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Dietro la voce, il sibilo bizzarro e crepitante salì fino a diventare un urlo selvaggio, ringhioso, che durò per quasi un minuto. Ruiz-Sanchez attese di potersi fare udire di nuovo.

— Perché, Chtexa? — domandò con voce arrochita. — L’errore è di tutt’e due. Sono sempre vostro amico e vi auguro ogni bene.

— Anch’io vi sono amico e vi auguro ogni bene — rispose la voce di Chtexa. — Ma probabilmente non ci parleremo più. Non sentite le seghe elettriche?

Ecco dunque la causa di quei rumori!

— Sì. Sì, le sento.

— Il vostro amico Xlevher — disse Chtexa pronunciando il nome alla lithiana, — sta abbattendo l’Albero Messaggero.

Nell’appartamento di Michelis l’atmosfera era plumbea. A misura che si avvicinava l’ora della trasmissione di Egtverchi la loro analisi della impotenza dell’ONU si rivelava sempre più esatta. Egtverchi non si era mostrato apertamente trionfante, anche se varie interviste gliene avevano offerto l’occasione; ma aveva fatto indovinare l’esistenza di piani vasti e inquietanti, che forse sarebbero già passati all’attuazione alla data della trasmissione.

Benché non avesse nessuna voglia di ascoltare la trasmissione, Ruiz-Sanchez sapeva che gli sarebbe stato impossibile evitarla: non poteva restare nell’ignoranza dei nuovi fatti che essa avrebbe potuto portare. Nulla di quanto aveva saputo gli era stato utile, fino a questo momento, ma c’era sempre una piccola possibilità che saltasse fuori qualcosa di interessante.

E poi, c’era il problema di Cleaver e dei suoi compagni. Per ignobili che fossero, erano pur sempre degli esseri umani. Se Ramon doveva ricorrere alle misure ordinate dal Santo Padre e se esse si rivelavano efficaci, egli avrebbe distrutto più che una collezione di allucinazioni affascinanti. Avrebbe condannato più di un essere umano non solo a una morte istantanea, ma probabilmente alla dannazione eterna. Ruiz non riteneva che la mano di Dio si sarebbe tesa a risparmiare individui come Cleaver; d’altra parte, era anche convinto che non spettasse alla mano sua, di Ruiz-Sanchez, condannare degli uomini a morte, e per di più a una morte senza assoluzione. Ruiz stesso era già dannato… ma non per omicidio.

A Tannhäuser, era stato detto che la sua salvezza era altrettanto impossibile quanto la fioritura del bastone da pellegrino che stringeva nella mano. E la salvezza di Ruiz-Sanchez era altrettanto impossibile quanto la benedizione di un omicidio.

Tuttavia, il Santo Padre era stato esplicito: aveva detto che quella era la sola strada che rimanesse per Ruiz-Sanchez… e per il mondo. Il Pontefice condivideva la certezza di Ruiz-Sanchez, che il mondo era alla vigilia di Armageddon. Aggiungendo che Ruiz-Sanchez era il solo che potesse impedire tutto ciò. Quella che li separava non era che una differenza dottrinaria, e nelle questioni di dottrina il Papa non poteva sbagliare…

Ma se era possibile che il dogma dell’infertilità di Satana fosse sbagliato, allora era possibile che fosse sbagliato anche il dogma dell’infallibilità papale. Dopo tutto, si trattava di una proclamazione recente: molti Papi, nella storia, ne avevano fatto a meno.

Le eresie, pensò Ruiz-Sanchez (non per la prima volta), crescono a matasse. È impossibile tirare solo un filo: toccane uno, e tutta la massa comincia a caderti addosso.

Io credo, o Signore; aiutami nel mio dubbio. Ma era inutile. Era come pregare la schiena di Dio.

Alcuni colpi furono battuti alla porta.

— Venite, Ramon? — chiamò la voce stanca di Michelis. — Egtverchi va in onda fra due minuti.

— Subito, Mike.

Presero posto davanti al Klee. In attesa di che? Non poteva essere che una proclamazione di guerra totale; ma ignoravano che forma avrebbe assunto.

— Buonasera — disse cordialmente Egtverchi. — Non ci sarà notiziario, questa sera. Invece di commentare notizie, ne creeremo noi stessi. È arrivato il momento, la cosa è ormai chiara, per la gente che non «fa notizia»… la gente infelice che vi guarda con occhi addolorati dalle foto dei giornali… di gettare via la propria infelicità. Questa sera mi rivolgo a tutti voi perché vogliate dimostrare il vostro disprezzo agli ipocriti che sono i vostri padroni e mostrare la forza totale che avete di liberarvi di loro.

«Ecco un messaggio per loro. Dite loro questo: "Le vostre bestie da soma, signori, sono grandi."

«Io sarò il primo a farlo. A partire da questa sera, rinuncio alla mia qualità di cittadino delle Nazioni Unite e al mio giuramento di fedeltà allo Stato Rifugio. Da questo momento sono cittadino…»

Michelis balzò in piedi, urlando.

«Cittadino di un paese le cui sole frontiere sono i limiti della mia mente. Non so quali siano questi limiti e forse non lo saprò mai, ma dedicherò la mia vita a cercarli, nel modo che vorrò e in nessun altro, quale che sia.

«Voi dovrete fare altrettanto. Distruggete le vostre carte d’identità. Se vi chiedono il vostro numero, dite di non averlo mai avuto. Non riempite più un formulario, un modulo, in vita vostra. Quando le sirene urleranno, restate alla superficie. Seminate per le nuove messi, abbandonate i corridoi del Rifugio. Non commettete violenze, ma rifiutate soltanto di obbedire. Nessuno ha il diritto di esercitare la minima costrizione su di voi, in quanto non cittadini. La passività è l’arma più efficace. Rinunciate, resistete, negate!

«Cominciate fin da questo momento, tra mezz’ora sareste sopraffatti. Quando…»

Una suoneria insistente ricoprì la voce di Egtverchi e per un istante un disegno a scacchiera a motivi neri e rossi si sovrappose alla sua sagoma: era una chiamata con priorità assoluta dell’ONU.

Quindi, sotto il casco complicato, la faccia dell’uomo dell’ONU apparve.

— Dottor Michelis — disse esultante. — Ci è cascato. Ha fatto quello che ci aspettavamo facesse. Si è dato la zappa sui piedi. Come non cittadino è già nelle nostre mani. Venite qui. Abbiamo bisogno di voi immediatamente, prima che egli abbia finito la sua trasmissione. Anche la dottoressa Meid.

— A far che?

— A firmare una dichiarazione di non opposizione. Siete entrambi in arresto per essere in possesso di un animale nocivo… una semplice formalità, non preoccupatevi. Abbiamo intenzione di mettere il signor Egtverchi in gabbia per tutto il resto della sua vita… una gabbia a prova di suono.

— Voi state commettendo un grosso errore — disse, calmo, Ruiz-Sanchez.

Il volto dell’uomo dell’ONU, maschera trionfale dagli occhi fiammeggianti, si girò verso di lui.

— Non ho chiesto il vostro parere, caro signore — rispose in tono di gelido disprezzo. — A quanto so, non avete più nulla a che vedere in questo affare. Se cercherete d’immischiarvi, avrete delle grosse noie. Dottor Michelis! Signora Michelis! Dobbiamo proprio venire a prendervi?

— Veniamo — rispose Michelis in tono glaciale, e spense l’apparecchio, senza aspettare che l’uomo dell’ONU chiudesse la comunicazione.

— Crede che dobbiamo farlo, Ramon? — chiese. — Altrimenti non ci muoveremo da qui, e che vada al diavolo l’uomo dell’ONU. Oppure vi porteremo con noi, se volete venire.

— No, no — disse Ruiz-Sanchez. — Andate. Una vostra opposizione non servirebbe a nulla, salvo che a mettervi nei guai. Tuttavia, fatemi un favore.

— Certo. Di che si tratta?

— Non indugiate per le vie — raccomandò Ruiz ai due coniugi. — Quando sarete negli uffici dell’ONU, chiedete protezione. In quanto cittadini in stato d’arresto, avete il diritto di essere detenuti.

Michelis e Liu lo guardarono sgomenti. Poi, a un tratto, la comprensione apparve sul volto di Michelis.

— Credete che le cose si mettano così male? — domandò.

— Sì. Mi promettete di fare come ho detto?