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Riprese i controlli e puntò il razzo verso la base aeronautica di Patrick, nel mondo degli uomini, del brutto tempo, delle città, della gerarchia e delle regole. Lo fece da solo, in silenzio. Non aveva bisogno dell'aiuto di Jill né di nessun'altro. Guidò il veli­volo dall'interno della sua tuta pressurizzata, con lo sguardo puntato sul pannello attraverso il visore del casco.

Automaticamente, si mise in contatto con il controllo a terra e ottenne l'autorizzazione a sollevare lo scudo termico.

L'oblò gli mostrò uno strato di nubi nere che si stendevano dal mare alla spiaggia, fino alla terraferma. Nei suoi auricolari si udivano le voci di molti altri uomini, ora: condizioni del vento, altitudine, velocità stimata. Sapeva, anche se non poteva vederli, che due aerei lo stavano seguendo, con le cineprese puntate sul velivolo in fase di rientro. Per avere delle prove se mi sfracello.

Si tuffarono nelle nubi e un'ondata di nebbiolina grigia li av­volse oscurando l'oblò. Gli occhi di Kinsman passarono allo schermo radar che si trovava alla sua destra. Il velivolo tremò, poi uscirono dalla coltre di nubi e videro il lungo e nero rettilineo della pista a breve distanza davanti a loro. Rilasciò leggermente gli strumenti di guida, mentre le mani ed i piedi si muovevano istintivamente, sorvolò la rada vegetazione e portò il velivolo sul­la pista. Il carrello sfiorò il terreno una prima volta, li fece rim­balzare leggermente e poi toccò di nuovo con un tremendo stri­dio. Corsero per più di un miglio prima di fermarsi.

Si appoggiò all'indietro sul sedile e sentì il corpo ricoperto di sudore.

— Bell'atterraggio — disse Jill.

— Grazie — spense tutti gli strumenti, con gesti sicuri ed au­tomatici dovuti ad un lungo addestramento. Poi sollevò il visore del casco, si sporse verso l'alto e aprì il portello.

— Capolinea — disse in tono stanco. — Tutti a terra.

Si arrampicò attraverso il portello, sentendo di nuovo il pro­prio peso con un vago risentimento, poi aiutò Linda e Jill ad uscire dall'apparecchio. Saltarono sulla pista nera. Due furgoni, un'ambulanza e due autocarri dei pompieri si dirigevano verso di loro dai parcheggi all'estremità della pista, circa mezzo miglio più avanti.

Kinsman si tolse lentamente il casco. Il caldo e l'umidità della Florida gli davano fastidio, ora. Jill camminava alcuni passi da­vanti a lui, verso i veicoli che si stavano avvicinando.

Si affiancò a Linda. Lei si era tolta il casco ed aveva una bor­sa piena di pellicole.

— Ho riflettuto — le disse. — Sul fatto di condurre una vita solitaria… lo sai, non sei la sola. E non deve essere così. Posso venire a New York tutte le volte…

— Adesso chi sta prendendo le cose seriamente? — Il suo vi­so era di nuovo calmo, freddo, nonostante il caldo soffocante.

— Ma voglio dire…

— Ascolta, Chet. Ci siamo divertiti. Ora tu puoi raccontarlo ai tuoi amici, ed io ai miei. Ne ricaveremo un sacco di pubblicità. Sarà utile per la nostra carriera.

— Non ho mai pensato… io non…

Ma lei aveva già distolto lo sguardo, camminando in direzio­ne degli uomini che stavano accorrendo verso di loro dai camion. Uno di essi, un civile, aveva una macchina fotografica tra le ma­ni. Appoggiò un ginocchio a terra e scattò una fotografia di Lin­da che teneva in mano la pellicola, sfoderando un largo sorriso.

Kinsman rimase lì a bocca aperta.

Jill ritornò verso di lui. — Be'? Hai ottenuto quello che stavi cercando?

— No — disse lui adagio, — credo di no.

Lei gli tese la mano. — Non lo otteniamo mai, vero?