si deve.

— Ah! — rispose con un rapido sorriso.

L’ultimo dei suoi studenti era scomparso nel corridoi. — Bene, è meglio che mi affretti a raggiungerli. Frequenterà tutto il corso? Forza, venga, farò di lei una saldatrice.

La dottoressa scosse il capo con rammarico. — Riesce davvero a farlo sembrare molto attraente, ma temo di avere già un lavoro a tempo pieno. Devo lasciarla, ora. — Gli rivolse un breve cenno del capo. — Se la caverà benissimo, signor Graf.

CAPITOLO TERZO

Andy cacciò fuori la lingua sputando la crema di riso che Claire gli aveva appena infilato in bocca con un cucchiaio. — Beeh — commentò. Il grumo, rifiutato come cibo, sembrò esercitare un fascino nuovo come giocattolo, perché mentre ruotava lentamente lontano da lui, Andy lo prese tra la mano superiore destra e quella inferiore sinistra. — Ehi! — protestò, quando quel nuovo satellite si ridusse a una massa appiccicosa.

— Oh, Andy — mormorò spazientita Claire, e con una vigorosa passata di tovagliolo ad alta capillarità, per la verità piuttosto sporco, gli ripulì le mani. — Avanti, piccolo, devi assaggiarlo. La dottoressa Yei dice che ti fa bene!

— Forse non ha più fame — fu il commento di Tony.

L’esperimento di nutrizione aveva luogo nell’alloggio privato di Claire, assegnatole dopo la nascita di Andy e che ora divideva con il bambino. Spesso sentiva la mancanza dei suoi vecchi compagni di dormitorio, ma capiva, anche se con rimpianto, che la Compagnia aveva avuto ragione: la sua popolarità e il fascino di Andy probabilmente non avrebbero retto alle pappe notturne, al cambio di pannolini, agli attacchi di diarrea o di febbre e a tutti gli altri problemi infantili.

E le mancava anche Tony. Nelle ultime sei settimane quasi non lo aveva visto, perché il suo nuovo istruttore lo teneva occupatissimo. Il ritmo di vita sembrava essere diventato frenetico in tutto l’Habitat. C’erano giorni in cui sembrava di non riuscire neppure a prendere fiato.

— Forse non gli piace — suggerì Tony. — Hai provato a mischiarlo con l’altra brodaglia?

— Tutti sono degli esperti, tranne me — sospirò Claire. — Ieri però ne ha mangiato un po’.

— Che sapore ha?

— Non lo so, non l’ho mai assaggiato.

— Hmm. — Tony le prese il cucchiaio dalle mani, lo infilò nella tazza sigillata, ne prese un grumo e se lo cacciò in bocca.

— Ehi…! — esclamò Claire indignata.

— Beeh! — tossicchiò Tony. — Dammi quel tovagliolo. — Si liberò del boccone. — Non mi stupisce che lo sputi. È uno schifo.

Claire riafferrò il cucchiaio, borbottando, e galleggiò fino alla cucinetta per infilarlo attraverso gli appigli nel distributore d’acqua e asciugandolo con l’aria bollente. — Germi! — sbuffò in tono accusatorio verso Tony.

— Provalo tu!

Dubbiosa, annusò la tazza: — Mi basta la tua parola.

Nel frattempo, Andy era riuscito ad afferrare la sua mano inferiore destra con quelle superiori e se la stava morsicando. — Tu non dovresti ancora mangiare carne — sospirò Claire, togliendogliela di bocca. Andy trasse un profondo respiro, pronto a lanciare uno strillo di protesta, ma si limitò a esalare un semplice — Ah! — perché in quel momento la porta si aprì, rivelando un nuovo oggetto di interesse.

— Come va, Claire? — chiese la dottoressa Yei, spingendosi nella stanza con le grosse e inutili gambe da terricola che pendevano rilassate dai fianchi.

Claire si illuminò. Voleva bene alla dottoressa Yei: le cose sembravano sempre andare meglio quando c’era lei. — Andy non vuole mangiare la crema di riso. Ma la banana schiacciata gli è piaciuta.

— Be’, alla prossima pappa, prova a fargli assaggiare la crema di avena — disse la dottoressa, e galleggiò verso Andy, tendendo le mani che lui subito tentò di afferrare. Allora lei si divincolò abbassando le braccia, ma Andy le afferrò con quelle inferiori, ridacchiando felice. — La coordinazione della parte inferiore del corpo procede benissimo. Scommetto che avrà raggiunto quella della parte superiore prima di aver compiuto un anno.